Ebrei, Cristiani e Musulmani: sono
tutti figli dello stesso Dio?
Assolutamente NO! Vediamo il perché.
Prima parte: Il Dio dell’Islam
La gente è convinta che Ebraismo, Cristianesimo e Islamismo derivino
dall’unico Patriarca Abramo, al quale Dio ha affidato la promessa attraverso i
due figli: Isacco, figlio della moglie Sara, e Ismaele, figlio della schiava
Agar, perché a entrambi Dio avrebbe dato la sua benedizione facendoli capi di
numerose Nazioni. In realtà le benedizioni sono molteplici e per varie
circostanze, ma quella messianica
è una sola, per una sola persona, un
“eletto”, in un certo senso, e Dio l’ha data ad Abramo il quale l’ha trasmessa
solo a Isacco, per comando di Dio, il quale l’ha trasmessa al figlio Giacobbe, sempre
per volere di Dio, e non a Esaù, nonostante fosse il primogenito. Lo stesso
Giacobbe poi, trasmise la benedizione messianica a uno solo dei suoi dodici
figli, (pur amandoli tutti indistintamente), non al primogenito Rubens, e neppure
al ben noto Giuseppe, che portò il popolo in Egitto, ma solo a Giuda, per
ispirazione diretta di Dio, perché si adempisse la Scrittura secondo cui da
quella discendenza sarebbe venuto il Re Davide e poi Gesù Cristo.
Si
tratta infatti di benedizioni particolari, quasi un’Investitura divina,
come le Unzioni per i Re, in un certo senso, che a quei tempi aveva un
significato assai particolare perché legato anche a un ben preciso mandato di
provenienza divina, quello messianico, appunto. In tutti i casi, se
consideriamo la successione dal punto di vista etnico, cioè della discendenza
carnale, quella genealogica, diciamo, i discendenti di Isacco, figlio della
promessa che Dio fece ad Abramo, sono gli Ebrei, ma i discendenti dell’altro
figlio di Abramo, Ismaele, figlio della schiava Agar, al quale pure Dio promise
protezione e lunga discendenza, chi sono?
Molti a questo punto
pensano che i discendenti di Ismaele siano i palestinesi-musulmani, e che pertanto facciano anch’essi parte
dell’unico Padre Abramo e delle promesse messianiche di Dio, invece niente di
più sbagliato! I discendenti di Ismaele
secondo il sangue, come razza, sono le diverse etnie arabe che avevano elementi
di religione ebraica e pagana, mentre i
musulmani non discendono affatto da Ismaele, ma da Maometto, il
fondatore dell’Islam, (anno 570 circa) che ha creato una frattura
insanabile con la religione ebraica e cristiana presente a quei tempi in
Arabia, un guerriero violento e passionario che, nell’intento di ricondurre
idolatri e pagani al Dio dell’Islam, Allah, in realtà fece della sua “missione”
una guerra continua, una vera carneficina, vantandosi di aver sgozzato alle
porte di Medina oltre 700 ebrei che rifiutavano di convertirsi, e obbligando i
suoi seguaci a fare altrettanto attraverso la cosiddetta “Jihad”, “la guerra
santa” che egli stesso ha voluto stigmatizzare nel Corano come indiscutibile
volontà di Dio. Lo stesso Maometto che si vantava di avere ottenuto da Dio il
permesso di avere venti mogli, mentre i fedeli possono averne al massimo
quattro. Questi “dettagli” ed altri simili, non sono da sottovalutare se ci si
vuol fare un’idea dell’Islam e di Maometto.[1]
Il messaggio dell’Islam è trasmesso dal Corano, suddiviso in
114 capitoli, o sure, e dalla Sunna che, insieme ai detti e racconti di
Maometto, costituiscono la shari’a islamica, che è la legge, cioè la
costituzione dei musulmani, l’unica fonte del diritto islamico, religioso,
civile, politico legislativo e quant’altro: tutto ciò che vi si oppone è nullo,
e chi osa contraddire, merita la morte.[2]
Il “Dio” dei Musulmani, dal nome arabo “musliman”,
musulmano, cioè aderente all’Islam (Islam a sua volta significa sottomesso) è
un “monarca-assoluto”, inaccessibile e solitario che esige punizioni terribili
per chi infrange la legge e tributi di sangue per tutti gli infedeli, un “Dio”
che premia i suoi credenti con sensualità e gozzoviglie di ogni tipo in un
ipotetico paradiso dei godimenti perenni che solo la fantasia di Maometto poteva
inventare. [3]
Pertanto il Dio
islamico non è assolutamente lo stesso Dio del padre Abramo.
Quando nel Corano si parla di un Dio misericordioso, nulla
ha da vedere con la misericordia del Vangelo, di un padre che ama il figlio
molto al di là dei suoi meriti, anche nei peccati, lo perdona e attende il suo ritorno.
La misericordia di Allah è quella di un imperatore che alza il pollice in alto
invece che in basso a salvare da morte il gladiatore ferito. Tutti applaudono
alla sua “misericordia”, ma siamo su di un altro pianeta. Il Corano, praticamente
incomprensibile, è invece chiarissimo riguardo alla guerra che i musulmani
devono ingaggiare contro gli infedeli, e presenta come eccezione straordinaria una
grande considerazione di Maria, o meglio della sua purezza assoluta, come madre
del profeta Gesù, ovviamente, e non come Madre di Dio. Si pensa che questa
tradizione orale sia stata trasmessa a Maometto dai cristiani presenti a quel
tempo in Arabia e che possa costituire, come diceva recentemente il Vescovo di
Beirut, un “elemento di unità” quasi miracoloso sul quale fare leva per
impetrare da ambo le parti l’aiuto della Madonna soprattutto nella difficilissima
impresa del dialogo e della convivenza pacifica.
Seconda parte: Il Dio degli Ebrei
Visto che
noi cristiani proveniamo dalle radici giudaiche e attingiamo tutti al Vecchio
Testamento, possiamo dire di avere almeno con gli Ebrei lo stesso Dio
dell’Alleanza? Vediamolo brevemente.
· Al popolo ebraico, il popolo della
promessa che viveva in ambienti idolatri, Dio si è rivelato, attraverso Abramo,
Mosè e i Profeti, proclamandosi l’Unico, vero Dio, “IO SONO” e, mentre da una
parte gli dimostrava la sua predilezione proteggendolo contro i suoi numerosi
nemici, nel contempo esigeva dal suo popolo adorazione e obbedienza, in vista
di una missione specialissima alla quale era stato chiamato per volontà di Dio: la venuta del Salvatore del mondo, un
Ebreo, figlio di Ebrei, della discendenza di Davide!
Sappiamo
dalla Storia Sacra come il “popolo eletto” fu comunque anche più volte punito
dallo stesso Dio soprattutto quando si macchiava del peccato di idolatria,
tant’è vero che a motivo dell’idolatria gli Ebrei subirono la punizione più
terribile, la deportazione in Babilonia dalla quale furono liberati grazie al
re Ciro. Tornati a Gerusalemme, ricostruirono il tempio e le mura, nell’attesa
della realizzazione della “grande promessa”, cioè l’avvento del Messia, ma essi
non hanno voluto riconoscerlo in Gesù di Nazareth.
Interessante la motivazione offerta da Ugo Borghello:“Si possono capire le grandi incomprensioni
ebraiche verso il Cristo: si passa dal Dio del popolo ebraico al Dio del
peccatore.(…) Le attese prevalenti tra gli Ebrei erano attese messianiche
magiche, rivolte all’attesa di un “nuovo Mosè” che li liberasse dall’Impero
Romano. Questo spiega che senza la fede nella divinità di Cristo si rimane
fuori dal nuovo popolo di Dio(…) Ebrei e cristiani leggono le stesse parole, ma
in modi diversi, perché partono da “chiese diverse”.[4]
Nel
Vangelo Gesù Cristo conferma la validità di tutto il Vecchio Testamento con le
sue parole e con la sua stessa vita, citando più volte Abramo, Mosè e i profeti
davanti ai Farisei increduli, addirittura apparendo davanti agli Apostoli nella
trasfigurazione assieme a Mosè e ad Elia, come segno di continuità con il
passato del popolo ebraico. “Non pensate
che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto per abolire,
ma per dare compimento” (Mt, 5,17).
Forti di
questa consapevolezza, gli ultimi due Papi, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI
hanno cercato un riavvicinamento col popolo ebraico attraverso visite alla
sinagoga laddove, facendosi carico con grande umiltà degli errori di molti,
hanno chiesto perdono in particolare per le mancanze dei figli della Chiesa se
in qualche modo hanno potuto favorire le piaghe dell’antisemitismo.[5]
· Tuttavia Gesù Cristo, nel confermare la continuità, mette anche in
risalto con fermezza la distinzione, data dalla “novità assoluta” costituita
dalla sua Presenza Divina come Figlio di Dio, un tutt’uno con il Padre dal cui
amore promana lo Spirito Santo: la Santissima Trinità, cioè un solo Dio in Tre
Persone divine! Rivelazione
davvero sconvolgente e vincolante per la salvezza eterna. Prima di ascendere al
cielo, Gesù disse agli apostoli: “Mi è
stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate, dunque, e fate miei
discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello
Spirito Santo!” (Mt. 28,16) Da quel
momento gli Ebrei dovranno adorare l’unico Dio in Tre Persone perché il Dio del
Vecchio Testamento si è rivelato in Cristo e ha parlato di sé proclamando la
sua piena unità con il Padre e lo Spirito Santo “Io e il Padre siamo una cosa sola, il Padre è in me e io sono nel Padre”
(Gv. 10,30).
E quando
i Giudei, increduli, per sfidare Gesù gli ricordano che loro discendono da
Abramo e hanno Dio come padre, Gesù risponde loro “Se Dio fosse vostro Padre mi amereste, perché da Dio sono uscito e
vengo. (…) Perché non potete dare ascolto alle mie parole VOI CHE AVETE PER
PADRE IL DIAVOLO e volete compiere i desideri del padre vostro. (…) Abramo,
vostro padre esultò nella speranza di vedere il mio giorno, lo vide e se ne
rallegrò”. Gli dissero allora i Giudei “Non hai ancora cinquant’anni e hai
visto Abramo?” Rispose loro Gesù: “In
verità, in verità vi dico “prima che Abramo fosse, io sono”.(Gv.8,31-59)
Forte e terribile questo brano di Giovanni, dove Gesù appare
in tutta la sua maestosità, autorità e potenza. Pur essendo egli stesso ebreo,
tuttavia non esita a definire i suoi connazionali “figli del diavolo” e non
figli di Abramo, perché? Dio non ha rotto l’alleanza con i figli di
Abramo però, con l’avvento di Gesù Cristo e soprattutto con la sua Morte e Risurrezione,
il “Dio di Abramo” è ormai solo nella fede in Cristo e pertanto qualunque parentela o discendenza è solo di ordine spirituale.
Si possono definire “figli di Abramo” solo coloro che nascono alla fede in
Cristo, pertanto anche i pagani che si convertono a Cristo, cancellando
definitivamente il valore della successione carnale, etnica per privilegiare
solo quella della fede in Lui, aperta a tutti gli uomini di tutte le razze.
“Abramo vide il mio giorno e se ne rallegrò” ha affermato Gesù.
Com’è possibile se Abramo è vissuto circa duemila anni prima di Cristo? San
Tommaso da questa risposta: “Era
necessario che il mistero dell’Incarnazione di Cristo in qualche modo fosse
creduto da tutti, diversamente, a seconda dei tempi e delle persone…” (S
Tommaso D’Aquino, Summa Theol” II, q.2-7).
Quindi anche Abramo, Mosè,
Davide e i Profeti dell’Antico Testamento si sono salvati non per le opere
della Legge e neppure per la fede in un unico Dio, MA PER LA FEDE IN CRISTO, cioè
per la fede nel Dio Trinitario. Pertanto, pur avendo le stesse radici e lo
stesso Vecchio Testamento, ciò che fa la differenza è l’atto di fede in Gesù
Cristo, vero Dio e vero Uomo, che gli Ebrei non hanno ancora compiuto come
popolo ma solo singolarmente come individui o piccoli gruppi sin dai tempi di
Cristo fino ad oggi. In tutti i casi noi cristiani siamo incomparabilmente più
vicini al Dio degli Ebrei che a quello dei musulmani, ovviamente, non solo come
fede ma anche come cultura, costumi ecc.
Terza parte: Il Dio
dei Cristiani: Gesù Cristo.
Alla luce
di quanto detto, ne deriva che per i cristiani l’unico vero Dio è Colui che si
è manifestato in Gesù Cristo, Figlio di Dio, circa duemila anni dopo Abramo e
che ha rivelato l’essenza più intima e peculiare della natura divina: Tre
Persone in una sola Natura: Padre, Figlio e Spirito Santo, cioè la Santissima
Trinità, inconcepibile per gli Ebrei, bestemmia per i musulmani.
Quel Gesù Cristo che si è incarnato nel seno della Vergine
Maria, che ha dato le prove della sua divinità, che ha parlato di Dio come
Padre, che lo ha fatto conoscere come Amore, identificandolo col Figlio a tal
punto che anche il Figlio è venuto sulla terra per Amore, e solo per Amore ha
dato la sua vita per gli uomini, quel Cristo che è risorto e che ha promesso
anche per noi la risurrezione dai morti è un fatto storico, reale, meraviglioso,
a dir poco sconvolgente che esige da ciascuno di noi un preciso e consapevole atto
di fede, in quanto non siamo di fronte a un sistema religioso tra gli altri che
prevede delle verità in cui credere e dei riti da celebrare, ma ci troviamo di
fronte a una Persona Divina, Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo”.[6]
Perciò chi adora Gesù
Cristo adora anche Dio, e chi non adora Gesù Cristo non adora assolutamente Dio, come ha espresso Giovanni Paolo II
nell’Enciclica “Redemptor hominis” laddove afferma che: “Gesù Cristo è il centro di tutta la storia e di tutto il cosmo”
Ecco perché manipolare
la figura di Cristo è un “deicidio”, un grave peccato contro lo Spirito Santo
che potrebbe avere delle conseguenze terribili per tutta l’umanità! Se si esclude Gesù Cristo, o lo si
considera solo un Profeta, o lo si confonde con altre divinità si vanifica la
stessa Redenzione, tutto il Nuovo Testamento, l’Amore divino, lo Spirito Santo,
la Santissima Trinità, si esclude la Chiesa da Lui voluta, il Sacerdozio, i
Sacramenti, insomma si esclude lo stesso Dio. E senza Dio l’uomo perde sé
stesso.
Per concludere prendiamo come punto
di riferimento il “Prologo del Vangelo di S. Giovanni” cap. 1,9-14 che riporto
“Veniva nel mondo la luce vera, quella
che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo e il mondo fu fatto per mezzo di
lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua gente ma i suoi non
l’anno accolto. A quanti però lo hanno
accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo
nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da
Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a
noi…” Si evince chiaramente che sono figli di Dio solo coloro che “sono
stati generati da Dio stesso” e non dalla carne. Come? Attraverso il Battesimo.
Chiarissimo!!!
NOTE
[1] Robert Spencer, Guida
all’Islam e alle crociate. Tutto ciò che sapete sull’Islam e le crociate è
falso. Ed. Lindau, 2005
[2] Stanley L. Jaki, Gesù,Islam, Scienza, Ed. Fede & Cultura, 2009
[3] Per ulteriori
approfondimenti, utile l’opuscolo “Islam e Cristianesimo” della Conferenza
episcopale dell’Emilia Romagna, ed. Dehoniane, Bologna
[4] Ugo Borghello, Liberare
l’amore, ed. Ares, 2010/4
[5] Benedetto XVI, discorso
durante l’incontro con le comunità ebraiche di Roma, 17 gennaio 2010.
[6] Catechismo della Chiesa
cattolica, Compendio dal n. 79 al 135, Libreria Ed. Vaticana
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