venerdì 28 dicembre 2018

DISTINGUERE IL SACRO DAL PROFANO

22. DISTINGUERE IL SACRO DAL PROFANO.

 Non possiamo tacere la nostra indignazione nel vedere che anche quest'anno le nostre più belle chiese e cattedrali dove milioni di fedeli cattolici hanno ricevuto i Sacramenti e dove migliaia di illustri operai e artisti hanno dato il meglio di sé per onorare la maestà di Dio, sono state profanate e trasformate in ristoranti per i poveri con annessi servizi culinari e igienici per ogni necessità!!! Siamo ormai così abituati a queste orrende novità che neppure le consideriamo vere profanazioni ma le accettiamo passivamente. Lo vuole il Papa? E così sia!!! Ma ci chiediamo qualche volta se lo vuole anche Gesù? Se Gesù ha cacciato con furia i venditori dal tempio che comunque stavano lavorando come commercianti e neppure gozzovigliando, quanto più sarà indignato adesso con questi suoi figli che stanno trasformando i luoghi di preghiera in musei o teatri o in miserabili ristoranti improvvisati alla buona dove si mangia, si suona e si balla come nelle sagre di paese.

Occuparsi dell’assistenza ai poveri è sempre stato uno dei compiti primordiali della Chiesa da oltre duemila anni e non è certo
invenzione di Bergoglio, ma certe iniziative benefiche possono e devono essere realizzate senza troppa ostentazione in qualunque altro luogo pubblico o privato come in certi saloni enormi di conventi o enti o istituti religiosi che neppure si usano, o in sale civiche ma non nelle chiese consacrate. Senza dire di certe funzioni liturgiche dove si fa solo sfoggia di retorica o di politica come se il celebrante fosse il sindaco del paese e non il “Ministro consacrato dallo stesso Dio” che ha il dovere di portare ai fedeli non solo la Parola di Dio, ma DIO STESSO attraverso i Sacramenti voluti da Gesù. È Gesù vivo e vero presente nelle Sante Ostie custodite nel Tabernacolo il centro delle Chiese cattoliche e delle celebrazioni liturgiche, Tabernacolo che purtroppo viene spesso coperto da sedie per il celebrante che gli volta le spalle per diventare egli stesso il centro della chiesa, alla stregua dei protestanti che di Gesù hanno solo il simbolo.

Non dovremmo stupirci se nei vari terremoti che purtroppo stanno dilaniando la nostra Italia, le prime costruzioni a crollare irreparabilmente sono proprio le chiese, dove perfino le statue dei Santi protettori vengono scaraventate a terra in frantumi quasi come segnale di rifiuto della loro protezione. Dio parla anche attraverso questi segni dolorosi. Che diritto abbiamo di pretendere la protezione divina se rinneghiamo Dio col nostro comportamento agnostico o irriverente o blasfemo? E soprattutto cosa ci guadagniamo dal rinnegare il nostro Dio che è Padre sbandierando però la nostra “buona condotta” come diritto alla sua protezione quando tutto traballa intorno a noi? L' AIUTO DA PARTE DI DIO NEI NOSTRI CONFRONTI NON È MAI SCONTATO, COME SE FOSSE UN DOVERE DA PARTE SUA, MA BISOGNA CHIEDERLO UMILMENTE CON LA PREGHIERA E CON LA RETTA CONDOTTA DI VITA SOPRATTUTTO OSSERVANDO I COMANDAMENTI E I SACRAMENTI. Siccome ormai crediamo che tutto ci sia dovuto grazie alla misericordia di Dio che chiude un occhio sulle nostre cattive azioni e perfino sul nostro conclamato ateismo, forse Dio vuol farci capire che non è affatto d'accordo! E ci dà i segni forti della sua disapprovazione, anche attraverso gli sconvolgimenti tellurici e altre prove dolorose.

 Se non arriviamo a inginocchiarci davanti a Dio neppure quando tocchiamo con mano la nostra impotenza nel vedere la malattia che avanza inesorabile o la terra che trema e si apre sotto i nostri piedi, ma pretendiamo invece l'intervento miracoloso dei medici o dei politici come se avessero la bacchetta magica per risolvere tutto, stiamo certi che non ci convertiremo MAI!! Neppure in punto di morte. E se Dio permette certe tragedie dolorose in vita che passa in fretta, lo fa per risparmiarci quelle eterne nell’inferno. Torniamo a Dio finché siamo in tempo chiedendo l’aiuto a Lui prima che alla Protezione Civile. Dio di solito arriva prima a salvarci corpo e anima contemporaneamente.

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