QUANDO I PASTORI
ABBANDONANO IL GREGGE
LETTERA
APERTA AL VESCOVO DI VERONA,
AI VESCOVI D’ITALIA
E
ALLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA
Vera o falsa che sia la gravità del famigerato
“coronavirus” per la quale il nostro governo si è distinto solo per aver
affossato e umiliato l’Italia davanti al mondo intero con gravissimi danni
economici per tutta la Nazione, sta di fatto che, da parte della Chiesa, le
cose non sono andate meglio perché, come afferma la coraggiosa Silvana de Mari,
“l’ordine di chiudere le chiese durante un’epidemia, è un gesto da atei, quindi
prendiamo atto che una buona parte della nuova Chiesa 3.0 è completamente atea,
perfettamente in linea con le élite che vogliono la distruzione della civiltà
europea cristiana, ma soprattutto dell’Italia che ne rappresenta il cuore.”
Se si pensa che supermercati, centri
commerciali, bar, ristoranti, mezzi pubblici e privati di trasporto ecc. sono
rimasti sempre aperti, se si pensa che la prima domenica di avvento, 1 marzo, è
stato riaperto il duomo di Milano SOLO PER I TURISTI E NON PER I FEDELI con un
colpo al cuore che solo chi ha fede può capire, se si pensa altresì che i
Vescovi hanno impedito la celebrazione non di una qualunque funzione religiosa
ma DELLA SANTA MESSA, UNICO AUTENTICO BALUARDO CONTRO L’AVANZATA DI QUALUNQUE
MALE, come la storia insegna, viene solo da pensare che ormai i nostri Pastori
abbiano deciso non solo di abbandonare il loro gregge ma perfino di consegnarci
tutti al nemico, con una superficialità che fa piangere.
Davanti a queste disposizioni assurde di alcuni
Vescovi, avvallate dal silenzio di papa Bergoglio e di tutta la CEI, alcuni
sacerdoti si sono defilati del tutto senza tante spiegazioni, chiudendo portoni
e cancelli, altri hanno posto
un bel cartello sul portone chiuso che diceva “Sospese
le celebrazioni”, altri invece hanno tenuto la chiesa aperta, come da
disposizione vescovile, guardandosi però bene dal mostrare la loro presenza in
tutti quei giorni, tutti spariti all’improvviso! Mentre qualche raro esemplare
di sacerdote eroico ha avuto il coraggio di affermare che è un suo diritto-dovere
la facoltà di celebrare la Messa in privato, senza per questo disobbedire al
Vescovo e senza cacciare quelle poche persone desiderose di partecipare. BRAVO!
Che Dio ti benedica.
Finalmente una risposta all’altezza della
situazione drammatica che stiamo vivendo, soprattutto noi italiani davanti allo
sfacelo generale sia dello Stato che della Chiesa. In effetti lo stesso codice
di diritto canonico, al n. 904, ribadisce con chiarezza quale deve essere la
posizione del sacerdote nei confronti di quella celebrazione liturgica che fa
parte intrinseca della sua vita che è la Messa: “ “Memori che nel mistero del
Sacrificio eucaristico viene esercitata ininterrottamente l’opera della
redenzione, i sacerdoti celebrino frequentemente; anzi, se ne raccomanda
caldamente la celebrazione quotidiana, la quale, anche quando non si possa
avere la presenza dei fedeli, è sempre un atto di Cristo e della Chiesa, nel
quale i sacerdoti adempiono il loro principale compito.”
A questo punto drammatico e assurdo della
situazione, noi fedeli laici che ci vediamo privati nel momento di maggiore
difficoltà, della presenza del sacerdote e dei sacramenti necessari alla nostra
salvezza e anche alla nostra guarigione, perché i Sacramenti, Confessione ed
Eucaristia, sono anche “medicina” per corpo e anima, come possiamo reagire e
difenderci? Non possiamo accettare che una sola Messa celebrata dal Vescovo per
i fedeli “on line” possa supplire alla mancanza di tutte le altre migliaia di
Messe celebrate dai sacerdoti presenti in l’Italia. Adesso si tratta di vivere
la fede con eroismo, come affermava il grande santo Grignon de Monfort: “Se nella vita non si rischia qualcosa per
Dio, non si fa nulla di grande per Lui”. E noi finora, almeno in Italia,
cosa abbiamo rischiato? Tutto liscio e tutto fin troppo facile, a cominciare
dai preti che, scusate, sono mantenuti negli studi, trovano tutto pronto, possono
frequentare chi vogliono, uomini e donne, e neppure sanno cosa significhi fame,
sfratto, sacrificio, licenziamento ecc. che molto spesso deve invece affrontare
qualunque onesto padre di famiglia. Adesso è il momento di vivere l’eroismo, senza
ostentazione o spavalderia ma almeno nella difesa di quelli che sono i nostri
diritti-doveri di credenti, vuoi come sacerdoti che come fedeli laici.
Ebbene, a questo punto davvero scandaloso della
questione, noi fedeli laici proponiamo la legittima difesa davanti a queste
diserzioni pubbliche di massa del nostro clero: NIENTE MESSA? NIENTE OFFERTE!!
Proponiamo a tutti i fedeli cattolici di non sottoscrivere più l’otto per mille
per la chiesa cattolica, né alcuna altra offerta, o come denaro o come
prestazione di volontariato; proponiamo altresì di boicottare in futuro quelle
chiese che, per tutta risposta, nemmeno si sono degnate di rimanere aperte per
la preghiera personale (come da direttiva del Vescovo) e hanno chiuso le porte
in faccia davanti al dolore, alla prova e allo smarrimento dei propri fedeli,
come se avessero detto “arrangiatevi, io vado per i fatti miei”. Mentre una
volta le chiese e i conventi costituivano un rifugio sicuro da tutte le
calamità, peste, guerra, invasioni dove religiosi, sacerdoti e laici si
prodigavano per lenire le sofferenze. Se i nostri preti abbandonano la loro
comunità nel momento del maggior bisogno, sarà la comunità ad abbandonare loro,
ritirando le offerte e la loro presenza. Ci rivolgeremo a pastori coraggiosi
che conoscono il valore immenso della loro missione e della Santa Messa,
convinti delle parole di San padre Pio: “E’ più facile che il mondo vada avanti
senza il sole, piuttosto che senza la Messa!”
(a nome di molti fedeli cattolici)
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