LA DEMOLIZIONE DELLA CHIESA
DA QUANDO HA AVUTO INIZIO?
RISPOSTA APERTA A MONSIGNOR
CARLO MARIA VIGANÒ
Verona,
13 ottobre 2020
Ultima apparizione della
Madonna a Fatima
Eccellenza Reverendissima mons. Viganò,
innanzitutto non posso che ringraziarla di tutto il
suo apostolato a distanza, diciamo così, attraverso lettere, esortazioni e
dichiarazioni che ci mettono in guardia contro le insidie che ci troviamo ad
attraversare in questo difficile periodo storico. Ma in particolare con questa
mia vorrei ringraziarla con vera commozione soprattutto per la sua cortese risposta
in data 16 settembre alla mia precedente lettera con cui esprimevo le mie
perplessità in merito al suo proposito diciamo così, di scavare ulteriormente
dentro il complesso labirinto del Concilio Vaticano II al fine di far emergere eventuali
“verità” nascoste e cercare di porre un rimedio definitivo ad una crisi della
Chiesa che si sta profilando sempre più drammatica e quasi irrisolvibile, come
farebbe, copio da sua lettera, “un medico
che analizza i sintomi di un paziente e, sulla base di essi, risale alla
malattia che deve curare, (…) dato che è assolutamente inefficace riconoscerne
i sintomi senza ricondurli alla loro causa”.
Dopo aver letto e riflettuto con attenzione sono stata
tentata di non replicare più e lasciare tutto nelle mani di Dio perché come non
essere d’accordo sulla verità terrificante di quanto lei ha denunciato con
coraggio e fede dentro e fuori la Chiesa? Sono d’accordo sul fatto che esiste
un “deep State” che collabora con la “deep church” per portarci al Nuovo Ordine
Mondiale rovesciando Trump che lo contrasta, per il quale preghiamo molto, come
per lei, Eccellenza, come in un “binomio” provvidenziale, un laico cristiano e
un sacerdote cattolico, di cui si potrebbe servire Dio per raggiungere i suoi misteriosi
piani di salvezza.
Ma in un secondo tempo ho sentito anche il bisogno di
sottolineare alcuni “distinguo”, contando sulla sua pazienza nel leggermi,
Eccellenza, ben consapevole della mia piccolezza e inadeguatezza, ma in forza
dell’amore grande che nutro per la nostra Santa Madre Chiesa tribolata e
sofferente. E così, da un paio di paginette che mi ero proposta all’inizio, mi
sono vista uscire come una valanga inarrestabile, molte altre considerazioni
che comunque forse aspettavano il momento propizio per essere messe in ordine
dentro la mia testa e presentate umilmente a Lei, Eccellenza, cioè a un Prelato
che ispira fiducia perché si vede dai suoi interventi che difende e ama
sinceramente Gesù Cristo.
Nel contempo ho pensato che, essendo le sue considerazioni
pubbliche, in quanto da Lei già espresse pubblicamente, forse valeva la pena che
rendessi pubblica anch’io questa mia risposta, al fine di fornire ai lettori,
con molta umiltà ma speriamo anche obiettività, l’occasione di sentire altre
voci fuori del solito coro dei disfattisti del Vaticano II, dal momento che da
sempre mi sono interessata a questo argomento attingendo a fonti di autorevoli
studiosi, ma soprattutto ai Papi che lo hanno vissuto, sofferto e guidato. E
così mi sono permessa di estrapolare in sintesi i pensieri migliori di alcuni
autori raccogliendoli in queste pagine allo scopo di dare qualche criterio di dottrina
spicciola alla gente semplice ma desiderosa di verità.
PARTIRE DAL
VATICANO II? Voler scandagliare alla
radice il Vaticano II, già così manipolato e dilacerato da tutte le parti, pro
o contro, se l’intento può essere meritorio, è altrettanto incerto il
risultato, a parere di molti, anche perché si prevede un’operazione lunga,
complessa e tormentata. Darà veramente il risultato positivo e miracoloso che
Lei con molto ottimismo sembra volersi prefiggere? Ma soprattutto ci si chiede:
con l’incalzare impetuoso di eventi preoccupanti, è proprio quello di cui ha
urgente bisogno la Chiesa con tutti i fedeli disorientati e scandalizzati, anche
ammesso che si arrivi a risultati certi e inconfutabili?
Tutto ciò premesso, sembra Eccellenza che Lei parta
già da una tesi ben precisa in vista di avventurarsi in questa ricerca, cioè da
un “assioma” negativo e inconfutabile nei confronti dell’evento Vaticano II, e
forse ciò che Lei maggiormente sta cercando sembra essere più che altro una conferma
a questo assioma, a questa specie di “imperativo categorico” come da sue parole:
“le critiche al Concilio sono giunte da
Prelati, teologi, studiosi e storici che si sono sempre contraddistinti per il
loro amore e per la loro fedeltà alla nostra Santa Madre, mentre la difesa del
Concilio conta tra i propri campioni personaggi notoriamente eretici e, non di
rado, anche immorali”.
I
SOSTENITORI DEL CONCILIO. Il suo
giudizio sui sostenitori del Concilio “notoriamente eretici e anche immorali”
mi sembra, francamente, del tutto infondato e soggettivo. Dalla mia esperienza
personale e da quella raccolta da molti altri anche attraverso la nostra
associazione culturale, le potrei dire molto umilmente che ho letto e
consultato critiche e libri di docenti ed esperti di tutto rispetto e di
altissima moralità che hanno messo in risalto l’aspetto positivo del Concilio
senza per questo ignorare tutte le controversie e difficoltà e anche i punti
oscuri che ha dovuto attraversare.
Ad esempio il
prof. Stefano Fontana, docente di filosofia e di dottrina sociale della
Chiesa, col libro “Il Concilio restituito alla Chiesa”;
il teologo domenicano padre Giovanni Cavalcoli col libro “Karl Rahner, il Concilio
Tradito”;
il docente di teologia e patristica al Seminario di
Lubiana, don Ivan Pojavnik con i
suoi volumi su “Il Mistero del Concilio” tradotti in varie lingue;
lo studioso Ralph
Mclnerny, col libro “Vaticano II, che cosa è andato storto?”
il sacerdote benedettino ungherese, Stanley L. Jaky col suo libro
“Arcipelago Chiesa, a 50 anni dal Concilio” dove evidenzia i benefici del
Concilio a distanza di anni ecc.
Spesso
il vento forte serve anche, nei disegni di Dio, a far cadere quei rami secchi e
malati che tolgono linfa alla pianta col rischio di lasciarla morire senza che
nessuno se ne accorga.
Cito a
questo proposito un brano del libro “Il Concilio restituito alla Chiesa” del
prof. Stefano Fontana, filosofo, e
fondatore dell’associazione sulla dottrina sociale della chiesa dedicata
all’eroico card. Van Thuan, libro che ha la prefazione di mons. Giampaolo
Crepaldi, Arcivescovo di Trieste, scritto verso la fine del pontificato di
Benedetto XVI, come ulteriore chiarimento a seguito delle solite controversie
accusatorie soprattutto contro lo stesso Papa che lui ama e difende, e che
consiglio di leggere dall’inizio alla fine, come tutti i suoi libri che hanno
il pregio di esporre in modo documentato, profondo e comprensibile anche le
diatribe più complicate della Storia della Chiesa. “Nel Concilio Vaticano II non possono esserci errori di sorta. Questo
risulta da molti elementi. Intanto il Concilio era stato debitamente convocato
dal Papa a norma di Diritto Canonico. Durante il Concilio i pontefici, e
soprattutto Paolo VI, non erano mai venuti meno alla loro funzione di guida
dottrinale. Fin dall’inizio Giovanni XXIII aveva chiarito che il Concilio “vuole
trasmettere integra, non sminuita, non distorta, la dottrina cattolica, che
seppure tra difficoltà e controversie è divenuta patrimonio comune degli
uomini” (…) Se il Concilio contenesse errori dottrinali bisognerebbe pensare
che il Papa che li aveva promulgati fosse eretico. In questo caso egli non
sarebbe più Papa e la sede di Pietro sarebbe vacante. Ciò vale non solo per
Paolo VI, il pontefice che ha chiuso il Concilio e promulgato i decreti, ma
anche per i Pontefici successivi, fino all’attuale (non era stato ancora eletto
papa Bergoglio) in quanto tutti hanno confermato il Concilio esercitando il
loro ruolo di dottori e di pastori. L’idea che dopo Pio XII la cattedra di
Pietro sia vuota e che il popolo cattolico sia un gregge senza pastore è assolutamente
inaccettabile”.
IL
CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA. Come
contributo a questa esposizione, credo sia utile ricordare anche la figura di
un sacerdote diocesano di Verona morto in concetto di santità nel 2017 che
buona parte ha avuto nella formazione spirituale di molti di noi veronesi soprattutto
in quegli anni del Concilio e anche dopo, don
Ferdinando Rancan, il quale, con molta umiltà, che era la sua prerogativa abbinata
alla sua vasta cultura, senza mai aver polemizzato sulla questione Concilio o
Papi, riteneva che l’unico modo più sicuro ed efficace per viverlo nella
fedeltà al perenne Magistero della Chiesa, era quello di studiare e mettere in pratica
“il Catechismo della chiesa cattolica”
di Giovanni Paolo II pubblicato nel 1992, che lui spesso commentava nelle
omelie. Infatti Giovanni Paolo II convocò un Sinodo sul Concilio dopo vent’anni
dalla sua chiusura promulgando il “Nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica”, che
affondava le sue radici su quello precedente di San Pio X, dicendo di
considerarlo “il frutto migliore del Concilio
stesso”.
Tiravano invece arie contrarie a questo catechismo da
tutte le parti, purtroppo: rigidi tradizionalisti e rabbiosi progressisti lo
avevano rifiutato con una ostilità che non ha eguali nella storia della Chiesa,
perché rifiutando il Catechismo rifiutavano anche Colui che lo aveva composto:
Giovanni Paolo II. Il vero disastro ha inizio proprio da qui: non solo dal
rifiuto del Vaticano II ma dall’aperta ostilità contro i legittimi Papi di
allora che lo avrebbero riportato più in fretta nell’alveo giusto se avessero
trovato attorno a loro sostegno e sincera collaborazione.
ESPERIENZA
PERSONALE. A conferma di quanto
esposto sopra, io stessa ho assistito a queste lotte fratricide contro il Papa
proprio dentro il cuore della diocesi, nientemeno che dentro il Seminario
diocesano di Verona perché in quegli anni (1989/92) ero iscritta al Corso di
studi per il diploma di “Magistero in Scienze religiose” presso lo studio
teologico San Zeno e avevamo gli stessi docenti che avevano i seminaristi
prossimi anche all’ordinazione.
Posso quindi attestare che, fra le varie derisioni o
allusioni negative contro il Papa che venivano manifestate dai docenti senza
alcun pudore, quando arrivò il nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica voluto
da papa Giovanni Paolo II nel 1992 che è un capolavoro di fedeltà e di
ortodossia scritto in versione più moderna e dettagliata di quello di San Pio
X, anziché essere accolto con gioia e approfondito, fu invece deriso e
rifiutato quasi all’unanimità, nel vero senso della parola, da tutti gli
studenti che componevano le varie classi, tranne qualche contestatore isolato e
senza successo, tra cui la sottoscritta, tanto che il sacerdote responsabile di
allora, pensò di buttare tutte le copie in cantina per far contenti tutti gli
alunni, laici e seminaristi.
Queste copie del catechismo furono recuperate in
seguito da un sacerdote zelante e fedele che le utilizzò per la sua parrocchia,
ma dentro il seminario questo era il clima che imperava: il rifiuto di tutto
ciò che sapeva di “papa” e anche di Chiesa gerarchica, come se i seminaristi avessero
come meta di fare gli astronauti sulla luna, anzichè i preti dentro la stessa
Chiesa che essi continuavano a denigrare. Il tutto col tacito consenso del
Vescovo di Verona (allora mons. Amari) in linea perfetta col silenzio generale
di tutta la CEI che adesso è in ginocchio ossequiente e pronta a scattare
sull’attenti davanti al minimo cenno che viene da Santa Marta.
SILENZIO
COLPEVOLE DEI VESCOVI E CARDINALI. Se
almeno si fosse alzata la voce autorevole dei Vescovi, in piena unione con le
esortazioni del Papa, per darci una dritta anche con richiami forti personali o
comunitari (dato che si trattava di seminari diocesani e non di parrocchiette
di campagna) forse qualche guaio peggiore si sarebbe potuto arginare. Invece
anche i sacerdoti migliori, poveretti, vennero abbandonati a sé stessi e alle
loro interpretazioni fasulle della dottrina della chiesa, con piani di studio
nei Seminari del tutto fuorvianti, dai quali poi è molto facile scivolare su
altri peccati, ad esempio della carne e dell’orgoglio.
Perché quando nella vita di un cristiano, a maggior
ragione di un consacrato, di un Seminarista, viene a mancare l’ossigeno, cioè
la vera base culturale e teologica che ha il compito di illuminare la mente
nella conoscenza della Verità, assieme alla vita ascetica intesa soprattutto
come rapporto personale di comunione con Dio, che ha il compito di riscaldare
il cuore all’esperienza del vero Amore che supera nella gioia tutti gli altri
amori umani, dove mai si potrà attingere la forza interiore per superare tutte
le tentazioni che avanzano impetuose da tutti i fronti, in particolare contro
la castità e la fedeltà nell’esigente impegno cristiano proposto da Gesù Cristo
per essere veri apostoli?
A prova che il programma già proclamato della
massoneria nei suoi famosi “dieci punti per distruggere la chiesa cattolica”,
stava funzionando in quanto è riuscita a entrare nei seminari e nei settori più
importanti della cultura cristiana per stravolgerla da dentro grazie anche alle
debolezze della carne che sono le prime a crollare davanti alle difficoltà,
fino a giungere alla conquista degli ultimi due traguardi: l’occupazione del
trono petrino da parte di uno di loro (col blitz “Bergoglio”) e infine, Dio non
voglia, con l’ultimo diabolico programma di sopprimere il tesoro più prezioso
che ha la Chiesa cattolica e che è la Santa Eucaristia. Dopo credono di cantare
vittoria, stolti, ma a Dio non la si fa!
Lo sappiamo che solo Cristo vince e ci darà le prove
della sua presenza, tuttavia da queste premesse, si può capire come la
responsabilità di buona parte di questo disastro all’interno della Chiesa non
era del singolo Papa, accusato spesso di debolezza o incapacità o connivenza
con l’errore, ma è di tutto il collegio episcopale e cardinalizio quando
decisero di sganciarsi dall’autorità papale, come in una specie di
“ammutinamento del Bounty” pilotato dalle solite forze oscure in azione da
secoli dentro la Chiesa. Quelle forze
oscure che sono da secoli dentro le Istituzioni ecclesiastiche, ma fuori della
vera Chiesa di Gesù Cristo, come su due binari paralleli e inconciliabili in
continua lotta fra loro e che adesso pensano di sferrare l’ultimo colpo mortale
al Corpo Mistico di Cristo.
CONTESTAZIONI
E RESPONSABILITA’. Pertanto non ci
dobbiamo meravigliare che il Vaticano II sia stato picconato dai cattolici,
perchè mentre i Lefebriani picconavano a destra e i comunisti modernisti completavano
a sinistra, alla fine nessuno si è accorto che tutti insieme stavano facendo il
gioco della massoneria nel demolire la Chiesa cattolica e i Papi, almeno quelli
del Concilio i quali, assieme a tutto il Vaticano II, dovevano essere spazzati
via dalla storia della Chiesa come eretici o apostati, da Giovanni XXIII fino a
Papa Ratzinger compreso, preferendo fare un volo acrobatico di quasi 60 anni di
sedevacantismo assoluto per finire dritti negli artigli di Bergoglio piuttosto
che rimanere arroccati a tutto un Concilio che ci ha dato, per chi lo vuole
vedere, una dottrina sicura e soprattutto dei Papi eccezionali, dei quali nessuno
di noi è degno.
Tutto questo perché, secondo costoro e a quanto pare,
anche secondo Lei, Eccellenza, il vero maggior responsabile di tutto questo
disastro sarebbe proprio lui, Papa Benedetto, colpevole di aver compiuto “la sciagurata scelta di aver abdicato al
trono, proprio in un momento in cui la Chiesa era più esposta all’attacco”.
Attribuire a papa Benedetto la responsabilità delle
dimissioni come se lui, a cuor leggero, avesse preferito comportarsi da Ponzio
Pilato in un momento in cui la Chiesa era a pezzi, quella Chiesa che lui stesso
con un coraggio leonino accusò pubblicamente di “sporcizia” e che lui accettò
umilmente di ripulire a costo di tante umiliazioni e persecuzioni con un
Magistero altissimo ed esigente, pur nella sua brevità, (otto anni) mi sembra
un giudizio azzardato che non tiene conto delle grandi prove a cui è stato
sottoposto dai poteri occulti dentro la Chiesa durante il suo grande ma
travagliato pontificato che mi auguro arriveremo a conoscere col tempo nella
sua verità.
I
NEGAZIONISTI DEL CONCILIO. Da parte
mia, pur sostenendo da sempre l’aspetto positivo del Concilio, non mi sono mai comunque
rifiutata di leggere e ascoltare anche le ragioni della controparte,
chiamiamoli i “negazionisti del Concilio”, come si usa adesso dire, in
particolare la figura di alcuni autorevoli docenti e studiosi, sacerdoti o
laici che hanno contribuito alla mia formazione sin da quando ero giovane e dai
quali molto ho ricevuto e che devo ringraziare, tra i quali due in particolare.
Iniziamo da un sacerdote, il prof. mons. Antonio Livi, che è stato anche mio confessore
quando vivevo a Roma da ragazza, già Rettore e docente presso la Pontificia
Università Lateranense ed esperto conoscitore della dottrina di San Tommaso,
salito al cielo all’inizio di quest’anno, noto anche per quella sua teoria
filosofica del “senso comune” come base necessaria per arrivare alla conoscenza
della verità, in pratica un vero luminare nel settore filosofico-teologico oggi
così dilaniato da tutte le parti a scapito della vera scienza del sapere.
In realtà il prof. Livi non ha mai scritto un vero e
proprio libro sul Vaticano II, né pro né contro, perchè non era un accanito
contestatore, come invece molti altri di cui io mai ho condiviso totalmente la
linea, tuttavia ha segnalato le sue fondate perplessità in alcuni dei suoi
libri importanti quali “Vera e falsa teologia”, “Dogma e pastorale”, “Verità
della Fede”, Dogma e Liturgia”, tutti editi dalla casa editrice “Leonardo” da
lui fondata.
Io ho sempre mantenuto i contatti almeno epistolari
con lui, vista la distanza da Verona, dove vivo da decenni, a Roma dove lui ha
continuato a insegnare e lavorare fino alla sua morte. Ci si vedeva per lo più in
occasione di qualche convegno di studi su questi argomenti. Anche per quanto
riguarda il cambiamento della Messa, posso dire che privilegiava quella antica
tanto che la celebrava sempre privatamente, tuttavia non rifiutava
assolutamente di celebrare in pubblico anche quella riformata di Paolo VI,
tanto deprecata dai tradizionalisti, e quando arrivò il permesso di poter celebrare
quella antica anche pubblicamente, lui accettò di buon grado, in piena
obbedienza e senza polemiche né segni di rivincita nei confronti di nessun Papa
o Vescovo.
Tuttavia, devo proprio dire di aver notato in lui,
verso gli ultimi anni, una forte trasformazione del suo pensiero che io non
condividevo e che non ho esitato a manifestargli per telefono e per mail, ma
senza alcun successo anzi, provocando un certo attrito tra noi due, che iniziò
dalla salita al soglio pontificio di papa Bergoglio. Mentre da una parte mons.
Livi dimostrava pubblicamente e con molta forza la sua avversione nei confronti
di papa Bergoglio per il suo operato all’inizio ambiguo e poi sempre più palese
contro la chiesa cattolica, affermando che la sua nomina era da considerarsi
falsa “come certezza storica”, dall’altro lato scaricava tutta la sua
indignazione soprattutto contro il povero papa emerito Benedetto XVI, colpevole
davanti a Dio, secondo lui, di aver compiuto “per viltade, il gran rifiuto” di
dantesca memoria, mettendo a repentaglio le sorti della Chiesa.
E mentre da un lato proseguiva le sue forti invettive
contro papa Bergoglio, soprattutto nel suo ultimo scritto “Eresia al potere” affermando che la sua nomina era da considerarsi
invalida perché orchestrata da un gruppo di cardinali dissidenti che si
riunivano segretamente a Sangallo, una cittadina della Svizzera allo scopo di
far sostituire papa Benedetto con uno da loro designato, appunto papa
Bergoglio, (come da inconfutabile testimonianza di uno dei dissidenti, il card.
belga Danieels che prima di morire lasciò questa dichiarazione pubblica di cui
nessuno ha voluto tenere conto), nello stesso tempo, però, continuava a inveire
in modo oserei dire, perfino esagerato e offensivo, con osservazioni personali gratuite
da gran professorone tomista, contro il Magistero di papa Benedetto, come se
avesse seminato dottrina protestante dappertutto, forse perché papa Ratzinger non
era mai stato un patito di San Tommaso come lui si vantava di essere.
Contestazioni che io di volta in volta gli rintuzzano
indignata, per quello che potevo fare come semplice discepola senza pretesa di
poter competere con le sue argomentazioni, ma in forza della grande stima e
venerazione che nutro per papa Ratzinger che ritengo il vero “capro espiatorio”
di tutto il Concilio Vaticano II perchè tutto il mondo, ripeto, tutto il mondo,
SE L’E’ PRESA CON LUI, QUASI FOSSE UNA MALEDIZIONE PIOVUTAGLI ADDOSSO O UNA
CROCE CHE A LUI E’ TOCCATO DI PORTARE COME ESPIAZIONE. Pertanto soffro molto
quando non riveriscono o non riconoscono papa Benedetto per quello che
veramente è, è stato e mi auguro anche sarà, non appena certe verità storiche
verranno a galla col tempo. Anche adesso che è vecchio, malato e vicino al
giudizio di Dio, anziché rifugiarsi tranquillo in un eremo come si era proposto
all’inizio, davanti al pericolo che stava incombendo sulla Chiesa con la nomina
inaspettata di Bergoglio, ha ritenuto opportuno rimanere fedelmente in Vaticano
per il bene della Chiesa, come punto di riferimento per i cattolici
disorientati, disposto ad incassare tutti i colpi e le umiliazioni, pregando e
offrendo questo suo martirio silenzioso ed eroico come riparazione per tutta la
Chiesa.
Termino dicendo che qualche mese prima che mons. Livi mancasse,
non per covid ma a causa di una malattia incurabile sopraggiunta
all’improvviso, (aveva quasi 81 anni) andai a Roma a trovarlo per riconciliarmi
con lui dopo queste diatribe avute tra noi due, e ci riconciliammo, grazie a
Dio, e pregammo insieme la Madonna e l’Arcangelo San Michele. Ma quando pensai
di osare toccare con molta circospezione l’argomento “papa Ratzinger” nella
speranza che si riconciliasse anche con lui, non ci fu verso! La sua improvvisa
reazione violenta mi preoccupò. Allora rimasi zitta e lo affidai in cuor mio alla
Madonna e a San Giuseppe, Patrono della buona morte, perché tenessero conto
della sua buona fede e del suo desiderio sincero di verità, anche se non sempre
ci è dato di poter conoscere e giudicare tutti i risvolti misteriosi di tutti
gli eventi storici, soprattutto quelli che hanno a che fare con l’intima coscienza
di autorità speciali, come i Papi, i quali spesse volte, ricattati da poteri
forti che minacciano ritorsioni non contro di loro ma contro altri innocenti, non
sempre sono liberi di agire come vorrebbero e ancor meno hanno la possibilità
di manifestarlo. Dobbiamo intuirlo noi alla luce dello Spirito Santo per
poterli difendere e sostenere nelle prove terribili a cui sono sottoposti.
Ho pensato di rilasciare questa testimonianza, per quanto
potrà valere, perché sono molto amareggiata che mons. Antonio Livi, nel suo
ultimissimo scritto prima della morte “Eresia al potere” sia scivolato
maldestramente in un errore di valutazione gravissimo, a mio avviso, mai
rettificato in seguito, che è quello di tacciare di protestantesimo quasi tutta
la dottrina robusta, fedele e ortodossa del nostro carissimo papa Benedetto
XVI. Purtroppo questa sua scelta avventata potrebbe non fargli onore col tempo,
come invece lui meriterebbe per tutta la sua profonda e acuta ricerca
metafisica alla luce del grande S. Tommaso D’Aquino, il grande dimenticato.
Il secondo professore che, assieme ad altri di cui non
parlo per non dilungarmi troppo, ebbe pure tanto fascino, diciamo così, nella
mia formazione giovanile e anche oltre, è un laico di vasta cultura noto
all’opinione pubblica per i suoi interventi, il prof. Roberto de Mattei docente di storia moderna e incaricato
di vari compiti di responsabilità a livello sociale che ho avuto l’opportunità
di conoscere personalmente, leggere e frequentare attraverso la sua
associazione culturale “Lepanto” e altre numerose iniziative con riviste,
conferenze, video trasmissioni ecc. con le quali da decenni compie un importante
apostolato a vasto raggio.
Di quest’ultimo ho letto anni fa anche il suo volume
“Il Concilio Vaticano II” una storia mai scritta, della Lindau pubblicato nel
2010, che ho trovato interessante e ben documentato nel mettere in evidenza, da
bravo storico, soprattutto i deplorevoli retroscena del Concilio che va
comunque sempre letto alla luce della fede e della provvidenza di Dio che
conduce gli eventi della storia intrecciando le nostre povere azioni con la sua
misteriosa volontà. A mio avviso, comunque, trovo che il libro del prof. de
Mattei, spesso molto polemico col Concilio e minuzioso nella descrizione di
fatti poco edificanti, andrebbe completato con la lettura di quello del prof.
Fontana, perchè scritti da due angolature diverse, dello storico da una parte,
e del filosofo, esperto di dottrina sociale della Chiesa, dall’altra, allo
scopo di offrire un panorama più soprannaturale anche davanti alle vicende
umane più terra terra.
Molti studiosi ritengono che non è una novità assoluta
il fatto che i più importanti Concili abbiano creato una specie di terremoto
nella Chiesa, dove le successive fasi di assestamento richiedevano tempo e pazienza
prima di decidere di buttare tutto al macero creando divisioni e fratture. Pensiamo ad esempio al Concilio Vaticano I
sotto Pio IX, (1846-1878) dove i Padri Conciliari nel “legiferare” circa il
dogma tanto combattuto dell’infallibilità del Papa, (dopo la proclamazione indiscussa
del dogma dell’Immacolata Concezione nel 1854 grazie alla forza di Pio IX), si
erano barcamenati per parecchi anni con un alternarsi di pareri contrastanti,
fino ad essere costretti a una veloce decisione perché incalzati dall’avanzare
delle truppe italiane che, attraverso la Breccia di Porta Pia, posero fine, non
solo al potere temporale dei Papi (1870) ma anche a tutte le loro controversie,
in mezzo allo sconcerto di tutto il mondo cattolico che subì un tale trauma da
far pensare che ormai la Chiesa era giunta al suo definitivo traguardo. Non fu
una disfatta clamorosa, umanamente parlando, anche il Concilio Vaticano I?
Questo a
dimostrazione che le lobby occulte avverse alla Chiesa cattolica non sono nate
dal famoso 1962 ma erano in agguato già da molti secoli nell’intento di
distruggerla, anche se è normale pensare che abbiano colto l’occasione dell’apertura
del Concilio Vaticano II per infiltrarsi astutamente nei posti di comando scatenando
in pochi anni le furie di tutti i diavoli dell’inferno.
MASSONERIA, COMUNISMO
E VATICANO II. L’assalto delle forze massoniche alla Chiesa
cattolica è iniziato molto tempo prima del Vaticano II, come dicevamo, dal
momento che perfino Leone XIII alla fine del 1800 (1878-1903) ha avuto una
visione terribile, come da sua testimonianza, dei diavoli che assaltavano San
Pietro tanto che ha scritto quella supplica all’arcangelo San Michele da
recitare alla fine di ogni Santa Messa.
Ma è stato soprattutto a seguito della devastante
“Rivoluzione di ottobre 1917” che ha dato vita al cosiddetto “Comunismo” in
Russia contro gli zar in nome di una falsa libertà, che il vero volto del
comunismo si è manifestato nel suo terribile aspetto persecutorio contro la
Chiesa, per quel suo fondo di ateismo e di marxismo che ha portato alla morte
milioni di cristiani non disposti a cedere ai ricatti di un regime malvagio e
senza scrupoli, in pratica satanico. Lo stesso regime comunista che ha offerto
la mano alla massoneria per lavorare insieme, ma da postazioni diverse, con l’unico
obiettivo: la distruzione del cristianesimo e della Chiesa cattolica.
La Chiesa infatti aveva sempre condannato
pubblicamente il comunismo tanto da definirlo “intrinsecamente perverso”,
soprattutto con l’enciclica di Pio XI “Divini Redemptoris” e l’enciclica di Pio
XII, “Ad Apostolorum Principum”. Un decreto
del Sant’Uffizio nell’aprile del 1959, aveva ribadito la validità della
scomunica del 7 gennaio 1949 voluta da Pio XII diffidando tutti coloro che
collaboravano con il comunismo. Ma
avvenne all’improvviso una svolta.
IL CONCLAVE
DEL 1958 Nell’ottobre 1958 morì papa
Pacelli e gli successe Giovanni XXIII che il 25 gennaio 1959 annunciò la
convocazione di un Concilio, a completamento del precedente promosso da Papa
Pio IX rimasto incompiuto a causa delle vicende del 1870, nuovo Concilio che
Papa Roncalli definì “Vaticano II” per distinguerlo dal precedente definito
Concilio Vaticano I.
Sotto la spinta di papa Giovanni XXIII, forte della
sua esperienza come Legato Pontificio in Bulgaria e a Istanbul e in altri paesi
comunisti o islamici, dove aveva cercato di instaurare un dialogo con i non
cristiani, ebbe così inizio il Concilio Vaticano II nel 1962 che doveva essere “Pastorale”
al quale però venne dato in seguito una connotazione particolare e del tutto
diversa che subito venne recepita positivamente dai fedeli: l’accettazione
incondizionata della realtà del comunismo senza più scomuniche né critiche, anzi
con la proibizione di parlare e di giudicare l’argomento allo scopo di far dimenticare
le atrocità commesse da Stalin, far cadere i muri di divisione e lotta reciproca,
mettere fine alle persecuzioni e cercare un’intesa pacifica tra le parti. In
pratica quello che continuano a fare anche le TV e i mass media di oggi che
parlano di tutte le atrocità vere o false, però mai di quelle comuniste tuttora
presenti in molte parti del mondo. Tutto questo programma, comunque, ha avuto
un “direttore d’orchestra” anzi due, ben definiti: un rappresentante altolocato
del Vaticano e uno altrettanto in alto della chiesa ortodossa russa.
L’ACCORDO DI
METZ. In vista della preparazione del Concilio che
prevedeva il coinvolgimento anche delle altre chiese cristiane non cattoliche,
ci fu un accordo segreto stipulato nella cittadina di Metz, nel nord-est della
Francia nell’agosto del 1962, tra il cardinale Tisserant, rappresentante del
Vaticano e il nuovo arcivescovo ortodosso di Yaroslav, mons. Nicodemo. In base
a questo accordo, il Patriarcato ortodosso di Mosca, strettamente legato al
Cremlino, avrebbe accolto l’invito di Giovanni XXIII di inviare i suoi rappresentanti
al Concilio, a un patto ben preciso: che
il Concilio si astenesse dal condannare il comunismo. (Jean
Madiran, “L’accordo di Metz” tra Cremlino e Vaticano con prefazione e commento
di Roberto de Mattei)
Fu in questo periodo che si profilò un nuovo clima di
disgelo tra la Chiesa e il Comunismo che diede vita alla “Ostpolitik” cioè la
politica di apertura del Vaticano ai paesi comunisti dell’est, sotto la
direzione dell’allora mons. Agostino Casaroli.
Giusto?
Sbagliato? Col senno di poi, alla
distanza di 70 anni dal comunismo che ha cancellato dalla nostra memoria i
fatti atroci del periodo Stalinista colpevole di aver ammazzato centinaia di milioni
di cristiani o contestatori del regime in Russia, nei paesi dell’Est Europa e
in tutto il mondo, forse non ci siamo ancora resi conto delle sue atrocità e
della perversione della sua natura diabolica (“Antoine Wenger, La persecuzione
dei cattolici in Russia, dagli archivi del KGB, Sanpaolo ed.” - “Autori vari,
il libro nero del comunismo, Ed. Mondadori” - “Thomas Grimaux, Il libro nero
delle nuove persecuzioni anticristiane, ed. Fede & Cultura ecc.), anche
perché in Italia non l’abbiamo sperimentato, grazie a Dio, sotto l’aspetto di
persecuzione violenta, probabilmente in forza degli accordi qui sopra descritti,
tuttavia le vere conseguenze di questa apertura si sono recepite in seguito
quando la mentalità comunista marxista cominciò a infiltrarsi non solo nella
Chiesa attraverso i catechismi dei ragazzi e degli adulti voluti dalla CEI,
così pieni di “vuoto” dottrinale per dare spazio solo all’aspetto sociale, ma
soprattutto dentro il parlamento, condizionando leggi e decreti all’insegna del
massimo rifiuto dei valori primordiali: famiglia, Vita, libertà di insegnamento
e via via adesso in una valanga di proposte da regime contro natura che
arrivano perfino a togliere la libertà di parola e di coscienza.
Quando nel 1974 ci fu il referendum sul divorzio e
ancora nel 1981 quello sull’aborto, che purtroppo ebbero un successo strepitoso
se si pensa che l’aborto vinse con il 68% dei voti dei cattolicissimi
italiani!! gli stessi laici si meravigliavano che quasi tutti i preti non
seguissero gli insegnamenti del Papa e che molti Vescovi preferissero il
silenzio piuttosto che la denuncia di questi peccati che hanno aperto un
baratro senza ritorno alle leggi immorali che ne sono seguite.
Papi eroici, come la voce tuonante di Giovanni Paolo
II, furono lasciati sempre soli a combattere perché erano boicottati da tutti,
perfino dai loro Vescovi, più comunisti dei comunisti. E ci domandiamo il perché adesso ci troviamo un governo italiano
che è il peggior regime comunista della storia d’Italia? E ci domandiamo perché
ci ritroviamo un Papa, vero o falso che sia, Bergoglio, ancora più comunista
dei peggiori comunisti cinesi, che non proviene certo dalla successione
apostolica, come si vuol far credere, ma dalle peggiori trame oscure
infiltratesi dentro la chiesa per demolirla meglio?
D’altra
parte un personaggio come Bergoglio che ha voluto togliere la prerogativa di “VICARIO
DI CRISTO” dall’annuario pontificio come si potrebbe definire e considerare, se
ha eliminato la peculiarità assoluta ed essenziale per poter continuare a pontificare
dal soglio di Pietro ed essere chiamato “Santo Padre”? Quello non è certo un semplice titolo onorifico, come
quello di monsignore o cardinale, ma fa parte intrinseca del mandato specifico
del “MUNUS PETRINUS” voluto da Gesù Cristo per il successore di San Pietro. A
testimoniare che neppure lui si è mai considerato e ancor meno si vuole
considerare papa! Ma solo Vescovo di Roma come sin dall’inizio ha proclamato. Perché è ormai assodato che l’unico vero
Papa vivente è ancora BENEDETTO XVI.
IL COMUNISMO
E LA MADONNA DI FATIMA. Questo fatto
dell’apertura al nemico di sempre della Chiesa, il comunismo, fu accolto da
molti con grande gioia, perché lo si interpretò come la fine delle persecuzioni
dato che a nessuno piace la guerra, evidentemente, e subito si pensava anche ad
una vittoria della Chiesa sul comunismo, mentre invece avvenne il contrario,
purtroppo, perchè il comunismo, da vero serpente diabolico, continuava a
diffondersi come macchia d’olio in molte Nazioni del mondo e come un tarlo
nella mente della gente, come adesso il virus, tanto che, sin dal suo sorgere
nel 1917 con la rivoluzione bolscevica, intervenne perfino la Madonna a Fatima,
a mettere in guardia la Chiesa sul pericolo enorme che incombeva sull’umanità a
motivo del comunismo.
Nei suoi pochi ma incisivi messaggi dati ai tre
pastorelli di Fatima nel 1917, la Madonna non parlò del pericolo di futuri
concili ecumenici manipolati, ne’ della riforma della Santa Messa da “Vetus a
Novus Ordo”, MA PARLO’ IN MODO ACCORATO DEL PERICOLO DEL “COMUNISMO” dando
indicazioni ben precise ai tre pastorelli di come era necessario che il Papa
facesse la consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria assieme a
tutti i Vescovi del mondo altrimenti il comunismo avrebbe invaso il mondo
provocando tanti disastri.
Non è nostro compito indagare qui sul fatto se è stata
o meno compiuta questa Consacrazione secondo i dettami della Vergine Maria, ma
siccome c’è una tendenza ormai diffusa a voler demonizzare tutto il
comportamento dei Papi anche in merito a questa consacrazione, è opportuno
almeno ricordare quanto grande fosse invece la devozione dei Papi verso la
Madonna di Fatima, tanto che tutti, da Pio XII in poi, si recarono una o due
volte a Fatima a rendere onore pubblicamente alla Madonna, ma di questi, in
particolare due Papi, Pio XII il 31 ottobre 1942 in Portogallo, e Giovanni
Paolo II il 25 marzo 1984 in San Pietro, affidarono pubblicamente alla Madonna con
una solenne cerimonia di consacrazione “la
Chiesa e il mondo intero, in particolare i popoli che per la loro situazione
sono particolare oggetto del tuo amore e della tua sollecitudine”.
Senza nominare però la Russia. Allora ecco riemergere la
solita contestazione: “Fu vera consacrazione o no?” Certo che il compito
affidato dalla Madonna al Papa di convocare a Roma i Vescovi del mondo intero con
la motivazione di consacrare tutti insieme al Cuore Immacolato di Maria la
Russia al fine di arrestare l’avanzata del comunismo nel mondo, strideva un bel
po’ con la loro mentalità razional-miscredente. Ma al di là di questa fondata supposizione,
i dubbi persistono soprattutto a motivo della situazione del mondo che sembra
essere sempre più sommerso dalla perversione, chiamala comunista, o atea, o
massone, o altro.
Un filo di speranza, tuttavia, si era aperto nel 1989
con il crollo del muro di Berlino, che ha praticamente frantumato l’onnipotente
URSS ma si tende a sottovalutare invece un evento molto bello che sta avanzando
a proposito della conversione della Russia: da quando Putin è al potere, che
piaccia o no, c’è stata una decisa e progressiva apertura verso la fede
cristiana, ortodossa per loro evidentemente, ma talmente ancorata alla
devozione della Vergine Maria, che questa sta mostrando la sua materna
risposta, tanto che proprio a Fatima ha promesso che la Russia si convertirà. E
pare che siamo sulla buona strada.
Sono state ristrutturate e riaperte al culto migliaia
di chiese e di monasteri che erano ridotti a caserme o magazzini o simili, la
statua della Madonna è stata ricollocata nel centro della piazza del Kremlino, è
stata ripristinata la libertà religiosa di culto e di cultura, nei suoi
discorso Putin fa spesso riferimento alla fede e ai valori cristiani,
ultimamente ha dichiarato che davanti all’avanzare minaccioso dei poteri oscuri
che vogliono decimare l’umanità, LUI E’ PRONTO A RISPONDERE CON FORZA!
A dimostrazione che non esiste un destino immutabile, una
profezia intangibile, perché fede e preghiera sono vere potenze che possono
influire nella storia e che alla fine la preghiera è più forte delle bombe, la
fede più potente delle divisioni. Eventi grandiosi potrebbero affacciarsi
all’orizzonte, ma non come si pensava da sempre, cioè la guerra tra Russia e
America, o tra questa e la Cina, BENSI’ TRA LE FORZE DELLE TENEBRE, CIOE’ DEL
DIAVOLO, E QUELLE DELLA LUCE, CIOE’ DI GESU’ CRISTO.
GIOVANNI
XXIII. Di solito col Concilio viene
nominato solo vagamente papa Giovanni XXIII (1959-1963), perché, pur essendo
nientemeno che il promotore del Vaticano II, lo ha solo inaugurato essendo
venuto a mancare solo dopo pochi mesi dal suo inizio, quando tutto sembrava,
come Lui stesso aveva dichiarato, una primavera promettente per la Chiesa. Pur
essendo stato accusato in seguito di aver compiuto una mossa falsa insistendo
per aprire un Concilio di quella portata e conseguenze con tutti i problemi che
ne sono seguiti, gli storici e i postulatori della sua causa di beatificazione sono
stati invece d’accordo nell’affermare che lo ha compiuto in piena buona fede, confidando
forse ingenuamente, com’era nel suo carattere ottimista e gioviale, che
l’intesa pacifica coi comunisti avrebbe portato pace e distensione a tutti. Lo
hanno definito “rivoluzionario” ma in realtà i veri rivoluzionari furono quei
Cardinali e Vescovi che hanno manipolato il Concilio contro la volontà degli
stessi Papi.
Come da sue dichiarazioni pubbliche, papa Giovanni
XXIII volle aprire il Concilio nell’unico intento di portare la Chiesa al passo
coi tempi, anche perchè la sua vita è rimasta avvolta nella semplicità, da vero
uomo di preghiera sincera e di grande fiducia in Dio soprattutto nel periodo
della malattia e della morte, come risulta anche dalla bellezza e profondità
del suo diario “Il giornale dell’anima”. Non è forse definita la Chiesa “Mater et
Magistra?” Proprio per questo deve saper parlare con il linguaggio dei tempi,
senza nulla togliere alla sua peculiarità soprannaturale e intoccabile che le è
stata conferita nientemeno che da Gesù Cristo. Questo era il concetto
principale di Giovanni XXIII e per questo è stato canonizzato, non certo per
aver aperto il Concilio, che poco o nulla ha da vedere con la prassi della
causa di canonizzazione.
E a nulla potrebbe servire il fatto di citare, come
sostegno delle teorie sedevacantiste la questione mai del tutto provata della
rinuncia al papato del Card. Siri nel 1958, sostituito poi in fretta con
Giovanni XXIII nello stesso conclave, per giustificare la loro voglia di
rinnegare tutto il Concilio, Papi compresi, perché, comunque siano andate le
cose, la nomina di Giovanni XXIII è pienamente legittima perchè votata
legittimamente dal Conclave, e anche se si volesse adesso procedere a una
revisione dei fatti, si finirebbe solo per fare il gioco del diavolo aumentando
le divisioni interne e le lotte fratricide di cui non c’è assolutamente bisogno.
PAOLO VI. Papa altrettanto discusso, vituperato, amato,
odiato, criticato, calunniato e chi più ne ha, più ne metta. Invece è stato un
grande Papa che si è trovato sulle spalle senza cercarlo il pesante fardello
del Concilio lasciatogli in eredità solo dopo pochi mesi dall’inaugurazione,
dal suo predecessore Giovanni XXIII, fardello che lui ha saputo portare con
vera fede ed eroismo in mezzo alle contraddizioni più accese piovutegli addosso
da ogni parte. Infatti il Concilio Vaticano II fu inaugurato da Giovanni XXIII
l’11 ottobre 1962 e fu chiuso da Paolo VI l’8 dicembre 1965.
Molti tradizionalisti si fermano scandalizzati davanti
alla “dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le religioni non
cristiane”, la famosa “NOSTRA AETATE” che sembra contenere eresie imperdonabili
mentre invece Paolo VI, dopo aver sottolineato il doveroso rapporto che si deve
avere anche con altre espressioni religiose in quanto iniziavano da allora
viaggi e collegamenti con l’estero che preludevano a una società multiculturale
che andava affrontata con coraggio e non ignorata, com’era stato fatto fino ad
allora, ribadiva con chiarezza all’inizio della stesura, verso il terzo
paragrafo, la sua fede indiscussa verso l’unica Verità che è Gesù Cristo: “La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto
è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto quei
modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in
molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non
raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini. Tuttavia essa annuncia, ed è tenuta ad
annunciare il Cristo che è “Via, Verità e Vita” (Gv.14,6) in cui gli uomini
devono trovare la pienezza della vita religiosa e in cui Dio ha riconciliato
con sé stesso tutte le cose. Essa perciò esorta i suoi figli affinchè, con
prudenza e carità, per mezzo del dialogo e della collaborazione con i seguaci
delle altre religioni, sempre rendendo testimonianza alla fede e alla vita
cristiana, riconoscano, conservino e facciano progredire i valori spirituali,
morali e socio-culturali che si trovano in essi.”
E mentre si accusava Paolo VI di modernismo, a motivo
dell’apertura alla nuova celebrazione liturgica della Messa con il NOVUS ORDO”,
lui per tutta risposta, ha composto uno splendido CREDO ANTIMODERNISTA che
dovremmo rileggere ogni giorno in ginocchio, ha parlato con coraggio del “fumo
di Satana” nel tempio di Dio che è la Chiesa, con un’altezza teologica e un
afflato di amor di Dio e della verità davvero esemplare.
Come non ricordare tra le sue sette profonde Encicliche,
quella più commovente in onore alla Santissima Eucaristia “Misterium Fidei?” E
quella sulla difesa del celibato sacerdotale “Sacerdotalis Celibatus”? Ma
l’ultima, la più impegnativa e difficile per pubblicare la quale ha combattuto
da solo contro tutti, forte dell’ispirazione divina e dell’incoraggiamento avuto
da Padre Pio che lui ha voluto consultare, la “HUMANAE VITAE” è stata la più straordinaria
perchè ha costituito per interi decenni il baluardo in difesa della Vita e
della Famiglia e che adesso, purtroppo, con l’avvento di Bergoglio, è stata
picconata fino alla totale distruzione, come tutto “l’Osservatorio” per la
famiglia voluto da San Giovanni Paolo II e tutto l’eroico pontificato del
martire perseguitato papa Benedetto XVI che ancora resiste a segnalare che il
vero, unico Papa è ancora e solo LUI, per volontà di Dio, ma appena osa
parlare, come si vede, i media lo fulminano, pertanto Lui deve farsi capire a
monosillabi o stare zitto.
LA GUERRA
TRA IL VETUS E NOVUS ORDO. Fra tutti
gli argomenti di contrasto scaturiti dal Vaticano II, a scatenare una vera
“guerra fratricida” fu la riforma liturgica voluta da Papa Paolo VI, nota con
nome di “NOVUS ORDO” in contrasto con quello di “VETUS ORDO” che risale a San
Pio V. Non è certo mio compito in questo contesto, anche perchè non ne ho la
competenza, di risalire ai “distinguo” liturgici, canonici, giuridici che
sembra siano alla base di questi contrasti, come l’impoverimento della liturgia
corrente a causa della eliminazione di alcune preghiere liturgiche basilari, di
alcuni gesti sacri che prima si ripetevano molte volte, come segni di croci,
genuflessioni, incensazioni, spostamenti di Vangelo a destra e a sinistra dell’altare
ecc. ma vorrei andare, forte anche del mio ricordo per quelle lezioni sul
“senso comune” che mi ha fatto apprezzare il citato e compianto mons. Livi, al
nocciolo pratico della questione, soprattutto dal punto di vista pedagogico,
che mi è più consono, senza la pretesa di addentrami in disquisizioni
metafisiche, teologiche o liturgiche che lascio agli esperti.
Quando all’inizio della nuova liturgia nei primi anni
diciamo 75/80 e anche oltre vedevo i più noti e accesi tradizionalisti veronesi,
ma anche i ragazzi del prof. de Mattei, che avevano iniziato una forte
battaglia per avere la loro Messa secondo la vecchia Liturgia (per poi
dividersi miseramente in gruppi anche tra di loro, a testimonianza che, fuori
di Pietro, c’è il caos), quando li vedevo fuggire dalla Chiesa davanti
all’avanzata del sacerdote sull’altare per la celebrazione della nuova Messa
che loro rifiutavano, e attendere fuori sul sagrato anche al freddo e al gelo
che la Messa arrivasse al momento della Comunione per poi rientrare con umiltà
a ricevere il Corpo del Signore nella Santa Ostia, mi sono veramente indignata!
Perché mi sono detta: “Ma se questi credono che la Consacrazione o
Transustanziazione durante la santa Messa sia valida anche nel nuovo rito,
altrimenti non farebbero neppure la Comunione, perché fuggono dalla chiesa in
quella maniera come se vedessero sopraggiungere il diavolo anziché il prete?”
Premetto che io non sono mai stata fanatica di nessun
rito speciale perché sono stata a pregare indifferentemente e in varie
circostanze, con la stessa fede sia con l’uno che con l’altro rito, con estrema
tranquillità, apprezzando sia l’uno che l’altro, perché certa del permesso che
il Papa ha concesso a entrambi riti. Per me bastava questo perché avevo la
consapevolezza che, se alcuni sacerdoti diciamo “ribelli” arrivavano al punto
da manipolare certe formule liturgiche quasi sfidando le “regole” dettate dai
Papi e dalla dottrina perenne della Chiesa, non era colpa del Concilio e ancor
meno dei Papi, ma si trattava di responsabilità strettamente personale o
comunitaria, se tali azioni provenivano anche da gruppi eversivi di
ecclesiastici.
Con l’andare del tempo, tuttavia, ho capito che, anche
dal punto di vista socio-pedagogico non era più possibile continuare con quello
stile antico perché del tutto fuori delle esigenze della comprensione del
popolo che, sia pure abituato fino ad allora ad avere la fede dei semplici
biascicando parole in latino senza capire, essendo allora il popolo ignorante
anche quando si parlava in italiano, adesso i tempi sono cambiati, c’è un maggior
livello culturale, la gente ha bisogno di capire chi e che cosa sta pregando
anche con il lume della ragione e non solo con la fede per evitare di cadere in
un pericoloso fideismo irrazionale. La gente vuole sapere che cosa recita il
sacerdote in silenzio durante il canone eucaristico per quasi mezz’ora mentre
il popolo distratto, per “ingannare l’attesa”, recitava il rosario o accendeva
una candela o cantava inni alla Madonna, o raccontava le proprie vicende col
vicino di banco, aspettando che arrivasse il momento della recita comunitaria del
Padre Nostro per fare poi la Comunione.
Questo impedimento alla partecipazione attiva al sacrificio eucaristico che si stava celebrando, senza sottovalutare l’aspetto del silenzio necessario per assaporare il “mistero salvifico”, doveva essere risolto perché la Messa non fosse considerata una questione privata fra il prete e Dio, una frattura incolmabile tra il sacerdote là sull’altare che se la vedeva a “tu per tu” con Gesù Cristo, e il popolo ignorante lasciato nel buio delle cattedrali all’oscuro di tutto a rispondere ogni tanto “AMEN!” Questa frattura la si è potuta superare grazie al coinvolgimento del popolo nella Liturgia e per merito di Paolo VI, dove le parole del sacerdote sono recitate tutte ad alta voce, delle quali alcune riservate esclusivamente a lui, in qualità di ministro di Dio che, da solo, può far da tramite da Dio e gli uomini, ma per le altre preghiere dovevano essere coinvolti anche i fedeli.
Anche perché, al di là di tutte le giuste considerazioni
che sono state esposte secondo cui bisognava lasciare che il mistero Cristico si
compisse nel silenzio più totale della liturgia ecc. ecc. la verità è che una
volta, vale a dire non solo dal 1570 in poi durante il pontificato di san Pio
V, ma sin dai primi tempi della Chiesa e fino al recente secolo scorso in cui
fu inventata la corrente elettrica, la gente era abituata a pregare al buio, al
freddo e in assoluto silenzio dentro le cattedrali enormi da dove non si vedeva
né il celebrate, forse appena l’altare, né ancor meno si percepiva la sua voce,
se non quando, girandosi verso il popolo e urlando a braccia aperte pronunciava
quel solenne “DOMINUS VOBISCUM”, quasi per richiamare l’attenzione distratta
della gente, che allora, raccogliendosi un po’, rispondeva all’unisono, “ET CUM
SPIRITO TUO”. E poi si continuava con il chiacchiericcio o coi canti fino al
momento della Comunione.
IL CASO LEFEBVRE. Quando si
parla di Paolo VI è inevitabile toccare anche il triste argomento dello scisma
della chiesa realizzato da mons. Lefebvre sotto il suo pontificato a seguito
delle sue drastiche prese di posizione contrarie a tutta la linea del Concilio.
Tentiamo qui una breve lettura anche alla luce delle molte testimonianze che
sono state mirabilmente sintetizzate e documentate nel libro “Il Concilio
restituito alla Chiesa” del prof. Fontana. Siccome non considero questa lettera
una sorte di “tesina” dove sono obbligatorie molte citazioni e note, ma una
semplice e doverosa apertura pubblica della mia anima a una delle autorità
della Chiesa che dimostra di amare e preoccuparsi veramente la Chiesa,
consiglio i miei lettori di documentarsi almeno sui libri citati all’inizio se
vogliono attingere con sicurezza alle vere fonti, oltre che ai documenti
ufficiali del Concilio che si trovano anche in Internet.
Paolo VI aveva sospeso a divinis il vescovo Marcel
Lefebvre nel 1976 per essersi ribellato a tutto il Concilio Vaticano II. Ma non
arrivò certo a questa dolorosissima decisione a cuor leggero, perché costituì
da sempre motivo di grande sofferenza per lui. Paolo VI cercò in tutti i modi
di dialogare, attendere, far riflettere l’interessato, tanto che la sospensione
avvenne quasi “in extremis” del suo pontificato cioè due anni prima della sua
morte che fu nel 1978, accelerata forse anche dalle spinte di quelle correnti
opposte che insistevano col Papa perché prendesse finalmente una ferrea decisione
contro il Vescovo “ribelle”. Il “problema Lefebvre” costituì per sempre una
dolorosa spina nel fianco anche dei pontefici successivi che mai gli chiusero
le porte in faccia dopo la realizzazione dello scisma, ma si attivarono in
tutti i modi per un ritorno alla sua piena comunione con Roma.
Certo, non si può dire che non ci fossero dentro il
Concilio dei motivi gravi per convincere Lefebvre a questo altrettanto per lui
doloroso passo di scissione, come infatti il libro del prof. de Mattei segnala
nei dettagli cercando di parteggiare per Lefebvre. Correnti di cardinali che si
contrastavano a vicenda, dichiarazioni ufficiali che venivano poi smentite non
si sa bene da chi, ecc. e pertanto, in mezzo a questo marasma di “sgambetti”
diciamo assai poco edificanti, quando si iniziò a “metter mano” alla riforma
della Messa, molti non lo accettarono e uno di loro, mons. Lefebre decise il
gran “distacco”. Torto? Ragione?
Tutti i grandi riformatori della storia della Chiesa o
sono diventati santi per essere riusciti a riformarla senza creare scismi, ma
con pazienza e molta preghiera e obbedienza al Papa legittimo, es. San
Francesco, Santa Teresa d’Avila, Sant’Ignazio, san Roberto Bellarmino, san
Carlo Borromeo, o sono diventati eretici-scismatici e nemici accaniti della
Chiesa e dei Papi come Lutero, il quale, sia pure animato da iniziale buon
intento di fare pulizia dentro la Chiesa caduta nel peccato di simonia con la
vendita delle indulgenze e altri peccati gravi, alla fine, mosso da ambizione
diabolica, nel creare quella frattura tuttora incolmabile della lacerazione a
tutto il Corpo Mistico di Cristo, ha finito per cadere anche lui negli stessi
peccati degli altri e anche peggio, lussuria, intrighi di corruzione per la
vendita dei beni della chiesa ai principi del nord Europa, tanto che è morto
disperato impiccandosi alla testiera del suo letto.
Si potrebbe dire che il paragone non calza affatto con
Mons. Lefebvre, anzi che è offensivo nei suoi confronti perchè lui si è
mantenuto fedele alla chiesa di sempre con una vita integerrima di fedeltà alla
vera ortodossia, dando vita a una comunità fiorente di sacerdoti e laici
arroccati soprattutto alla Santa Messa di San Pio V e al perenne Magistero
della Chiesa. Ma perché non alla Messa riformata di Gregorio Magno? O a quella
che celebravano i primi apostoli nelle catacombe?
Sta di fatto
che nella chiesa non funziona la prassi che si usa per le aziende di questo
mondo o nella politica: finchè le cose filano nell’onestà secondo il mio
criterio e il “regolamento ufficiale”, tutto bene, altrimenti tolgo il mio
consenso e creo “la mia chiesa” pulita e integerrima contro la tua corrotta e
perversa. NO! Nella Chiesa cattolica non funziona così!
Perché nella Chiesa vige, almeno dovrebbe essere così
per chi vive un intimo rapporto con Dio alla ricerca della santità, quella
visione soprannaturale anche davanti alle sofferenze, alle sconfitte,
umiliazioni, tradimenti che porta a comprendere che è necessario, per la nostra
purificazione personale, per la salvezza delle anime e dello stesso progetto
che alberga orgogliosamente nel nostro cuore come fosse la soluzione di tutti i
problemi, è necessario passare attraverso quella croce del rinnegamento di sé,
che è meritoria davanti al cospetto di Dio, e che spesso è fatta dalle
umiliazioni e contraddizioni che arrivano dagli eventi per volontà di Dio.
E’ necessario prima o poi sperimentare, per chi vuole
raggiungere la santità, quel “morire a sé stessi” come il chicco di grano
sepolto nel terreno che però, una volta maturato al crogiolo della sofferenza e
della fede in Dio, rinasce poi con efficacia divina come pianticella verde e
rigogliosa portando linfa e nutrimento a tutto il Corpo Mistico di Gesù Cristo.
Nessuno nella chiesa può arrogarsi il diritto di affermare “adesso arrivo io e
sistemo tutto io” perché i veri “riformatori” o “fondatori” se li sceglie solo
Gesù Cristo e spesso li sottopone prima a dure prove, anche a quella di
arrivare ad abbandonare, se necessario, ogni loro progetto o fondazione o
missione per fare sempre e solo la volontà di Dio, anche quando costa lacrime e
sangue. Questo è il vero cristianesimo, questo è ciò che vuole Gesù Cristo per
il bene della Chiesa e per la salvezza delle anime che è lo scopo primario
della nostra vita. Altrimenti, per quante cose meravigliose abbiamo potuto fare
al mondo, se non salviamo l’anima, abbiamo fallito tutto.
PONTIFICIA
COMMISSIONE “ECCLESIA DEI”. Quando
mons. Lefebvre continuò imperterrito per la sua strada, nonostante la
sospensione a divinis, ma addirittura dichiarò di voler consacrare quattro
Vescovi tra i sacerdoti da lui ordinati, intervenne drasticamente anche
Giovanni Paolo II nel tentativo di farlo desistere da questo passo, ma davanti
all’ostinazione di mons. Lefebvre che aveva quasi il sapore di una sfida contro
il Papa e la Chiesa, non restò altra scelta a Giovanni Paolo II che infliggere un’eloquente
scomunica per l’atto scismatico a Lui e agli altri vescovi illecitamente
ordinati. Inutile si rivelò anche l’intervento di mediazione dell’allora
Prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede, il card. Ratzinger il
quale il 29 giugno, alla vigilia dell’illecita ordinazione, aveva inviato a
Lefebvre un telegramma quasi disperato: “Per amore di Cristo e della sua Chiesa, il
Santo Padre ti chiede paternamente e fermamente di partire oggi per Roma, senza
procedere il 30 giugno con le ordinazioni episcopali che hai annunciato”.
Le ordinazioni invece si svolsero.
Giovanni Paolo II prese atto con grandissima
sofferenza di questa notizia a cose ormai avvenute, tuttavia non inveì contro
Lefebvre ma con occhio davvero paterno e commovente, volle fare un ulteriore
passo verso una eventuale, futura possibilità di riconciliazione lasciando sempre
aperta una “porta di sicurezza” nei loro confronti. A tale scopo istituì la
Pontificia Commissione “Ecclesia Dei” che aveva lo scopo di tenere vivo un
dialogo nel reciproco rispetto tra la Chiesa ufficiale e gli appartenenti alla
Fraternità, facendo loro anche delle concessioni straordinarie, a tal punto da permettere
di conservare le proprie tradizioni liturgiche, cerimonie, apostolato,
strutture, in primis la possibilità di continuare a celebrare la Messa col “Vetus
Ordo” secondo il rito di san Pio V. Più
di così che cosa avrebbe potuto fare il Papa?
Sia papa Giovanni Paolo II che il successore papa
Benedetto cercarono di assecondarli in tutti i modi, anche perché non
ignoravano le loro giuste ragioni davanti a tanti errori e abusi commessi.
Chiedevano solo l’accettazione e sottomissione all’autorità papale, per poter
continuare con pazienza, insieme al Papa la lenta ma sicura ricostruzione di
quella buona parte del Concilio rimasta fedele perché, col sostegno dei laici
fedeli, col gruppo di mons. Lefebvre e di tutti i vari gruppi tradizionalisti sparsi
qua e là, sarebbe stato molto più facile anche per i Papi quella faticosa ma
non impossibile opera di ricostruzione della parte sana del Concilio.
MOTU PROPRIO
“SUMMORUM PONTIFICUM”. Papa Benedetto
XVI, subentrato al trono pontificio, continuò a tenere aperta, la stessa porta ai
Lefebvriani voluta dal suo predecessore, anzi si può dire che gliela spalancò
nella speranza mai tramontata di vederli varcare quella fatidica e benedetta
soglia! Il 7 luglio 2007, scrisse il “Summorum Pontificum”, una lettera apostolica in forma di "Motu proprio" con
indicazioni per la celebrazione pubblica della messa cosidetta “tridentina” che
aveva lo scopo, non in contrasto con il Concilio, di favorire ancor di più la
comunione con tutti quei fedeli che non avevano pienamente accettato le
innovazioni introdotte in ambito liturgico dopo il Concilio. Questa apertura
non solo non ottenne il loro riavvicinamento all’unità della Chiesa, ma scatenò
un putiferio nel mondo cattolico progressista che accusò papa Benedetto di non
aver ottemperato fino in fondo alle “innovazioni” del Concilio.
Nonostante questi contrasti da parte della corrente
progressista che non tollerava concessioni nei confronti di chi aveva
caparbiamente rifiutato di accettare il Concilio, papa Benedetto, con un gesto
di grande coraggio e assumendosi tutta la responsabilità, nella speranza di
riportare la “Fratenità” in seno alla vera Chiesa cattolica, decise di togliere
la scomunica ai Vescovi illecitamente ordinati. Ma questo suo gesto diciamo
pure paterno di apertura e di perdono, anziché provocare nella controparte
un’umile reazione di riavvicinamento e di gratitudine, scatenò ancor di più in
loro un meccanismo di orgoglio, perché
si sentirono ulteriormente confermati nelle loro posizioni a tal punto
da rifiutare qualunque altro dialogo o segno di riconciliazione.
Papa Benedetto, nel 2009 con il Motu Proprio “Ecclesiae unitatem” riorganizzò la struttura della Pontificia Commissione “Ecclesia Dei” voluta da Papa Giovanni Paolo II, mettendola sotto la presidenza del Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, sempre nell’intento di avviare un dialogo di riavvicinamento costruttivo con i seguaci di Lefebvre, visto che il fondatore della Fraternità morì il 25 marzo 1991.
Ma del tutto inutili si rivelarono anche questi tentativi al limite delle possibilità previste dal codice di diritto canonico, come segno del grande cuore di papa Benedetto prima di abbandonare al loro destino questi figli dalla dura cervice.
Più recentemente, papa Francesco, con una Lettera apostolica in forma di motu proprio, affermando di voler trasferire le competenze della Commissione Pontificia “Ecclesia Dei” alla Congregazione per la Dottrina della Fede, in realtà ha soppresso del tutto questa benemerita Commissione voluta da Giovanni Paolo II per il recupero dei Lefebvriani, affidando la direzione del rapporto con la fraternità alla direzione del gesuita Luis Francisco Ladaria Ferrer. Auguri.
GIOVANNI
PAOLO II. Morto Paolo VI, le critiche
si spensero per un po’ anche a motivo dello shoc nel mondo cattolico per la morte
improvvisa e inspiegabile di papa Luciani, Giovanni Paolo I, trovato
misteriosamente senza vita nel suo letto, finchè l’entusiasmo dei fedeli tornò
a scoppiare dopo la nomina di un Papa venuto nientemeno che dall’Est, che aveva
dunque molte cose da insegnarci anche per esperienza personale di lotta e di
persecuzione antifascista ma soprattutto anticomunista, dal momento che
entrambe le postazioni hanno alla fine la stessa radice di violenza grazie alla
quale possono governare e dominare all’insegna del terrore.
Molto abbiamo già detto di questa figura davvero
grande nella storia della Chiesa, anche per il numero degli anni di
pontificato, 27 che gli diedero il tempo di comporre ben 14 meravigliose
encicliche tra cui in particolare la “Redemptor hominis”, la “Veritatis splendor”,
la “Fides et ratio” che purtroppo sono
state per lo più ignorate e io sfido i Prelati di adesso, a parte i
tradizionalisti che si sono fermati al catechismo di Pio X, a dichiarare se le
hanno mai lette, soprattutto col clima che continua a imperare contro i veri santi
Papi del Concilio.
Infatti siamo stati tutti indotti a criticare come
grande scandalo il famoso bacio del Corano che si rivelò poi un architettato
fotomontaggio tridimensionale, o l’incontro interreligioso di Assisi come fatti
gravissimi degni quasi di abdicazione al papato, fatti che possono essere
discutibili sul piano pastorale, come altre iniziative di molti altri Papi del
passato che, dal punto di vista politico o religioso, spesso non ne azzeccavano
una, ma non per questo cessavano dall’essere Papi con tutta la loro
autorevolezza, non trattandosi di questioni inerenti alla fede e vincolanti
come “ex cathedra”, mentre dal Concilio in poi sono stati fatti solo oggetto di
critica acerba se non di autentica persecuzione contro di loro. Ma quante
proteste e falsità e calunnie e menzogne anche contro San Giovanni Paolo II, di
cui i responsabili, UOMINI DI CHIESA E CONSACRATI DOVRANNO RENDERE CONTO A DIO.
Come non ricordare l’insistenza eroica con cui papa
Giovanni Paolo II non si risparmiava nel chiedere alla nuova Commissione
Europea di inserire l’articolo che parlasse delle RADICI CRISTIANE DELL’EUROPA,
che era un fatto dovuto, assodato, storico, testimoniato ecc. ma che invece
venne totalmente ignorato dalla maggioranza di quella massoneria di gente che
componeva la Commissione. Ricordo che ad ogni Angelus non tralasciava mai di
insistere pubblicamente su questo punto, nella speranza che tenessero conto di
questa sua esortazione, arrivando perfino ad umiliarsi davanti alla caparbietà
del loro rifiuto che sapeva quasi di rivincita luciferina.
Papa Giovanni Paolo II era di molta preghiera tant’è
vero che il suo segretario lo trovava spesso di notte inginocchiato o
addirittura steso a terra davanti al tabernacolo con le braccia in croce a
supplicare Gesù per la sua Chiesa. Purtroppo per scampare a un secondo
tentativo di morte, si vide costretto a diffondere la parola di Dio non tanto
dal Vaticano, ma in giro per il mondo e dovunque egli andasse entusiasmò gli
animi di tutti, giovani e vecchi, all’insegna di quel suo grido di amore “APRITE!
SPALANCATE LE PORTE A CRISTO”, solo Lui sa cosa c’è nel vostro cuore… Grande
Papa, Santo Papa non amato dai cattocomunisti ma neppure dai soliti
“integralisti” puri, santi e detentori della verità assoluta che dovranno
rendere conto a Dio della loro durezza di cuore.
PAPA
BENEDETTO XVI. Molti affermano che
papa Benedetto, con la sua nomina al soglio pontificio ha prolungato il
pontificato di Giovanni Paolo II di cui lui era
diciamo così, il “braccio destro” nascosto dal quale passavano prima di
firmarle, come esperto teologo, tutte le encicliche e le varie esortazioni di Giovanni Paolo II perché non
si notava alcuna differenza tra le precedenti e le sue, quelle di papa
Benedetto, ad esempio la famosa “Charitas in veritate” o “Porta Fidei”, che
elevano l’anima al cielo tanto sono belle, chiare, incisive, profonde, intrise
di amor di Dio, della Chiesa e della anime.
Certo, occorreva fare un doveroso e impegnativo distinguo
tra il “Vero Concilio” e quello proposto dalle correnti moderniste che lo
avevano manipolato e tradito, come papa Benedetto più volte aveva ribadito, proponendo
il suo metodo teologico che consisteva essenzialmente nel cercare di conciliare
i due opposti, vale a dire i difensori del teocentrismo, da una parte, e dell’antropocentrismo
dall’altra, allo scopo di mettere DIO AL CENTRO DELL’UNIVERSO perché da questa
azione l’uomo avrebbe perso assolutamente nulla, anzi, ritrovava la sua vera
identità, libertà e felicità. L’operazione inversa, invece, com’è avvenuto purtroppo
con assoluto disprezzo delle esortazioni di papa Benedetto, cioè DI METTERE
L’UOMO AL CENTRO DELL’UNIVERSO, in pratica il cosiddetto “Nuovo umanesimo” come
mossa risolutiva per tutti i problemi, giunto al suo grado di esasperazione massima
al giorno d’oggi, è stato quello che ha determinato lo sfacelo progressivo di
tutta l’umanità che aveva spodestato il suo Dio per intronizzare sé stessa.
E quante volte ci esortò a non cadere nelle reti del “RELATIVISMO”
che era alla base di tutti gli errori che stavano avanzando in modo
spropositato anche attraverso leggi civili inique contro natura o
interpretazioni soggettive della Sacra Scrittura, e dai quali Egli voleva
metterci in guardia perché prevedeva il crollo generale di qualunque pilastro
fondante del diritto sia civile che ecclesiastico, come infatti sta accadendo
adesso.
Eccellenza, non posso tacere il mio disappunto circa
alcune osservazioni negative da lei manifestate a proposito di Papa Benedetto,
non solo a motivo delle sue dimissioni da lei giudicate come “sciagurata scelta di abdicare al Soglio
pontificio”, ma soprattutto perché, sempre da sua lettera inviatami “Joseph Ratzinger fu protagonista del
Vaticano II nelle schiere dei progressisti (…) e pertanto si potrà comprendere
tutto meglio quando verranno alla luce i fatti che hanno portato a queste
dimissioni”.
Che sia stato protagonista del Vaticano II nelle
schiere dei progressisti è solo una diceria infondata e inammissibile. La
nomina di Papa Ratzinger è stata segnata subito dalla sofferenza perché accusato
da parte dei modernisti di rigidità dottrinale e mancanza di apertura alle
istanze del mondo, mentre da parte dei cosiddetti “tradizionalisti” era
ferocemente accusato di filo protestantesimo, di simpatizzare per le dottrine
Rahneriane, basandosi solo sul fatto che, da giovane e da bravo tedesco,
propendeva per le dottrine di questi suoi connazionali teutonici, è vero, ma
poi, soprattutto da quando venne nominato Prefetto della Congregazione per la
dottrina della Fede, ha dato bruscamente un cambio di rotta fenomenale in
favore della piena ortodossia, altrimenti papa Giovanni Paolo II si sarebbe
guardato bene dal tenerlo sempre al suo fianco come Prefetto della
Congregazione per la dottrina della Fede, e ancor meno gli avrebbe affidato la stesura delle sue preziose Encicliche, sia pure da lui revisionate e firmate prima della pubblicazione.
Scrive a tale proposito il teologo domenicano padre
Cavalcoli nell’introduzione al suo libro citato: “Il teologo gesuita Karl
Rahner (1900-1984), perito del concilio ecumenico Vaticano II, nell’immediato
post concilio si procurò la fama di uno dei più grandi teologi e interpreti del
Concilio, in netto contrasto con altri teologi eminenti, quali Cornelio Fabro,
Lakebrink, il card. Parente, il card. Ratzinger, Von Balthasar ecc. i quali
tutti segnalarono le gravi insidie contenute nel sistema rahneriano perchè
presentavano il Concilio come elemento di rottura con la tradizione passata e
non di continuità, andando alla fine d’accordo con gli ultratradizionalisti
nella loro visione di opposizione totale all’autorità del papa”.
Anche durante la sua carica di Prefetto della
Congregazione per la dottrina della Fede il card. Ratzinger ha scritto,
esortato e firmato centinaia di documenti del Magistero ordinario che sono di
una profondità e fedeltà edificanti. Ne cito qualcuno:
·
La splendida “DOMINUS JESUS” L’unicità e
l’universalità salvifica di Gesù Cristo e della Chiesa. Tanto contestata
dall’ala progressista!!! Anno 2000
·
“Circa la recezione della Comunione
eucaristica da parte di fedeli divorziati risposati” firmata da Ratzinger e approvata da Giovanni
Paolo II Anno 1994
·
“Alcuni aspetti della meditazione cristiana davanti
al proliferare delle meditazioni orientali” lettera ai Vescovi anno 1990
·
“Libertà cristiana e liberazione sulla parola
di Gesù “La verità vi farà liberi”. Anno 1986
Sfido
chiunque a trovarmi dei passaggi di sapore protestante o progressista in queste
e altre dichiarazioni del genere. Non posso dire di essere esperta in questa
analisi come voi Prelati, ovviamente, dove trovate, quando volete, anche la
pulce nel pagliaio, tuttavia credo che quel “sensus Fidei” che ha conservato il
popolo di Dio semplice e buono, sia ancora valido per saper distinguere almeno la
verità dall’errore.
Se nella vita passata di certi Papi, come per molti
santi o per molti di noi che ci professiamo credenti, ci possono essere stati
degli errori di vario genere, l’importante è che poi, lungo il cammino, ci si
converta e si torni davvero alla dottrina e alla fede come Gesù ha voluto.
Anche perché Gesù ha garantito l’infallibilità del Suo Vicario in questioni di
Fede, ma non la sua impeccabilità, come sappiamo. Altrimenti neppure potremmo
leggere le “Confessioni” di Sant’Agostino per essere egli stato tra le fila dei
manichei da giovane, come neppure le opere contemporanee di Vittorio Messori,
che fino a qualche decennio fa si dichiarava ateo convinto.
“Papa Benedetto Ha dato le dimissioni in modo
scriteriato o scellerato” Come Lei afferma? Papa Benedetto è stato spinto verso
una tale emarginazione persecutoria che, arrivato a dover scegliere se fare il
Vicario di Gesù Cristo a pieno titolo, o “lo zimbello” dei poteri forti e
occulti all’interno della Chiesa, è stato costretto a intraprendere l’unica via
della fuga, ma compiuta in modo da rimanere
in Vaticano vestito di bianco come Papa emerito, allo scopo di poter conservare
il “Munus Petrino” per far capire ai fedeli che Lui c’è! CHE È LUI IL PAPA, E
RIMANE PAPA FINO ALL’ULTIMO SUO RESPIRO.
VERA
PERSECUZIONE CONTRO PAPA BENEDETTO. Contro
Papa Benedetto XVI è stato aizzato un intero esercito ribelle infernale, tutti
i media contro, i suoi Vescovi tedeschi che ritiravano la mano mentre lui,
umilmente, gliela porgeva nelle visite ufficiali; quelli dell’Università “La
Sapienza” gli hanno impedito di entrare e di parlare; quelli dell’incontro di
Ratisbonne, dopo il discorso su Maometto, a poco lo volevano bruciare vivo,
capitananti da quell’Iman amico di Bergoglio; quelli che gli hanno sottratto i
documenti dalle sue stanze private facendolo passare per un demente sprovveduto;
quelli che lo hanno accusato di appoggiare i preti pedofili mentre lui è stato
l’unico papa a prendere drastiche misure contro costoro…
Lo vogliono far tacere su tutto perchè non fa in tempo
a difendere la vera dottrina come la difesa del celibato sacerdotale, o della
vita o della famiglia o della santa Liturgia che subito lo minacciano di
ritorsioni, o lo deridono o lo boicottano in modo irriverente con
un’umiliazione pubblica davvero grave, poveretto! Lo stanno accerchiando da tutte le parti,
tanto che gli modificano perfino i libri, laddove a un certo punto qualcuno ha
scritto che lui è in piena sintonia con papa Bergoglio apponendo anche
fotomontaggi falsi. Ma chi ama
sinceramente Gesù Cristo, come fa a non capire queste manovre occulte volute
dal diavolo contro un eletto di Gesù Cristo?
Quando vedeva, ad esempio, rientrare dalla finestra
perché appoggiati dai poteri occulti quei teologi poco affidabili che lui aveva
fatto uscire dalla porta in silenzio per non creare scandalo, (come ci è stato
narrato da testimoni diretti) senza poter obiettare nulla perché rimasto solo e
senza appoggi… cosa poteva fare il Papa? IL PAPA È QUELLA GRANDE AUTORITÀ CHE,
DA SOLA, SENZA IL COLLEGIO CARDINALIZIO E VESCOVILE, NON PUO’ FARE
ASSOLUTAMENTE NULLA O BEN POCO, SE NON PREGARE E DARE BUON ESEMPIO O AL LIMITE
DIMETTERSI PIUTTOSTO CHE ESSERE COSTRETTO A TRADIRE IL SUO MANDATO, LA SUA FEDE
IN GESU’ CRISTO. Lo sappiamo che si tratta di eventi eccezionali nella storia
bimillenaria della Chiesa, di cui il più famoso quello di Papa Celestino V,
tuttavia è scontato che anche noi stiamo vivendo un periodo storico della
storia della Chiesa davvero eccezionale, se non addirittura traumatico, dove
non ci si meraviglia più di nulla, purtroppo e siamo ancora pronti ad
aspettarci il peggio.
VERSO UN
NUOVO RITO COMUNE. Sta di fatto che
l’argomento “Liturgia nella Chiesa” è sempre stato il faro luminoso per papa
Benedetto sul quale voleva continuare a lavorare, almeno come poteva, anche dalle
stanze del suo isolamento. Infatti, consapevole della necessità di
“riconciliare” diciamo così, in un unico rito, le due parti avverse dentro la
Chiesa, “Vetus e Novus Ordo”, pensò ad un nuovo Rito liturgico che
sintetizzasse e riunisse gli aspetti liturgicamente, canonicamente e giuridicamente
migliori esistenti nei due riti citati perché, scriveva, mai la liturgia deve
diventare lo stendardo di un partito contro l’altro perché nella chiesa non
devono esistere partiti.
Pertanto il papa emerito Ratzinger d’accordo col card.
Robert Sarah prefetto del Dicastero del Culto e dei Sacramenti, e confortati dal
consenso in quel momento di papa Francesco, diedero vita nel 2017 a una
dichiarazione dal titolo “PER UNA RICONCILIAZIONE LITURGICA. VERA RIFORMA DELLA
RIFORMA”, con cui mettevano in risalto la necessità di “un rito romano
unificato che accorpi il meglio dei due riti preconciliari e postconciliari”,
fatto che esprime tutto l’amore di papa Benedetto per la Liturgia della Messa,
di cui riporto una sua frase: “Le due
forme liturgiche fanno parte della medesima “lex orandi”. (…) la cattiva
interpretazione della riforma liturgica che è stata a lungo propagata nel seno
della Chiesa cattolica ha portato sempre di più a mettere al primo posto
l’aspetto dell’istruzione e quello della nostra attività e creatività. Il
“fare” dell’uomo ha quasi provocato l’oblio della presenza di Dio. L’esistenza
della Chiesa prende vita dalla celebrazione corretta della Liturgia. La Chiesa
è in pericolo quando il primato di Dio non appare più nella liturgia e, di
conseguenza, nella vita. La causa più profonda della crisi che ha sconvolto la
Chiesa si trova nell’oscuramento della priorità di Dio nella liturgia.”
Sfido chiunque ad affermare che si tratta di
dichiarazione progressista o protestante. Coloro che continuano ad accusare di
questo papa Benedetto XVI senza mai aver letto almeno qualcuna delle sue
meravigliose encicliche, potrebbero rischiare di giocarsi l’anima all’inferno
per grave calunnia.
Segue poi il consiglio di apporre sull’altare “coram
populo” se non si può tornare a quello “ad orientem” almeno una grande croce
come punto di riferimento per tutti, fedeli e celebrante, così almeno avremo in
qualche modo il nostro “Oriente cristiano” a cui guardare, non il sole ma il
crocifisso come punto di riferimento.
Per quanto riguarda invece la questione degli spazi di
silenzio o di preghiera comune, il papa emerito si augurava di poter lavorare a
una soluzione equilibrata da ambo le parti cercando di aprire degli spazi di
silenzio contemplativo anche nel Novus Ordo. E concludeva “dobbiamo ritrovare il senso del sacro (…) perché più che una “riforma
della riforma” si tratta di una riforma dei cuori, si tratta di una
riconciliazione delle due forme del medesimo rito, di un arricchimento
reciproco, non di una sfida”. Parole stupende e commoventi che manifestano
l’apertura di un cuore che sa amare, quello di Papa Benedetto, sia i suoi figli
ma soprattutto Dio e le sue esigenze divine innanzitutto.
Purtroppo anche questo documento, che fino a qualche
anno fa si poteva ancora permettere di scrivere papa Benedetto XVI con l’unico
cardinale rimastogli fedele, Robert Sarah, non ebbe alcun seguito, come
vediamo, perché le solite “mani oscure” lo hanno oscurato del tutto, tanto che
adesso il nostro grande papa Benedetto, vecchio, malato e sotto sequestro, non
può assolutamente più pronunciare una parola, come vediamo, se non offrirsi
vittima all’amore misericordioso di Dio, come Santa Teresina del Bambino Gesù.
E che Dio ce lo conservi ancora perché dopo il suo passaggio al cielo, si
potrebbe scatenare l’inferno sulla terra.
***************************
Eccellenza
Reverendissima, mons. Viganò, grazie se ha avuto l’eroica pazienza di leggermi
fino in fondo. Qui occorrono migliaia di Sante Messe di riparazione in tutta
Italia, Rosari e suppliche affinché la Chiesa di Gesù torni agli antichi
splendori della vera Fede cattolica grazie alla nostra conversione ma
soprattutto a quella dei Prelati, che escano da questo colpevole silenzio innanzitutto, e perché gli italiani aprano gli occhi ottenebrati
da una specie di maledizione da virus forse uscito misteriosamente da quando è
stata intronizzata la dea pagana Pachamama nel cuore di San Pietro, contro cui
Lei, Eccellenza, aveva chiesto con coraggio sante Messe di riparazione e
riconsacrazione di tutta la basilica di cui nulla finora è stato realizzato, a
quanto pare. Vale la pena insistere.
Questo è l’obiettivo immediato e urgente da compiere
altrimenti né si potrà governare, né relazionarsi, né vivere, né ancor meno salvarsi
l’anima perché Dio Padre, Figlio e Spirito Santo è stato e continua ad essere gravemente
offeso da fatti sempre più terribili che stanno accadendo in modo vergognoso
dentro la santa Chiesa di Dio così oltraggiata e profanata dagli stessi suoi figli.
E per questo suo coraggio di denunziare pubblicamente
questi misfatti, noi di cuore la ringraziamo mentre chiediamo umilmente la sua
benedizione e assicuriamo la nostra fervente preghiera per Lei e le sue
intenzioni.
Patrizia Stella
Per il centro cultura Cristiana
Nessun commento:
Posta un commento