“PENSIERINO
DELLA SERA”
di don
Ferdinando Rancan
Prima raccolta
Raccolta di brevi riflessioni dal libro “Il
senso del vivere”
PREMESSA:
CHI È L’AUTORE
Don
Ferdinando Rancan, sacerdote della diocesi di Verona, noto nella sua città ma
anche fuori per la sua zelante attività ministeriale soprattutto come
confessore e direttore spirituale, è nato a Tregnago di Verona il 14 giugno
1926 ed è passato alla gloria del cielo il 10 gennaio 2017, all’età di
novant’anni.
Ha scritto alcuni libri su vari argomenti quasi tutti di
vita ascetica rivolti per lo più al cristiano cosiddetto “laico”, cioè a quello
che vive nel mondo in mezzo alle varie realtà e preoccupazioni quotidiane di
lavoro, famiglia, figli, mutui, ecc. dentro le quali anch’egli ha il dovere di
santificarsi, come sono tenuti a fare i consacrati nella vita sacerdotale o
religiosa, ciascuno a seconda del proprio stato di vita vocazionale.
Questa spiritualità ascetica come prerogativa dei laici
non era molto capita e ancor meno accettata qualche decennio fa, allorquando don
Ferdinando ebbe l’occasione provvidenziale per intervento divino, (ormai più di
mezzo secolo fa) di conoscere
personalmente a Roma il Fondatore dell’Opus Dei,
Josemaria Escrivà de Balaguer, (dichiarato santo nel 2002 da San Giovanni Paolo
II), e di assimilarne pienamente lo spirito, a tal punto che chiese
l’ammissione all’Opus Dei come sacerdote diocesano, il primo in Italia. Questo
non comportava nessun cambiamento dal punto di vista del suo ministero in diocesi
perché rimaneva sempre a disposizione del suo Vescovo di appartenenza, ma lo
impegnava a seguire la specifica formazione spirituale propria del carisma dell’Opus
Dei voluta dal Fondatore facendosi nel contempo apostolo nei vari ambiti dove
si trovava ad operare.
Ebbe una vita che si potrebbe definire avventurosa, ma
sempre all’insegna della “massima fedeltà”, anche davanti a grandi prove che dovette
subire e che don Ferdinando pensò di riassumere nel suo ultimo scritto
autobiografico “STORIA DI UN SOMARELLO”,
titolo da lui voluto perché tale si riteneva davanti a Dio e anche davanti agli
uomini, senza tener conto invece della sua profonda cultura che, al di là delle
due lauree, in Scienze biologiche e in Teologia, grazie alle quali potè
insegnare per molti anni nei Licei e in Seminario, si manifestava anche attraverso
quel dono soprannaturale della “Sapienza” che Dio concede ai suoi servi fedeli.
“Storia
di un somarello” il cui sottotitolo “Sacerdote cattolico fino all’ultimo
respiro” fu aggiunto in seguito dai curatori del libro, è stato boicottato, o
per lo meno “bloccato”, come è ormai risaputo, per motivi non ancora chiari che
pongono inevitabilmente una domanda fondamentale: “Come mai tanti ostacoli per
la pubblicazione di un libro autobiografico pronto da anni, positivo e perfino
edificante perché mette in risalto anche le virtù delle persone che sono
tuttora vivi testimoni, libro che ha la prefazione di due Vescovi e di un
teologo e che molti si aspettano visto che lui ha lasciato detto di pubblicarlo
subito dopo la sua morte?” Tralasciamo le varie motivazioni dal sapore pretestuoso
che sono state date, tali però da poterlo bloccare a norma di legge, nonostante
l’approvazione soprattutto del Vescovo di Verona, Mons. Giusppe Zenti, dal
quale dipende comunque l’eventuale causa di beatificazione.
La
risposta che balza alla mente di molti si potrebbe riassumere così: in questo
momento di grande confusione dottrinale, anche all’interno della Chiesa, la
figura e l’opera di don Ferdinando potrebbe non risultare in linea con un
pensiero corrente dominante che rovinosamente si sta facendo strada. Don
Ferdinando, infatti, non è stato un prete battagliero o un confutatore di
eresie, ma neppure si è lasciato incantare dalle sirene del “politicamente
corretto”. È stato semplicemente un autentico e vero sacerdote, dotto, saggio,
umile, provato nel corpo e nell’anima, di grandi virtù e di una intensa vita
spirituale e di preghiera che, illuminato dallo Spirito Santo, ha saputo
cogliere “i segni dei tempi”, mantenendosi sempre coerentemente ancorato alle
verità della Fede che non mutano con le mode del mondo.
Don
Ferdinando Rancan non amava compromessi e neppure era suo stile mettere sotto
accusa qualcuno, ma agiva solo per Dio, in spirito di verità e di carità,
spesso non capito e perfino emarginato nel suo operato sacerdotale. La prima
carità don Ferdinando la esercitava nei confronti di Dio, nella contemplazione
silenziosa, nell’affermazione della verità sempre dentro la “carità”, che poi
riversava sulle anime che quotidianamente affollavano la sua chiesa e
ultimamente la sua casa, fino agli ultimi giorni della sua vita.
La
sua profonda umiltà, non quella falsa che cede a tutti i venti di tempesta, ma
quella ben solida perché ancorata alla Parola di Dio e ai Sacramenti, è
manifestata perfino dal titolo che lui stesso ha voluto dare al libro: “Storia
di un somarello”, quel somarello che San Josemaria Escrivà, il Fondatore
dell’Opus Dei, aveva preso come “modello” di virtù per tutti i suoi figli:
esempio di umiltà ma anche di laboriosità, di tenacia ma anche di docilità alla
volontà di Dio in mezzo alle prove della vita.
Dio ha sempre
inviato in mezzo al suo popolo speciali testimoni della fede: profeti, santi,
martiri, ma anche persone umili e semplici, come madri di famiglia, sacerdoti, catechisti,
ecc. e li ha inviati per noi, per il nostro bene, perchè possiamo attingere dal
loro esempio la fede e l'amore di Dio per non smarrirci davanti all’avanzare di
tanto male, soprattutto quando è presentato come un bene, come rimedio al male.
Dobbiamo tenerci ben ancorati a loro e tra di noi come in una cordata di
montagna verso le più alte cime della santità. Questi personaggi che il popolo
di Dio sa individuare bene perchè sono come "punti luminosi in mezzo al
buio”, sono spesso messi alla prova da Dio stesso per saggiarne la fedeltà
"come oro nel crogiolo". Da parte nostra abbiamo il dovere di tenere
viva la loro memoria, anche attraverso i loro scritti, lettere, libri,
testimonianze ecc. chiedendo il loro aiuto, osando chiedere anche grazie e
miracoli a Dio per loro intercessione, perché grande è la nostra responsabilità
se perdiamo di vista questi nostri “compagni di viaggio”. Ancor più grave se si
vogliono emarginare con pretesti perché non più in sintonia con le mode dei
tempi.
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Con
la pubblicazione di questa rubrica intitolata “Pensierino della sera” vogliamo offrire qualche breve spunto di
vita spirituale e ascetica, che abbiamo pensato di numerare per praticità,
estratto dal suo primo libro “IL SENSO DEL VIVERE”, piccolo compendio di
antropologia, filosofia, teologia, ascetica ecc. che, a detta di molti lettori,
dovrebbe essere fatto leggere ai ragazzi liceali prima di iniziare i vari corsi
di filosofia nelle scuole. Questo libro, infatti, potrebbe fornire ai giovani
quella importante, sia pure semplice base filosofica fondata per lo più sul
“senso comune” che l’autore aveva abbondantemente attinto dalla filosofia di
uno dei più grandi interpreti di San Tommaso di questo secolo, il prof. mons.
Antonio Livi. Se i ragazzi studiassero la sana filosofia, quella appunto che
parte dalla realtà che è davanti a noi, detta del “senso comune”, quante
deviazioni culturali-psicologiche e quante depressioni o sbandamenti si
eviterebbero! Perché quando la verità illumina l’intelletto, anche il cuore
gioisce perché si rende conto di essere sul giusto cammino. E se il cuore
gioisce, non lo fermi più, perché parte in quarta per imprese apostoliche
audaci fatte per amore di Gesù, sull’esempio di molti santi.
🐤 1) Pensierino della sera. Di don
Ferdinando Rancan
L’UNICO VERO DIO.
Dio non ha lasciato gli uomini nell'ignoranza e
nemmeno nella confusione e nell'incertezza riguardo alla verità primaria e fondamentale
della nostra vita. Non ci ha lasciati in balia di un Dio vago e generico che
appaghi i desideri di tutti.
Dio ha voluto andare oltre la natura e con la
Rivelazione ci ha aperto gli orizzonti sconfinati della sua realtà divina e le
meraviglie compiute dal suo amore. Questa Rivelazione ci fa conoscere le due
Verità fondamentali della nostra fede: l'Unità e Trinità di Dio;
l'Incarnazione, la Passione, la Morte e la Risurrezione di nostro Signore Gesù
Cristo. È questa la fede cristiana. Una fede che non solo illumina il nostro
intelletto, ma stabilisce tra noi e l'unico vero Dio un rapporto nuovo,
soprannaturale, divino e anche umano nella Persona del Figlio di Dio: Gesù.
Da "il senso del vivere".
🐤 2) Pensierino
della sera. Di don Ferdinando Rancan
IL DESTINO ETERNO DELL’UOMO.
"Gloria di Dio è l'uomo vivente" dice S.
Ireneo di Lione, ciò vuol dire che l'uomo non può essere sufficientemente
definito e compreso, se non si tiene conto del suo destino di eternità, del suo
fine ultimo.
In altre parole l'uomo non è definibile e nemmeno
intelligibile se non si tiene conto del fine al quale è stato chiamato: la
visione di Dio e l'intima Comunione con Lui".
Da "il senso del vivere"
🐤 3) Pensierino della sera. Di don
Ferdinando Rancan
SIGNIFICATO DEL DOLORE.
Quando il dolore ci sembra ingiusto e crudele,
disumano e ingiustificabile, l'unica risposta è la preghiera di abbandono; cioè
l'atteggiamento di una creatura che non comprende ma che si consegna nelle
braccia di suo Padre. È questo l'atteggiamento degli umili e dei semplici, di
chi è convinto che Dio non è un Signore lontano, che assiste indifferente e
impassibile al dolore degli uomini, ma un Padre ricco di misericordia che, come
racconta la parabola del buon samaritano, ha inviato suo Figlio Gesù a
raccoglierci "percossi e feriti" su questo nostro cammino terreno, a
fasciare le nostre ferite versandovi l'olio della sua pietà e della sua
consolazione.
Da "Il senso del vivere".
🐤 4) Pensierino della sera. Di d.
Ferdinando Rancan.
LA QUARESIMA: LA GIOIA DEL RESTAURO.
È vero, gli anni ci tolgono energie fisiche, ma ci
danno la sapienza del cuore; affievoliscono gli occhi del corpo, ma affinano
gli occhi dell'anima; ci offrono quella che possiamo chiamare " la gioia
del restauro".
Chiamiamo cosi la possibilità di riparare gli errori
della nostra vita. Riparare il male commesso è uno dei gesti più nobili e degni
di rispetto: possiamo riparare accettando innanzitutto con lealtà e umiltà le
conseguenze spiacevoli o dannose causate dai nostri comportamenti; possiamo
riparare il danno materiale e morale arrecato con le nostre azioni o tutto ciò
che di sbagliato c'è stato nelle nostre scelte e convinzioni.
Proprio con la penitenza possiamo compiere l'opera di
"restauro" della nostra anima e della nostra vita. La consapevolezza
di aver rettificato i nostri errori, i nostri sbagli, anche col sigillo di una
buona confessione generale di tutta la vita, riparando il male commesso, è
fonte di pace e di gioia, del "gaudium cum pace" che Dio concede alle
anime umili.
Da "Il senso del vivere".
🐤 5) Pensierino della sera. Di don
Ferdinando Rancan.
LA SPERANZA.
Nella vita non possiamo camminare senza il
"pane" della speranza. Per noi cristiani questo pane è la fiducia in
Dio e la meta è la perfetta Comunione con Lui in cielo. Il pane della speranza
è forza e sostegno per la nostra anima perché genera in noi la certezza che Dio
non inganna.
Esiste un pane mondano di coloro che mettono la loro
fiducia non in Dio ma solo nella efficienza, nel successo, in quella
"società perfetta" che è l'utopia di tutte le ideologie moderne. E a
forza di puntare solo sulle nostre forze escludendo l'aiuto di Dio come inutile
o come intralcio ai nostri progetti, Dio si fa da parte e ci lascia campo
libero. "Speriamo che tutto vada bene" si dice allora comunemente ma
senza alcun riferimento all'intervento di Dio nella nostra vita. Noi cristiani
siamo chiamati a percorrere il tempo della nostra vita sostenuti dalla
"speranza" come virtù umana che ci fa puntare sull'aiuto di Dio nei
vari problemi della vita, ma soprattutto siamo chiamati a vivere la SPERANZA
come VIRTÙ TEOLOGALE che ha come oggetto Dio stesso o meglio, la Comunione
perfetta con Lui nel cielo. La meta della Speranza cristiana, la Speranza dei
figli di Dio, è dunque altissima: è il Sommo Bene, conosciuto, desiderato e
amato da noi come l'unico BENE veramente prezioso e importante.
Da "Il senso del vivere"
🐤 6) Pensierino della sera. Di don
Ferdinando Rancan.
SPERANZA E SANTITÀ.
Dire che l'oggetto ultimo della speranza è Dio stesso
in una perfetta ed eterna Comunione con lui, è come dire che siamo chiamati
alla santità. È una meta che va oltre ogni possibilità umana e nessuno potrebbe
aspirare a tanto se non sapesse che ciò corrisponde a una precisa volontà di
Dio. Questo infatti è il suo progetto su di noi dall'eternità: "Lui (Gesù)
ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati al
suo cospetto". (Ef. 1,4).
La meta è tanto alta che pochi cristiani sono
veramente convinti di essere chiamati alla santità. Sono invece molti che giudicano
perfino poco praticabili i Comandamenti di Dio e vogliono adattarsi a una vita
cristiana piu "normale". La loro speranza non va oltre le esigenze
della mediocrità, si accomodano su un livello di vita onesto, da galantuomini,
limitandosi a non fare del male a nessuno e a rispettare tutti. Tarpano così le
ali della speranza cristiana che in tal modo non conosce più le divine audacie
della santità evangelica, le pazzie di un amore che non si appaga di mediocri
desideri.
Da "Il
senso del vivere".
🐤 7) Pensierino della sera. Di don
Ferdinando Rancan.
PREGHIERA A SAN GIUSEPPE PER L’ITALIA.
Percependo da anni la situazione difficile in cui
versa la nostra patria (non dobbiamo temere di chiamarla così) d. Ferdinando
aveva invitato i fedeli a recitare una bella e antica preghiera a S. Giuseppe,
patrono della Chiesa universale e quindi anche dell’Italia, sede per volontà di
Dio, della Chiesa di Cristo e del suo Vicario, il Papa.
Glorioso San Giuseppe,
sposo della Vergine Maria, Madre di Gesù,
tu che sei patrono della Chiesa universale,
ascolta le suppliche che ti rivolgiamo
in quest'ora di confusione e di decadimento:
proteggi l'Italia e tutte le nostre famiglie.
Quell'Italia scelta con predilezione da Cristo
per collocarvi la sede del suo Vicario il Papa;
quell'Italia disseminata dei santuari della Vergine
Maria
e forgiata dai
Santi.
Ottienici
con la tua potente intercessione,
unita
a quella della tua Santissima Sposa,
uomini
nuovi,
che
abbiano il coraggio di abrogare le inique leggi
contro
Dio e contro l'uomo.
Fa'
che la nostra patria possa continuare ad essere
centro
vivo di civiltà cristiana,
faro
di luce in tutto il mondo,
terra
di Santi per la gloria di Dio
e per
la salvezza di tutti gli uomini.
GESÙ GIUSEPPE E MARIA,
SALVATE CHIESA E ITALIA.
COSÌ SIA.
🐤 8) Pensierino della sera. Di don
Ferdinando Rancan.
L'INTELLETTO NELL'ATTO DI FEDE.
Non c'è dubbio che nella nostra cultura occidentale la
grande malata è l'intelligenza. In tutte le epoche storiche l'oscurarsi
dell'intelligenza è sintomo di decadenza. Perciò una rinascita della cultura
occidentale non può cominciare che dalla rinascita dell'intelligenza
recuperandola alla verità e restituendola al suo ruolo primario nella vita
della persona e della società.
Nel pensiero di San Giovanni ciò che si contrappone
alla verità non è l'errore ma la menzogna. Il non uso dell'intelligenza porta
all'ignoranza colpevole della verità col rischio non solo di cadere nell'errore
ma nella menzogna e di essere più facilmente manipolabili dai nemici di
Cristo. Nell'uomo la conoscenza non è infusa, né intuitiva, ma è
acquisita. Abbiamo perciò bisogno dello studio e dell'istruzione anche per approfondire
le verità della nostra fede. Molti cristiani sono rimasti con una conoscenza
elementare, incompleta, ricevuta da bambini e mai approfondita della
Rivelazione che Dio ci ha dato.
Una formazione superficiale circa la dottrina della
Fede porta a vivere una vita cristiana mediocre, facile al compromesso e
soprattutto povera di amore. Infatti si ama poco ciò che si conosce poco. E nel
caso della nostra Fede cattolica, se non si conosce, anche attraverso lo studio
della dottrina, chi è Dio e quanto grande è il suo amore per ognuno di noi, come
potremo a nostra volta pronunciare quelle preghiere del cristiano tutte
impostate sul rapporto di amore tra la creatura e il suo Creatore? "Ti
adoro, mio Dio e ti amo con tutto il cuore, ti ringrazio di avermi creato,
fatto cristiano e conservato in questo giorno...". Quanto è meraviglioso
il nostro Dio-Amore e quanto grande è la nostra responsabilità se non ci impegniamo
per conoscerlo, attraverso la preghiera e lo studio della Sua Parola e della
dottrina cattolica che la Chiesa lungo i secoli ci ha tramandato.
🐤 9) Pensierino della sera. Di don
Ferdinando Rancan.
FIGLI DI DIO O CREATURE DI DIO.
La vita umana non è riducibile solo al suo ciclo
biologico perché ha come filo conduttore il pensiero e l'esperienza
interiore. Il nostro essere persona conserva la sua identità e la sua
unicità pur attraversando le fasi del ciclo vitale: infanzia, adolescenza,
giovinezza, maturità, vecchiaia, perché le singole età della vita sono fasi di
un'unica esperienza vissuta da un unico soggetto: l'io.
Tutta la vita è un dono, è tutta data e ricevuta.
Quando non la sappiamo vedere come dono, non ci resta che subirla come una
fatalità. Se sapremo risalire dalla nostra vita a Colui che ce l'ha donata, a
Dio, fonte dell'essere e della nostra esistenza, arriveremo a una delle esperienze
interiori più affascinanti: la consapevolezza della nostra "creaturalità".
Il pensiero moderno l'ha da tempo rifiutata, tuttavia riscoprire questa verità
è un'autentica rivoluzione culturale.
Nel cristianesimo tutta l'esperienza religiosa si
fonda essenzialmente sul senso vivo della nostra Filiazione divina che ci
unisce a Cristo e che discende da quella verità stupenda e consolante che è la
paternità di Dio. Ma questa esperienza non è immediata e diretta, perché è del
tutto soprannaturale ed esige la fede.
L'esperienza creaturale invece, può essere immediata e
diretta perché si tratta di una realtà costitutiva del nostro essere e senza di
essa non è possibile nemmeno una vera religiosità puramente naturale. Per
questo è importante far capire anche ai non cristiani la consapevolezza di
essere creature per arrivare a Dio Creatore innanzitutto, e solo
successivamente a Dio Padre, concetto cristiano per eccellenza. Se io mi
spingo oltre il momento iniziale della mia esistenza, mi incontro con Dio, puro
Atto di essere, dalla cui Onnipotenza io emergo come creatura che ormai non si
staccherà più da lui perché Egli la tiene nelle sue mani: mani grandi di
Creatore onnipotente e fedele.
Sgorgano come un grido le parole del Salmo: "In
manibus tuis tempora mea". Nelle tue mani sono i miei giorni. Tu sei la
mia Sorgente, la mia Onnipotenza; sei per me l'Essere e l'esistere, il mio
vivere, il mio tutto. Noi non assaporiamo mai abbastanza la bellezza di questa
esperienza creaturale, esperienza esaltante e indicibile, primo passo
indispensabile per comprendere meglio quello successivo: la paternità di Dio.
(Da "Il senso del vivere)
A
cura di Patrizia Stella
Grazie.
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