Tutti i canali televisivi, giornali, ministeri e media di ogni corrente stanno facendo a gara nel difendere come intrepidi paladini i diritti della donna, forse perché considerata da sempre erroneamente il “sesso debole”, ultimamente fatto oggetto di frequenti violenze e presentata come una povera vittima, incompresa, perseguitata e perfino picchiata soprattutto quando “pretende” di separarsi dal marito-carnefice contro la sua volontà. Nessuno però si sogna di chiedere alla donna i motivi di tale separazione, di indagare sul perché di questa scelta che piomba in famiglia come una bomba
devastatrice, perché tutti danno ormai per scontata e ovvia la separazione, anche per futili motivi, perché lo prevede la legge, perché si considera un “diritto” della moglie quello di separarsi, di distruggere la propria famiglia cercando la propria realizzazione altrove a costo di provocare traumi laceranti nei figli e di gettare nella disperazione il marito che si trova all’improvviso senza moglie, senza figli, senza casa e con spese di mantenimento triplicate, a tal punto da andare via di testa con gesti così violenti e irrazionali che solo la forza della disperazione può giustificare.
devastatrice, perché tutti danno ormai per scontata e ovvia la separazione, anche per futili motivi, perché lo prevede la legge, perché si considera un “diritto” della moglie quello di separarsi, di distruggere la propria famiglia cercando la propria realizzazione altrove a costo di provocare traumi laceranti nei figli e di gettare nella disperazione il marito che si trova all’improvviso senza moglie, senza figli, senza casa e con spese di mantenimento triplicate, a tal punto da andare via di testa con gesti così violenti e irrazionali che solo la forza della disperazione può giustificare.
Davanti alle richieste di separazione da parte della donna che avvengono ormai nel 90% dei casi, il marito ha solo il dovere di accettare tutto passivamente, serenamente, civilmente, a norma di legge, senza pretendere spiegazioni nè tentare riconciliazioni:“Tanto, che male c’è? E’ inevitabile! Bisogna prendere atto pacificamente della rottura del matrimonio come di un evento tra gli altri, e bisogna farlo in maniera civile, con serenità, nel reciproco rispetto del coniuge e delle leggi!” affermano tutti con fare incoraggiante come quando si deve affrontare un difficile intervento chirurgico per poi godere dei benefici della guarigione!
Ma quale guarigione? Quale intervento a fin di bene? La rottura del matrimonio costituisce sempre un evento così traumatico per entrambi i coniugi e per le rispettive famiglie di sangue che difficilmente si risolve senza l’aiuto di psichiatri e di psico-farmaci! Per il fatto che il matrimonio è talmente parte intrinseca e vitale della persona, della natura umana, della famiglia naturale, che la sua rottura, tranne doverosi casi eccezionali, provoca una lacerazione profonda con traumi psico-fisici incancellabili per tutta la vita. Quella frase di Gesù Cristo “E i due saranno una carne sola” è talmente vera che separare due coniugi è doloroso come separare due siamesi, per il fatto che il matrimonio come unione definitiva di un solo uomo con una sola donna non lo ha inventato né la Società, né lo Stato e nemmeno la Chiesa, ma lo ha inventato Dio al momento della creazione dell’uomo, e mettere le mani sul matrimonio e sulla famiglia è come distruggere il progetto di Dio su tutta l’umanità! Per questo da interi decenni le solite lobby occulte hanno pensato bene di distruggere la famiglia proprio corrompendo la donna con false chimere di nuova libertà.
Il divorzio è sempre traumatico per ben che vada, e da quella data nefasta che lo ha sancito come legge nel 1975 segnando lo sfascio della famiglia, sono aumentati i disperati, i nevrotici, i psicopatici, i pazzi, i suicidi, i drogati ecc. proprio perché figli di divorziati, senza famiglia e senza punti di riferimento. Senza dire che tutto questo ha provocato nelle nuove generazioni una grande sfiducia vero lo stesso istituto del matrimonio, a tal punto che si preferisce convivere alla giornata senza impegno alcuno!
Ma questa non è famiglia e la persona che non sa assumersi le proprie responsabilità si sentirà sempre frustrata e pusillanime.
Non vogliamo con questo giustificare il gesto dei mariti violenti e assassini, ci mancherebbe altro, tuttavia esiste un assassinio psicologico forse peggiore che è quello costituito dalla moglie quando, per futili motivi, o di carriera, o di nostalgia di vana libertà, o perché vittima di facili lusinghe da parte di qualche corteggiatore, decide di “accoltellare al cuore” il marito, abbandonandolo, e portandosi via figli, casa e buona parte dello stipendio del coniuge. E come reazione a una sofferenza così atroce, avviene che l’uomo sentendosi ingannato dalla donna, si vendica contro “il gentil sesso” considerandolo oggetto di consumo.
Tante separazioni avvengono dopo sofferenze notevoli per incomprensioni reciproche, ma rompere la famiglia è soluzione peggiore in assoluto. Ci vorrebbe un aiuto culturale a sostenere la donna al fine di capire meglio gli uomini e non facilitandole ogni desiderio di rottura
Non è così semplice staccarsi dall’amore vero e ormai consolidato per buttarsi alla cieca nella braccia di nuovi amori sconosciuti e imprevedibili, o per avventurarsi spavaldamente da sole verso una carriera che mai potrà sostituire il calore della famiglia. Eppure si privilegia la stoltezza collettiva! Anziché amare, condividendo gioie e dolori, sopportando difetti, cedendo su piccole cose prima che diventino montagne invalicabili, accettando qualche sacrificio anche per il bene dei figli, si preferisce rompere, tagliare, distruggere e non ci si accorge che si sta distruggendo la propria vita.
NOTE:
1 Ugo Borghello, Le crisi dell’amore, Prevenire e curare i disagi familiari, Ed. Ares
2 Mario Palmaro, “Matrimonio e famiglia”, I quaderni del Timone, pag. 50
3 Costanza Miriano, Sposati e sii sottomessa. Pratica estrema per donne senza paura. Ed. Vallecchi
E' il peccato che porta alla morte
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