VINCERE IL
VIRUS PROIBENDO LE MESSE
LETTERA
APERTA AL VESCOVO DI VERONA
E
A TUTTI I VESCOVI D’ITALIA
In occasione dell’avanzata del pericolo
derivante dal cosiddetto “corona virus”, sono stati presi dai vari responsabili
della società civile dei provvedimenti per arginare questo contagio che possono
essere discutibili, troppo severi o troppo blandi, e su questo non ho la
competenza per dare il mio parere, se non riportando quello che molti affermano
e cioè che il governo ha taciuto sul vero pericolo iniziale senza prendere i
provvedimenti opportuni per non essere tacciato di razzista, mentre poi ha
vergognosamente condannato alla gogna coloro che si sono eroicamente prodigati
per bloccarlo, negli ospedali o nei vari centri.
Detto questo, l’unico provvedimento che
mi permetto di contestare con forza, a nome di molti altri fedeli, è quello di
aver proibito, da parte di alcuni Vescovi, soprattutto del Nord, la
celebrazione delle Sante Messe onde evitare il contagio, favorendo in tal modo
un ulteriore clima di panico tra la gente che si è sentita abbandonata anche
dai propri Pastori.
A parte il fatto che sono rimasti aperti
ed affollati luoghi pubblici come bar, ristoranti, centri commerciali,
supermercati, trasporti pubblici e privati, oltre a moschee e altri luoghi di
culto non cristiani, riteniamo scandaloso che un’autorità come il Vescovo
proibisca non una qualunque funzione religiosa, bensì l’UNICA VERA CELEBRAZIONE LITURGICA CHE HA IL POTERE, IN VIRTU’ DELLA
PRESENZA VIVA DI GESU’ CRISTO, DI ARGINARE E ANNULLARE IL MALE, CHE È LA SANTA
MESSA. Bene eliminare e per sempre, l’inutile stretta di mano che provoca
solo distrazione, ma non la Messa! Non buttate via per favore
il bambino con
l’acqua sporca perché il danno spirituale che ne potrebbe derivare sarebbe
immenso e non più arginabile.
Noi fedeli laici ci vediamo privati dei
sacramenti necessari alla nostra salvezza e anche alla nostra guarigione, in
particolare Confessione ed Eucarestia, proprio dai nostri Pastori, perché i
Sacramenti sono anche “medicina”, proprio in un momento di particolare calamità
nel quale ancor di più necessitiamo di questi aiuti spirituali che solo i
Sacerdoti, per volere di Gesù Cristo, possono elargire. In effetti lo stesso
codice di diritto canonico, al n. 904, ribadisce con chiarezza quale deve
essere la posizione del sacerdote nei confronti di quella celebrazione
liturgica che fa parte intrinseca della sua scelta di vita che è la Messa: “ “Memori
che nel mistero del Sacrificio eucaristico viene esercitata ininterrottamente
l’opera della redenzione, i sacerdoti celebrino frequentemente; anzi, se ne
raccomanda caldamente la celebrazione quotidiana, la quale, anche quando non si
possa avere la presenza dei fedeli, è sempre un atto di Cristo e della Chiesa,
nel quale i sacerdoti adempiono il loro principale compito.”
Grande è la responsabilità dei Vescovi
perché la storia ci dice che le grandi pestilenze che mietevano migliaia di
vittime, quali la peste e il colera sono state vinte e bloccate solo con la
forza della preghiera cattolica, con la Messa, in particolare e le cosiddette
“rogazioni” che erano suppliche accorate a Dio come questa: “dalla peste, dalla fame e dalla guerra,
liberaci, o Signore! Dal flagello del terremoto, liberaci, o Signore”,
tanto che a perenne memoria di queste grazie ricevute miracolosamente sono
stati costruiti bellissimi santuari, vedi quello di Venezia dedicato alla
Madonna della salute, quello di Vicenza a Monte Berico, e molti altri dedicati
ai Santi, come a Palermo in onore di Santa Rosalia, a Catania, in onore di
Sant’Agata ecc. Adesso certa gerarchia
ecclesiastica arriva al punto di miscredenza da vergognarsi di queste
preghiere, di queste processioni, di queste suppliche, della stessa Eucaristia,
purtroppo, perché confidano solo nella scienza, mentre la Scrittura dice che “È meglio confidare nel Signore che
nell’uomo! È meglio confidare nel Signore che nei potenti!”. Questo non
vuol dire abbandonare le ricerche scientifiche, ma neppure abbandonare la fede
in nome della scienza.
Ci ha dato molta tristezza fra l’altro,
vedere l’assoluta indifferenza con cui molti sacerdoti, non tutti, hanno
accolto la disposizione del Vescovo con superficialità assoluta, senza nemmeno
preoccuparsi di quelle “pecorelle fedeli”, poche donne pie, devote e
meritevoli, che ogni giorno partecipano alla Santa Messa con fede e che spesso
contribuiscono con umiltà al buon funzionamento della parrocchia e che erano
afflitte per questa imposizione assurda. Dell’importanza della Messa ne era ben
convinto il sacerdote martire Wan Thuan
il quale, nei suoi durissimi 13 anni di prigionia in un carcere senza
finestre, attingeva la sua forza dalla Santa Messa celebrata da solo in
clandestinità, recitando la formula della consacrazione tenendo dentro il palmo
della mano un pezzetto di pane e gocce di vino che gli portavano degli amici
passando il tutto come medicine.
Cari sacerdoti, dovreste esser così
fieri della missione sublime che Dio vi ha affidato da provare brividi di
indignazione, come abbiamo provato noi laici, quando vengono date queste
disposizioni di per sé assurde e controproducenti, proprio in prossimità della
Quaresima, che fanno solo del male a tutti, perché immenso è il valore di una
Santa Messa, essendo “azione divina e non azione umana”, fonte di grazia e di
benedizioni per l’intera umanità, unico vero baluardo contro l’avanzata del
male sotto tutte le sue forme più insidiose, spesso volute dal diavolo per distruggere
l’uomo fatto a immagine e somiglianza di Dio. “Dove sei tu, Dio, davanti a
queste e altre calamità?”, si sente spesso dire. Sono gli stessi che, quando
tutto va bene, non sanno che farsene di Dio, lo ignorano, lo insultano come
intralcio alla loro libertà, alle loro farneticazioni, al loro delirio di
onnipotenza. Allora Dio che fa? Si ritira, si mette da parte e lascia le sue
creature libere di fare senza di lui…. Con i risultati che vediamo sotto i
nostri occhi, di cui il virus è solo la punta dell’iceberg.
Pertanto
il sacerdote deve rivendicare il suo diritto-dovere di celebrare la Messa
quotidiana almeno privatamente, in casi gravi di impedimento o di
persecuzione, vuoi in canonica, o in qualche cappella privata, o in casa, come
era solito fare un sacerdote diocesano veronese, don Ferdinando Rancan, che non
riusciva a concepire un solo giorno della sua vita senza la Messa, tanto che
negli ultimi cinque anni, malato e cieco, (è vissuto pienamente lucido fino a
90 anni), non potendo andare in parrocchia, la celebrava nel suo studio sul
ripiano di una libreria alla presenza di una o due persone. Riteneva infatti la
Messa, come da dottrina perenne della Chiesa, “un tutt’uno col sacerdozio, un privilegio così grande da far tremare
gli Angeli e i Santi dalla gioia pensando che solo ai sacerdoti cattolici, in
virtù del Sacramento dell’Ordine Sacro, è stato concesso da Dio stesso il
potere di perpetuare il mistero della Nuova ed eterna Alleanza, cioè di portare Gesù vivo
e vero dal Cielo alla terra per offrirlo agli uomini”. Don Ferdinando, al
momento di dare la benedizione finale alle due o tre persone che di solito
erano presenti alla sua Messa privata, si alzava dalla carrozzina, alzava le
braccia al cielo per dare la benedizione a destra e a sinistra come se fossimo
stati un esercito di fedeli, e davanti alla nostra perplessità, lui dava questa
risposta: “Qui davanti a me c’è la folla
di tutti i cristiani sui quali impetro la benedizione speciale di Dio, oltre
che su tutta l’umanità per la quale Gesù ha versato il suo sangue”.
L’ultimo giorno della sua vita, il 10 gennaio, qualche ora prima di morire, si
svegliò all’improvviso dal coma, si mise seduto sul letto e la prima e ultima
cosa che chiese ai vicini fu questa “portatemi
a casa perché voglio dire la Messa!”. Tanto era grande e ormai incardinata
con la sua vita la Santa Messa. Purtroppo accade che certi servi buoni e fedeli
non facciano notizia e vengano messi a tacere perfino dai loro confratelli,
mentre c’è tendenza a dare spazio a fatti scandalistici di poveri preti
pedofili o simili.
Ebbene cari sacerdoti, noi preghiamo per
voi, per la vostra santità, però abbiamo il dovere di dirvi che non abbiamo
bisogno di preti-manager, né di preti-operai, né di psicologi, né di animatori,
ancor meno di preti sposati, ma abbiamo bisogno di preti veri, innamorati di Gesù e consapevoli della loro missione esclusiva, a costo della propria vita;
sacerdoti che ci offrano l’alimento spirituale di cui abbiamo bisogno, per
volontà di Gesù Cristo, altrimenti che state a fare? Se voi non capite
l’importanza della vostra missione e ci private con tanta faciloneria
dell’alimento spirituale proprio nel momento del maggior bisogno, a noi laici
non resta che una sola arma di difesa: TAGLARVI I VIVERI! Si, perché niente
offerte, niente 8 per mille, niente volontariato ecc. Perché è troppo comodo
vivere con le offerte dei fedeli, dell’Istituto del Clero, di lasciti o
beneficenze da ogni parte del mondo perché voi facciate di tutto meno che i
preti! “Niente Messa? Niente viveri!” Siete sempre in giro non si sa per quale
motivo, quando c’è bisogno di voi per l’Unzione sacra a un malato, per una
confessione, per una Messa di ricorrenza, non vi troviamo mai.
Sappiamo che la fede dei cattolici si è
mantenuta e trasmessa nei secoli in certi luoghi di missione anche senza la
presenza dei sacerdoti, ma solo con dei bravi laici preparati, anche se questo
non ci consola molto perché riteniamo che il sacerdozio sia il massimo del dono
della fede. Ciononostante, nemmeno ci si può rassegnare ad avere “preti
apparenti”, ancor meno “preti sposati” come se il matrimonio fosse il rimedio a
tutti i problemi, preti che trovano il tempo per tutto meno che per la
preghiera, la liturgia, i sacramenti, le anime, la vita ascetica; preti che
celebrano una Messa frettolosa e superficiale, quasi per dovere, senza
inginocchiarsi al momento della Consacrazione (se non vi inginocchiate almeno
in quel momento speciale, invitando i fedeli a fare altrettanto, quando mai vi
inginocchiate?); preti che distribuiscono le Ostie sante con una velocità da
macchinetta elettrica, come se dovessero andare di corsa a fare chissà quale
altra cosa più importante della Messa; preti che mai trovano il tempo di
fermarsi a fare qualche minuto di ringraziamento dopo la Messa perché li vedi
sfrecciare via di corsa per quale altro impegno non si sa. Sembra quasi che per
molti preti la Messa rappresenti quasi un impedimento, un dovere pesante che
intralcia la loro “normale” attività. Se non ci si ferma ogni giorno un po’ di
tempo davanti al Tabernacolo in adorazione, non si arriverà mai a capire la
profondità del mistero umano-divino che è il sacerdote cattolico dentro la
Chiesa cattolica voluta da Gesù Cristo, al cui centro c’è proprio la
meravigliosa SANTA MESSA.
Insomma, cari sacerdoti, o cambiate
decisamente stile di vita, rendendovi conto che siete, per volontà di Dio,
“Alter Christus”, con tutta la dignità, l’onore ma anche l’ònere che questo
comporta, oppure abbiate l’onestà di decidere seriamente cosa volete fare della
vostra vita, con chi volete stare: o con
Gesù o col mondo! O col Sacerdozio che esige una vita ascetica di castità e
di rinuncia nella certezza che Gesù Cristo mai chiede l’impossibile e ripaga
col cento per uno anche su questa terra, o con altre soluzioni umane che mai si
potranno conciliare col Sacerdozio, memori delle Parole di Gesù: “Chi
vorrà salvare la propria vita
(terrena) la perderà; chi la perderà
per il mio Nome (la vita
terrena) la troverà nella Vita Eterna”.
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