mercoledì 26 febbraio 2020

VINCERE IL VIRUS PROIBENDO LE MESSE




              VINCERE IL VIRUS PROIBENDO LE MESSE

              LETTERA APERTA AL VESCOVO DI VERONA
                          E A TUTTI I VESCOVI D’ITALIA


In occasione dell’avanzata del pericolo derivante dal cosiddetto “corona virus”, sono stati presi dai vari responsabili della società civile dei provvedimenti per arginare questo contagio che possono essere discutibili, troppo severi o troppo blandi, e su questo non ho la competenza per dare il mio parere, se non riportando quello che molti affermano e cioè che il governo ha taciuto sul vero pericolo iniziale senza prendere i provvedimenti opportuni per non essere tacciato di razzista, mentre poi ha vergognosamente condannato alla gogna coloro che si sono eroicamente prodigati per bloccarlo, negli ospedali o nei vari centri.

Detto questo, l’unico provvedimento che mi permetto di contestare con forza, a nome di molti altri fedeli, è quello di aver proibito, da parte di alcuni Vescovi, soprattutto del Nord, la celebrazione delle Sante Messe onde evitare il contagio, favorendo in tal modo un ulteriore clima di panico tra la gente che si è sentita abbandonata anche dai propri Pastori.

A parte il fatto che sono rimasti aperti ed affollati luoghi pubblici come bar, ristoranti, centri commerciali, supermercati, trasporti pubblici e privati, oltre a moschee e altri luoghi di culto non cristiani, riteniamo scandaloso che un’autorità come il Vescovo proibisca non una qualunque funzione religiosa, bensì l’UNICA VERA CELEBRAZIONE LITURGICA CHE HA IL POTERE, IN VIRTU’ DELLA PRESENZA VIVA DI GESU’ CRISTO, DI ARGINARE E ANNULLARE IL MALE, CHE È LA SANTA MESSA. Bene eliminare e per sempre, l’inutile stretta di mano che provoca solo distrazione, ma non la Messa! Non buttate via per favore
il bambino con l’acqua sporca perché il danno spirituale che ne potrebbe derivare sarebbe immenso e non più arginabile.

Noi fedeli laici ci vediamo privati dei sacramenti necessari alla nostra salvezza e anche alla nostra guarigione, in particolare Confessione ed Eucarestia, proprio dai nostri Pastori, perché i Sacramenti sono anche “medicina”, proprio in un momento di particolare calamità nel quale ancor di più necessitiamo di questi aiuti spirituali che solo i Sacerdoti, per volere di Gesù Cristo, possono elargire. In effetti lo stesso codice di diritto canonico, al n. 904, ribadisce con chiarezza quale deve essere la posizione del sacerdote nei confronti di quella celebrazione liturgica che fa parte intrinseca della sua scelta di vita che è la Messa: “ “Memori che nel mistero del Sacrificio eucaristico viene esercitata ininterrottamente l’opera della redenzione, i sacerdoti celebrino frequentemente; anzi, se ne raccomanda caldamente la celebrazione quotidiana, la quale, anche quando non si possa avere la presenza dei fedeli, è sempre un atto di Cristo e della Chiesa, nel quale i sacerdoti adempiono il loro principale compito.

Grande è la responsabilità dei Vescovi perché la storia ci dice che le grandi pestilenze che mietevano migliaia di vittime, quali la peste e il colera sono state vinte e bloccate solo con la forza della preghiera cattolica, con la Messa, in particolare e le cosiddette “rogazioni” che erano suppliche accorate a Dio come questa: “dalla peste, dalla fame e dalla guerra, liberaci, o Signore! Dal flagello del terremoto, liberaci, o Signore”, tanto che a perenne memoria di queste grazie ricevute miracolosamente sono stati costruiti bellissimi santuari, vedi quello di Venezia dedicato alla Madonna della salute, quello di Vicenza a Monte Berico, e molti altri dedicati ai Santi, come a Palermo in onore di Santa Rosalia, a Catania, in onore di Sant’Agata ecc.  Adesso certa gerarchia ecclesiastica arriva al punto di miscredenza da vergognarsi di queste preghiere, di queste processioni, di queste suppliche, della stessa Eucaristia, purtroppo, perché confidano solo nella scienza, mentre la Scrittura dice che “È meglio confidare nel Signore che nell’uomo! È meglio confidare nel Signore che nei potenti!”. Questo non vuol dire abbandonare le ricerche scientifiche, ma neppure abbandonare la fede in nome della scienza.

Ci ha dato molta tristezza fra l’altro, vedere l’assoluta indifferenza con cui molti sacerdoti, non tutti, hanno accolto la disposizione del Vescovo con superficialità assoluta, senza nemmeno preoccuparsi di quelle “pecorelle fedeli”, poche donne pie, devote e meritevoli, che ogni giorno partecipano alla Santa Messa con fede e che spesso contribuiscono con umiltà al buon funzionamento della parrocchia e che erano afflitte per questa imposizione assurda.  Dell’importanza della Messa ne era ben convinto il sacerdote martire Wan Thuan il quale, nei suoi durissimi 13 anni di prigionia in un carcere senza finestre, attingeva la sua forza dalla Santa Messa celebrata da solo in clandestinità, recitando la formula della consacrazione tenendo dentro il palmo della mano un pezzetto di pane e gocce di vino che gli portavano degli amici passando il tutto come medicine.

Cari sacerdoti, dovreste esser così fieri della missione sublime che Dio vi ha affidato da provare brividi di indignazione, come abbiamo provato noi laici, quando vengono date queste disposizioni di per sé assurde e controproducenti, proprio in prossimità della Quaresima, che fanno solo del male a tutti, perché immenso è il valore di una Santa Messa, essendo “azione divina e non azione umana”, fonte di grazia e di benedizioni per l’intera umanità, unico vero baluardo contro l’avanzata del male sotto tutte le sue forme più insidiose, spesso volute dal diavolo per distruggere l’uomo fatto a immagine e somiglianza di Dio. “Dove sei tu, Dio, davanti a queste e altre calamità?”, si sente spesso dire. Sono gli stessi che, quando tutto va bene, non sanno che farsene di Dio, lo ignorano, lo insultano come intralcio alla loro libertà, alle loro farneticazioni, al loro delirio di onnipotenza. Allora Dio che fa? Si ritira, si mette da parte e lascia le sue creature libere di fare senza di lui…. Con i risultati che vediamo sotto i nostri occhi, di cui il virus è solo la punta dell’iceberg.

Pertanto il sacerdote deve rivendicare il suo diritto-dovere di celebrare la Messa quotidiana almeno privatamente, in casi gravi di impedimento o di persecuzione, vuoi in canonica, o in qualche cappella privata, o in casa, come era solito fare un sacerdote diocesano veronese, don Ferdinando Rancan, che non riusciva a concepire un solo giorno della sua vita senza la Messa, tanto che negli ultimi cinque anni, malato e cieco, (è vissuto pienamente lucido fino a 90 anni), non potendo andare in parrocchia, la celebrava nel suo studio sul ripiano di una libreria alla presenza di una o due persone. Riteneva infatti la Messa, come da dottrina perenne della Chiesa, “un tutt’uno col sacerdozio, un privilegio così grande da far tremare gli Angeli e i Santi dalla gioia pensando che solo ai sacerdoti cattolici, in virtù del Sacramento dell’Ordine Sacro, è stato concesso da Dio stesso il potere di perpetuare il mistero della Nuova ed eterna Alleanza, cioè di portare Gesù vivo e vero dal Cielo alla terra per offrirlo agli uomini”. Don Ferdinando, al momento di dare la benedizione finale alle due o tre persone che di solito erano presenti alla sua Messa privata, si alzava dalla carrozzina, alzava le braccia al cielo per dare la benedizione a destra e a sinistra come se fossimo stati un esercito di fedeli, e davanti alla nostra perplessità, lui dava questa risposta: “Qui davanti a me c’è la folla di tutti i cristiani sui quali impetro la benedizione speciale di Dio, oltre che su tutta l’umanità per la quale Gesù ha versato il suo sangue”. L’ultimo giorno della sua vita, il 10 gennaio, qualche ora prima di morire, si svegliò all’improvviso dal coma, si mise seduto sul letto e la prima e ultima cosa che chiese ai vicini fu questa “portatemi a casa perché voglio dire la Messa!”. Tanto era grande e ormai incardinata con la sua vita la Santa Messa. Purtroppo accade che certi servi buoni e fedeli non facciano notizia e vengano messi a tacere perfino dai loro confratelli, mentre c’è tendenza a dare spazio a fatti scandalistici di poveri preti pedofili o simili.

Ebbene cari sacerdoti, noi preghiamo per voi, per la vostra santità, però abbiamo il dovere di dirvi che non abbiamo bisogno di preti-manager, né di preti-operai, né di psicologi, né di animatori, ancor meno di preti sposati, ma abbiamo bisogno di preti veri, innamorati di Gesù e consapevoli della loro missione esclusiva, a costo della propria vita; sacerdoti che ci offrano l’alimento spirituale di cui abbiamo bisogno, per volontà di Gesù Cristo, altrimenti che state a fare? Se voi non capite l’importanza della vostra missione e ci private con tanta faciloneria dell’alimento spirituale proprio nel momento del maggior bisogno, a noi laici non resta che una sola arma di difesa: TAGLARVI I VIVERI! Si, perché niente offerte, niente 8 per mille, niente volontariato ecc. Perché è troppo comodo vivere con le offerte dei fedeli, dell’Istituto del Clero, di lasciti o beneficenze da ogni parte del mondo perché voi facciate di tutto meno che i preti! “Niente Messa? Niente viveri!” Siete sempre in giro non si sa per quale motivo, quando c’è bisogno di voi per l’Unzione sacra a un malato, per una confessione, per una Messa di ricorrenza, non vi troviamo mai.

Sappiamo che la fede dei cattolici si è mantenuta e trasmessa nei secoli in certi luoghi di missione anche senza la presenza dei sacerdoti, ma solo con dei bravi laici preparati, anche se questo non ci consola molto perché riteniamo che il sacerdozio sia il massimo del dono della fede. Ciononostante, nemmeno ci si può rassegnare ad avere “preti apparenti”, ancor meno “preti sposati” come se il matrimonio fosse il rimedio a tutti i problemi, preti che trovano il tempo per tutto meno che per la preghiera, la liturgia, i sacramenti, le anime, la vita ascetica; preti che celebrano una Messa frettolosa e superficiale, quasi per dovere, senza inginocchiarsi al momento della Consacrazione (se non vi inginocchiate almeno in quel momento speciale, invitando i fedeli a fare altrettanto, quando mai vi inginocchiate?); preti che distribuiscono le Ostie sante con una velocità da macchinetta elettrica, come se dovessero andare di corsa a fare chissà quale altra cosa più importante della Messa; preti che mai trovano il tempo di fermarsi a fare qualche minuto di ringraziamento dopo la Messa perché li vedi sfrecciare via di corsa per quale altro impegno non si sa. Sembra quasi che per molti preti la Messa rappresenti quasi un impedimento, un dovere pesante che intralcia la loro “normale” attività. Se non ci si ferma ogni giorno un po’ di tempo davanti al Tabernacolo in adorazione, non si arriverà mai a capire la profondità del mistero umano-divino che è il sacerdote cattolico dentro la Chiesa cattolica voluta da Gesù Cristo, al cui centro c’è proprio la meravigliosa SANTA MESSA.

Insomma, cari sacerdoti, o cambiate decisamente stile di vita, rendendovi conto che siete, per volontà di Dio, “Alter Christus”, con tutta la dignità, l’onore ma anche l’ònere che questo comporta, oppure abbiate l’onestà di decidere seriamente cosa volete fare della vostra vita, con chi volete stare: o con Gesù o col mondo! O col Sacerdozio che esige una vita ascetica di castità e di rinuncia nella certezza che Gesù Cristo mai chiede l’impossibile e ripaga col cento per uno anche su questa terra, o con altre soluzioni umane che mai si potranno conciliare col Sacerdozio, memori delle Parole di Gesù: “Chi vorrà salvare la propria vita (terrena) la perderà; chi la perderà per il mio Nome (la vita terrena) la troverà nella Vita Eterna”. 
                                                                                                                                 patrizia@patriziastella.com



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