Il giorno 1 novembre 1950, Papa Pio XII, sulla tradizione della Chiesa che risaliva già ai primi del quinto secolo d.C., proclamò solennemente in piazza San Pietro, gremita da una moltitudine di fedeli, il dogma della “ASSUNZIONE DI MARIA IN CIELO” sancito dalla Costituzione apostolica “Munificentissimus Deus” e con le seguenti, sintetiche parole: “La Vergine Maria, completato il corso della sua vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo”.
Il susseguirsi di vicende narrate nel libro, sono così fedeli al Vangelo e talmente vive, commoventi e realistiche da aver convinto un’autorità della Chiesa come mons. Luigi Negri, non solo a dare il suo benestare, ma ad invogliare la lettura di questo libro perché è uno dei modi più efficaci per conoscere il Vangelo e la vita di Gesù, in stretta unione con quella di Sua Madre dove emerge, non solo l’aspetto dottrinale e teologico in piena fedeltà con il Magistero della Chiesa cattolica, ma soprattutto un rapporto affettivo, di vero amore e devozione che coinvolge nell’intimo il cuore del lettore. Riportiamo un brano della prefazione di mons. Negri: “… Inizialmente ho provato un certo disagio, avvertendo su di me la legittima domanda dei lettori: è davvero soprannaturale la provenienza di queste confidenza? Oltre a verificare che in queste confidenze non c’è altro se non il puro dogma cattolico, e mai una frase di esagerazione o di esorbitanza, mi sono tranquillizzato – appunto perché non tocca a me formulare un giudizio sulla natura di questa confidenza – quando ho capito un aspetto che io reputo essenziale e che ritengo l’apporto più significativo di questo libro: che sia una grande testimonianza di affezione alla Madonna, a Cristo e alla Chiesa (…) Mi sembra che, attraverso il dialogo fra il cuore di Maria e il cuore di quest’anima appassionata di Lei, sia significativamente raccolta la verità dell’espressione “La Chiesa è la famiglia di Dio”.
LA
DORMIZIONE DI MARIA
Nell’abitazione di Giovanni, il
discepolo più caro che mi aveva affidato Gesù stesso dalla croce, venivo
assistita da Salome, Giovanna, la Maddalena e dalle altre donne che avevano
seguito Gesù. Si celebrava frequentemente l’Eucaristia che io ricevevo con la
fede e l’umiltà di essere, nonostante tutto, una povera creatura: io ricevevo
Gesù, ma ogni volta cresceva ancora di più il desiderio di vederlo trasfigurato
nella gloria in Cielo.
Poiché le
mie forze andavano progressivamente diminuendo, volli salutare le donne e gli
Apostoli, soprattutto Pietro e Giovanni. I sensi si affievolivano, finché un
profondo sopore mi avvolse come in un’estasi. Il mondo stava sparendo intorno a
me e mi trovai improvvisamente sola con me stessa, una solitudine abitata da
una pace immensa nella quale sentivo riecheggiare le parole di Gesù sulla
croce: “Padre, nelle tue mani affido il mio spirito”. Fu la mia ultima
preghiera, non seppi dire altro. Dopo questo, tutto disparve intorno a me per
trovarmi in una condizione interiore simile a un abbraccio, l’abbraccio paterno
di Dio. Da quel momento disparvi totalmente anche a me stessa.
Non so dire
quanto tempo sia passato in quello stato. Un fremito aveva percorso il mio
corpo e mi ritrovai in una condizione che non aveva più nulla in comune con
quella di prima. Mi ritrovai immersa in un oceano di luce e dentro a
quell’oceano sentii riecheggiare la voce ben nota da sempre: era quella di
Gesù. Mi diceva “Vieni, Madre mia, prendi posto accanto a me, il posto che il
Padre ha preparato per te perché io ponga il tuo nemico a sgabello dei tuoi
piedi. Le stelle del cielo ti circonderanno. E continuerai a invitare gli
uomini a incontrare il loro Creatore e ad accogliere il figlio suo che egli ha
inviato nel mondo per liberare l’umanità dal peccato”.
Dio ha
voluto che io fossi Madre dell’Amore bello, dell’Amore che salva, dell’Amore
che si fa dono, un dono totale, pieno, un dono che fa fiorire di bellezza anche
la croce. Figlio mio, sono tua Madre che ora è in cielo, corpo e anima, accanto
a suo figlio Gesù, ma sono anche una Madre che attende, una Madre che ancora
non ha completato la sua maternità, una Madre che vuole vedere la redenzione
completata in quello che manca alla passione di suo figlio Gesù. Una Madre che
ancora sta partorendo te, e tanti, tanti, tanti figli suoi che ancora non
conoscono Gesù. Non lasciarmi sola! Aiutami a far conoscere Gesù agli uomini di
questo mondo. Tu puoi aiutarmi perché sono stata io a farti conoscere Gesù. Le
cose che io ti ho detto sono l’apertura del mio cuore materno, a te perché tu
conosca più profondamente quel Gesù che ci ha chiamato, e quindi che tu come
discepolo senta il bisogno di avere tanti fratelli che assomiglino al mio
primogenito, quel Gesù che ha dato sé stesso per amore tuo. Anzi, in me, nella
mia maternità è tutto l’universo che sta soffrendo le doglie del parto perché
non è ancora portata a compimento l’opera di Dio.
Dal libro
“La Madonna racconta”
di
Ferdinando Rancan
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