12. LA SFIDA DEL CROCIFISSO
Portare il Rosario al collo con un bel crocifisso che
penzola davanti al petto, come sta facendo con molto coraggio la conduttrice
televisiva del TG1 Monica Nalesso, sembra quasi una provocazione, soprattutto
in questo periodo storico in cui si tende a vivere la propria fede come fatto
privato, o a combatterla come il peggior nemico. In realtà, pur nella
consapevolezza che la fede cattolica non consiste
essenzialmente nei segni
esterni ma nell’adesione alla volontà di Dio, sono molti i cattolici che portano
al collo come devozione una catenina d’oro col crocifisso o la medaglietta
della “Madonna miracolosa”, cosiddetta perché protegge e guarisce chi la porta
con fede.
Anche il crocifisso appeso al muro nei luoghi pubblici
rimane un punto di riferimento importante, grande aiuto nelle difficoltà, un
richiamo e una speranza per tutti: quell’uomo crocifisso non è un mito, e
neppure un simbolo di bontà e fratellanza universale, ma è ben di più: è una
Persona vera, storicamente esistita circa duemila anni fa, è Gesù Cristo,
figlio di Maria e di Giuseppe, proclamatosi Figlio di Dio e pertanto Dio
stesso, che ha dato prova della verità di quanto ha affermato con la sua
dottrina sublime, con i miracoli passati e presenti, con la promessa della Vita
Eterna per chi segue la sua Legge d’Amore. Certo per il cristiano quell’uomo in
croce è Dio che ci ha redenti, per tutti gli altri forse un profeta o un
saggio, ma a chi può dare fastidio quel santo martire in croce venuto a ricordarci
che dobbiamo vivere e lavorare onestamente per costruire la città terrena,
senza però perdere di vista la “Città Eterna”? Come dice S.Agostino.
E’ in nome di quel crocifisso che è sorta la “civiltà cristiana” in Italia, nel
Mediterraneo e in Europa perchè ha segnato il progresso di molti popoli
attraverso il lavoro meraviglioso di monaci agostiniani e benedettini prima, e
domenicani, francescani e altri dopo, i quali fin dai primi secoli dopo Cristo,
assieme alla preghiera e al Vangelo, hanno insegnato a popoli rozzi e pagani a
bonificare paludi facendone fruttuosi campi agricoli, a costruire strade, case,
ponti, pozzi, canali di irrigazione, scuole per imparare a leggere, scrivere,
cucire, cucinare. Fino ad arrivare a costruzioni meravigliose come le
cattedrali romaniche o gotiche che svettano ancora nel cielo, mentre
innumerevoli chiese nel mondo sono tappezzate di dipinti, affreschi e sculture sacre
che destano stupore e meraviglia. Senza speculazione alcuna ma per la gioia di
vedere capolavori di grande bellezza e maestria uscire dalle proprie mani e
dalla propria intelligenza e durare nei secoli perché il cristianesimo non
mortifica la persona, ma potenzia e valorizza i propri talenti, aspirazioni, attitudini,
come dall’esempio di molti grandi Santi, anche scienziati. Infatti i primi
scienziati erano monaci, o sacerdoti o comunque persone di fede cattolica. Alle
origini della Biologia e della Genetica troviamo un semplice monaco che amava
fare esperimenti con i piselli nel suo orto, Gregor Mendel, e più tardi un
sacerdote, Lazzaro Spallanzani.
Francesco
Agnoli nel suo libro “Scienziati, dunque credenti” ed.
Cantagalli, dimostra come sono state la Bibbia e la Chiesa a creare la scienza
sperimentale attraverso illustri scienziati, tutti cristiani, quali ad esempio
Keplero, Pascal, Newton, Pasteur, Copernico, Lemaitre, ecc. Per non trascurare
il ben noto Galilei, il quale, pur dovendo attraversare quella diatriba che
conosciamo, era e rimase sempre profondamente cattolico. E se il secolo
Illuminista ha elevato come scienza assoluta e indiscutibile l’evoluzionismo di
Darwin, come prova per negare l’intervento di Dio Creatore, mai come in questi
ultimi decenni, a seguito delle scoperte del DNA e degli esperimenti di scienziati,
tra cui Fernand Crombette, la teoria di Darwin è stata smentita dalla stessa scienza.
Purtroppo, adesso che, in nome della tecnologia scientifica
abbiamo emarginato Gesù Cristo considerandolo una minaccia per la nostra
libertà o un intralcio per i nostri malaffari, emergono solo disastri, e la nostra
cara Italia, prediletta e benedetta da Dio come “faro di luce per il mondo intero” sta toccando con mano i frutti
iniqui del suo vile tradimento attraverso la sua decadenza strutturale che,
come ribadiva Papa Benedetto, è segno evidente della sua decadenza morale.
E’ ora di reagire, per il nostro bene, per quello dei
nostri figli. E’ ora di tornare a Dio, a Gesù Cristo perché alla fine della nostra
vita, l’unica “Realtà” che ci troveremo davanti sarà proprio quel “Cristo in
Croce” risorto, vivo e glorioso, che giudicherà le nostre azioni, e ci assegnerà
il premio o il castigo eterno. Questa è la nostra Fede cattolica per la quale
milioni di martiri nei secoli hanno dato la vita pur di non rinnegare Gesù
Cristo, forti delle parole di San Pietro “Solo
in Cristo Gesù vi è salvezza. Non vi è infatti altro Nome dato agli uomini
sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati” (Atti,
4,12).
Professoressa Stella, questa antichiesa non parla più di salvezza delle anime, anzi, se fa credere a Scalfari che l'anima che non si salva "muore prima che muoia il corpo, come anima cessa di esistere", non sembra che voglia salvare quante meno anime è possibile?
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