Sembra che non si perda l’occasione per infangare soprattutto la figura del grande Papa Benedetto, colpendo lui, suo fratello George e guarda un po’, perfino il coro della cappella di… Ratisbona, luogo dal quale l’eroico papa Benedetto tuonò contro il pericolo musulmano, citando fonti storiche ma tirandosi addosso quasi la lapidazione pubblica. E sparano cifre assurde e infondate, 570 e più ragazzini coinvolti… con tanto di sevizie e violenze, tanto chi potrà controllare se nemmeno uno dei ragazzi è stato toccato? Calunniate calunniate, qualche cosa resterà, diceva Voltaire! Tanto, è ormai risaputo che i calunniatori e i corrotti non ci rimettono nulla perché protetti anche da eventuali denunce.
Insomma da quella macabra descrizione del coro di Ratisbona mancavano solo le streghe e gli orchi, forse qualche camera di tortura e poi… il quadro è al completo! Ma i genitori di questi ragazzini non si sono mai accorti di nulla a quel tempo? Tutto tranquillo? Nessun ragazzo che avesse subito qualche trauma e messo in luce fatti così terrificanti sui quali doveva indagare la polizia? Nessuna denuncia alla Questura in modo da avviare a quel tempo e non adesso, una doverosa indagine?
E’ degno dell’inferno chi continua ad accusare con tanta tenace malignità proprio quel Papa, Benedetto XVI, che per primo prese posizione con coraggio leonino contro questi sacerdoti colpevoli di pedofilia, in qualunque parte del mondo fossero, dispensandoli dal sacerdozio, stabilendo misure drastiche per la selezione o espulsione dal seminario di candidati con “certe tendenze” allo scopo di metter fine una volta per tutte a questo increscioso argomento.
Come se ciò non bastasse, Papa Bergoglio, l’anno dopo la sua nomina, decise di riaprire dolorosamente e senza motivo quelle ferite che si stavano ormai rimarginando dopo l’intervento drastico di Papa Benedetto, col voler istituire una Commissione di inchiesta per continuare a “rovistare” nel torbido, tenere desta l’attenzione, nominando addirittura un Prelato investigatore, e una signora di una certa età, presunta “vittima” di un prete, ormai defunto da decenni che neppure aveva la possibilità di far valere le sue ragioni. E la gente lì a ringraziare compiaciuta nell’attesa di vedere, con curiosità morbosa e accusatoria, quale altro “capro espiatorio” venisse nel frattempo riesumato e messo di nuovo alla pubblica gogna.
Ma adesso noi laici, che amiamo la verità storica, che abbiamo visto troppi sacerdoti innocenti cadere in depressione o togliersi la vita per queste falsità nei loro confronti, noi laici, credenti o no, diciamo BASTA!!! E’ ora di finirla, non ne possiamo più di essere considerati degli imbecilli o ignoranti che bevono tutte la fandonie che uno Stato vendicativo, ateo e anticlericale, d’accordo con certi preti massoni e miscredenti, ha orchestrato per colpire una povera chiesa ormai agonizzante e sempre disposta a fare gratuiti “mea culpa” davanti a qualunque accusa le venga mossa, vera o falsa che sia. Vediamo alcuni aspetti della questione:
Punto primo: L’Istat parla di una percentuale minima, cioè dello 0,1 percento in tutto il mondo di sacerdoti cattolici che si macchiano di questo peccato di pedofilia, ben sotto alla percentuale che si riscontra anche per molte altre categorie sociali, civili, religiose, sportive, mediche ecc. delle quali nessuno parla mai!
Questo non può essere motivo per mettere tutto a tacere, tuttavia è altrettanto doveroso evitare di parlarne con tanta enfasi come se gli unici colpevoli al mondo fossero solo i sacerdoti cattolici! In molti casi più che di pedofilia si tratta di atti omosessuali con minori però già grandi e consenzienti, (di età fra i 15 e 17), sempre grave peccato per la Chiesa, ma ben diverso, soprattutto quando risulta che il più delle volte furono gli stessi ragazzini ormai scafati, a provocare i sacerdoti per poi incastrarli e denunciarli allo scopo di averne luridi guadagni di risarcimento.
Punto secondo: Ma chi si è inventato il dovere di risarcire questi peccati? Da quando in qua i peccati vanno risarciti con somme di denaro a profusione e alla cieca? E con quale criterio? In che misura e quantità? Chi lo stabilisce? Bastava che uno dicesse “Don Tizio mi ha toccato” che subito questo passava dalla parte del martire mentre al povero don Tizio, ammesso che fosse ancora vivente, non restava altro che fare il mea culpa pubblico perché tutti lì a lapidarlo in piazza se avesse osato difendersi, costringendolo a tirar fuori denaro come risarcimento per la presunta vittima, o lui o la chiesa al posto suo. Ma che bella fonte di guadagno per certi criminali organizzati e ben risarciti proprio dalla Chiesa solo dietro loro denuncia, mai provata! Anche perché molti di questi fatti ormai risalgono agli anni 1947-50 e quindi i presunti colpevoli, che allora potevano avere dai 25 anni in su, sono quasi tutti morti e allora… dove sono le prove, il contraddittorio necessario per qualunque Tribunale serio, con processo civile o penale?
Punto terzo: Ruolo dei Vescovi. Si sono voluti punire addirittura quei Vescovi che sono stati zitti, che non hanno denunciato questi “reati” umiliandoli pubblicamente e costringendoli a rassegnare le dimissioni. Ma da quando in qua il Vescovo si trasforma in Pubblico Ministero col dovere di inquisire, denunciare e condannare mettendo il colpevole sulla pubblica gogna? Ma la Chiesa non è un Tribunale! Il ruolo del Vescovo è quello voluto da Gesù Cristo, cioè di non riferire assolutamente fatti o misfatti di cui si viene a conoscenza, come pretendono i rivoluzionari assetati di sangue e vendette! Ma semmai di provvedere al giusto rimedio, o punizione, o allontanamento del colpevole dal luogo, o dallo stesso ministero se il caso è grave, però sempre nel rispetto della sua persona, della sua dignità e privacy, osservando il silenzio assoluto quando se si tratta di fatti conosciuti nel Sacramento della Confessione, come prevedono le norme del codice di diritto canonico. Da quando in qua i Vescovi sono obbligati a denunciare pubblicamente fatti anche gravi conosciuti in confessione o in colloqui riservati, esempio anche omicidi, o truffe, o adulteri, o ricatti, o malefici o peggio? Ma dove sta andando la Chiesa? Sta diventando peggio della Corte Marziale, per volere di certi “zelanti” preti o vescovi che neppure credono in Dio e ancor meno conoscono la dottrina cristiana e il codice di diritto canonico?
Punto quarto: Ma anche ai preti che possono avere avuto le loro cadute di gioventù, poi pentiti con chiaro cambiamento di vita, a costoro non è concesso il perdono dalla Chiesa? Perché un tale accanimento? Perché costringere sti preti a lasciare il sacerdozio magari dopo molti decenni dall’accaduto, in tarda età, in mezzo alla pubblica vergogna, abbandonandoli a sé stessi, senza più alcuna prospettiva di un lavoro professionale, di una sicurezza economica o famigliare? Buttarli sulla strada, come si suol dire. Se è doveroso punire anche severamente quei rei confessi incalliti e mai pentiti che recano solo scandalo, c’è anche il pericolo, generalizzando questa specie di “purghe” dal sapore staliniano, di commettere da parte della Chiesa il più grande peccato di ingiustizia e atto persecutorio nei confronti dei propri figli, dandoli in pasto a uno Stato spietato e assetato solo di scandali, di odio e di vendette.
PUNTO QUINTO: L’IPOCRISIA!!!
Premesso che la pedofilia rimane un gravissimo peccato, che tuttavia può essere perdonato dietro sincero pentimento col proposito di non cadervi più, ciò premesso, dal punto di vista civile, come può lo Stato dichiarare “reato” la pedofilia perseguendola solo contro la Chiesa cattolica, quando la vuole insegnare e diffondere perfino nelle scuole, attraverso la legge criminale del GENDER?
Addirittura ai bambini dell’asilo, spiegando loro il dovere di toccarsi, di avere esperienze sessuali a vasto raggio in modo anche da decidere se scegliere di essere maschio o femmina, cane o gatto, leone o capretta per accoppiarsi con chicchessia, uomo, bambino, donna, vecchio, bestia o tutto ciò che può scatenare l’orgasmo in un diabolico delirio di onnipotenza che è diventato per lo Stato, l’unico “valore” da difendere.
Questi tali ipocriti, che condannano a norma di legge un sacerdote, magari per fatti di cui lui si era pentito da interi decenni cambiando vita, ebbene questi tali ipocriti falsi e bugiardi e criminali, se a loro volta non si pentono pubblicamente e non fanno ammenda per queste loro gravissime colpe, saranno preda degli artigli del diavolo per tutta l’eternità.
Insomma da quella macabra descrizione del coro di Ratisbona mancavano solo le streghe e gli orchi, forse qualche camera di tortura e poi… il quadro è al completo! Ma i genitori di questi ragazzini non si sono mai accorti di nulla a quel tempo? Tutto tranquillo? Nessun ragazzo che avesse subito qualche trauma e messo in luce fatti così terrificanti sui quali doveva indagare la polizia? Nessuna denuncia alla Questura in modo da avviare a quel tempo e non adesso, una doverosa indagine?
E’ degno dell’inferno chi continua ad accusare con tanta tenace malignità proprio quel Papa, Benedetto XVI, che per primo prese posizione con coraggio leonino contro questi sacerdoti colpevoli di pedofilia, in qualunque parte del mondo fossero, dispensandoli dal sacerdozio, stabilendo misure drastiche per la selezione o espulsione dal seminario di candidati con “certe tendenze” allo scopo di metter fine una volta per tutte a questo increscioso argomento.
Come se ciò non bastasse, Papa Bergoglio, l’anno dopo la sua nomina, decise di riaprire dolorosamente e senza motivo quelle ferite che si stavano ormai rimarginando dopo l’intervento drastico di Papa Benedetto, col voler istituire una Commissione di inchiesta per continuare a “rovistare” nel torbido, tenere desta l’attenzione, nominando addirittura un Prelato investigatore, e una signora di una certa età, presunta “vittima” di un prete, ormai defunto da decenni che neppure aveva la possibilità di far valere le sue ragioni. E la gente lì a ringraziare compiaciuta nell’attesa di vedere, con curiosità morbosa e accusatoria, quale altro “capro espiatorio” venisse nel frattempo riesumato e messo di nuovo alla pubblica gogna.
Ma adesso noi laici, che amiamo la verità storica, che abbiamo visto troppi sacerdoti innocenti cadere in depressione o togliersi la vita per queste falsità nei loro confronti, noi laici, credenti o no, diciamo BASTA!!! E’ ora di finirla, non ne possiamo più di essere considerati degli imbecilli o ignoranti che bevono tutte la fandonie che uno Stato vendicativo, ateo e anticlericale, d’accordo con certi preti massoni e miscredenti, ha orchestrato per colpire una povera chiesa ormai agonizzante e sempre disposta a fare gratuiti “mea culpa” davanti a qualunque accusa le venga mossa, vera o falsa che sia. Vediamo alcuni aspetti della questione:
Punto primo: L’Istat parla di una percentuale minima, cioè dello 0,1 percento in tutto il mondo di sacerdoti cattolici che si macchiano di questo peccato di pedofilia, ben sotto alla percentuale che si riscontra anche per molte altre categorie sociali, civili, religiose, sportive, mediche ecc. delle quali nessuno parla mai!
Questo non può essere motivo per mettere tutto a tacere, tuttavia è altrettanto doveroso evitare di parlarne con tanta enfasi come se gli unici colpevoli al mondo fossero solo i sacerdoti cattolici! In molti casi più che di pedofilia si tratta di atti omosessuali con minori però già grandi e consenzienti, (di età fra i 15 e 17), sempre grave peccato per la Chiesa, ma ben diverso, soprattutto quando risulta che il più delle volte furono gli stessi ragazzini ormai scafati, a provocare i sacerdoti per poi incastrarli e denunciarli allo scopo di averne luridi guadagni di risarcimento.
Punto secondo: Ma chi si è inventato il dovere di risarcire questi peccati? Da quando in qua i peccati vanno risarciti con somme di denaro a profusione e alla cieca? E con quale criterio? In che misura e quantità? Chi lo stabilisce? Bastava che uno dicesse “Don Tizio mi ha toccato” che subito questo passava dalla parte del martire mentre al povero don Tizio, ammesso che fosse ancora vivente, non restava altro che fare il mea culpa pubblico perché tutti lì a lapidarlo in piazza se avesse osato difendersi, costringendolo a tirar fuori denaro come risarcimento per la presunta vittima, o lui o la chiesa al posto suo. Ma che bella fonte di guadagno per certi criminali organizzati e ben risarciti proprio dalla Chiesa solo dietro loro denuncia, mai provata! Anche perché molti di questi fatti ormai risalgono agli anni 1947-50 e quindi i presunti colpevoli, che allora potevano avere dai 25 anni in su, sono quasi tutti morti e allora… dove sono le prove, il contraddittorio necessario per qualunque Tribunale serio, con processo civile o penale?
Punto terzo: Ruolo dei Vescovi. Si sono voluti punire addirittura quei Vescovi che sono stati zitti, che non hanno denunciato questi “reati” umiliandoli pubblicamente e costringendoli a rassegnare le dimissioni. Ma da quando in qua il Vescovo si trasforma in Pubblico Ministero col dovere di inquisire, denunciare e condannare mettendo il colpevole sulla pubblica gogna? Ma la Chiesa non è un Tribunale! Il ruolo del Vescovo è quello voluto da Gesù Cristo, cioè di non riferire assolutamente fatti o misfatti di cui si viene a conoscenza, come pretendono i rivoluzionari assetati di sangue e vendette! Ma semmai di provvedere al giusto rimedio, o punizione, o allontanamento del colpevole dal luogo, o dallo stesso ministero se il caso è grave, però sempre nel rispetto della sua persona, della sua dignità e privacy, osservando il silenzio assoluto quando se si tratta di fatti conosciuti nel Sacramento della Confessione, come prevedono le norme del codice di diritto canonico. Da quando in qua i Vescovi sono obbligati a denunciare pubblicamente fatti anche gravi conosciuti in confessione o in colloqui riservati, esempio anche omicidi, o truffe, o adulteri, o ricatti, o malefici o peggio? Ma dove sta andando la Chiesa? Sta diventando peggio della Corte Marziale, per volere di certi “zelanti” preti o vescovi che neppure credono in Dio e ancor meno conoscono la dottrina cristiana e il codice di diritto canonico?
Punto quarto: Ma anche ai preti che possono avere avuto le loro cadute di gioventù, poi pentiti con chiaro cambiamento di vita, a costoro non è concesso il perdono dalla Chiesa? Perché un tale accanimento? Perché costringere sti preti a lasciare il sacerdozio magari dopo molti decenni dall’accaduto, in tarda età, in mezzo alla pubblica vergogna, abbandonandoli a sé stessi, senza più alcuna prospettiva di un lavoro professionale, di una sicurezza economica o famigliare? Buttarli sulla strada, come si suol dire. Se è doveroso punire anche severamente quei rei confessi incalliti e mai pentiti che recano solo scandalo, c’è anche il pericolo, generalizzando questa specie di “purghe” dal sapore staliniano, di commettere da parte della Chiesa il più grande peccato di ingiustizia e atto persecutorio nei confronti dei propri figli, dandoli in pasto a uno Stato spietato e assetato solo di scandali, di odio e di vendette.
PUNTO QUINTO: L’IPOCRISIA!!!
Premesso che la pedofilia rimane un gravissimo peccato, che tuttavia può essere perdonato dietro sincero pentimento col proposito di non cadervi più, ciò premesso, dal punto di vista civile, come può lo Stato dichiarare “reato” la pedofilia perseguendola solo contro la Chiesa cattolica, quando la vuole insegnare e diffondere perfino nelle scuole, attraverso la legge criminale del GENDER?
Addirittura ai bambini dell’asilo, spiegando loro il dovere di toccarsi, di avere esperienze sessuali a vasto raggio in modo anche da decidere se scegliere di essere maschio o femmina, cane o gatto, leone o capretta per accoppiarsi con chicchessia, uomo, bambino, donna, vecchio, bestia o tutto ciò che può scatenare l’orgasmo in un diabolico delirio di onnipotenza che è diventato per lo Stato, l’unico “valore” da difendere.
Questi tali ipocriti, che condannano a norma di legge un sacerdote, magari per fatti di cui lui si era pentito da interi decenni cambiando vita, ebbene questi tali ipocriti falsi e bugiardi e criminali, se a loro volta non si pentono pubblicamente e non fanno ammenda per queste loro gravissime colpe, saranno preda degli artigli del diavolo per tutta l’eternità.
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