Cari amici, invio questo articolo di Paolo Maria Filipazzi che condivido al 100 per cento e che analizza sinteticamente il perché della caduta rovinosa di chi giudica TUTTA LA CHIESA, PAPI, CONCILI E VICENDE, DALL'ALTO DELLA PROPRIA “AUTOPROCLAMATA PERFEZIONE” SE NON INFALLIBILITA'.
Costoro rischiano di finire prima o
poi nella peggiore apostasia, porgendo la mano al nemico della chiesa,
come infatti è avvenuto.
Gnocchi e il cupio dissolvi del
tradizionalismo terminale
Pubblicato 11 febbraio 2023
di Paolo Maria Filipazzi (09-02-2023)
Sta colpendo molti la notizia del passaggio, da parte
del noto (ormai ex) intellettuale e apologeta cattolico Alessandro Gnocchi,
all’ ortodossia, ovviamente russa. Non neghiamo che la cosa ci intristisca ma
non possiamo nemmeno dire che ci sorprenda, data la china che da anni era stata
presa dal diretto interessato ma, in realtà, è stata presa da tempo, in modo
collettivo, da quello che verrebbe da definire tradizionalismo cattolico
terminale.
Spieghiamo di cosa stiamo parlando. Possiamo
definire “tradizionalismo cattolico” o “cattolicesimo tradizionale” quella
tendenza che denuncia la deriva, in atto da tempo nella Chiesa, per cui sempre
più larghi settori del clero e del laicato si stanno allontanando
dall’insegnamento di sempre per sposare tesi eterodosse e con esso in contrasto
e ad esso opposte. Tale tendenza denuncia in particolare la decadenza della
liturgia e propugna la conservazione della Messa in rito antico (spesso
definita, in modo banalizzante, “Messa in latino”) denunciando la sua scomparsa
come una perdita ed un fattore di questa decadenza. A questa tendenza, com’è
evidente, ci consideriamo vicini anche noi.
Alcuni esponenti di questa tendenza, però, hanno
imboccato una china che sta deviando una parte dell’ambiente “tradizionalista”
verso una mentalità distorta, ed è nostro dovere denunciare quanto sta
accadendo.
La tendenza tradizionalista generalmente indica
l’inizio dei problemi alla celebrazione del Concilio Vaticano II e alla riforma
liturgica del 1970. Tuttavia, questa analisi, sostanzialmente condivisibile,
viene da molti ossessivamente estremizzata fino al grottesco, rendendo il
Concilio Vaticano II un “punto X”, prima del quale tutto era giusto e tutto va
accettato e dopo il quale tutto è stato solo sbagliato e va rigettato in
blocco. Qualunque obiezione a questo schematismo manicheo viene respinta con
una sentenza di scomunica all’indirizzo di chi la avanza, da parte del
tradizionalista terminale che si sente investito dell’autorità di conferire o
negare patenti di cattolicesimo dall’alto della propria autoproclamata
perfezione nella conoscenza della teologia e del Magistero (tutti i soggetti di
cui stiamo parlando, infatti, dissertano di tali materie affettando una
competenza da far impallidire San Tommaso d’Aquino).
La bestia nera di costoro è … Ratzinger! Quest’ultimo
è stato fautore della cosiddetta “ermeneutica delle continuità”, che puntava a
presentare i documenti del Concilio Vaticano II applicando una chiave
interpretativa che li riconducesse ad una lettura conforme alla Tradizione
Apostolica. Ebbene, proprio per questo sarebbe stato un bieco modernista
che complottava per difendere quel Concilio che per i tradizionalisti terminali
è una fissazione morbosa. Ratzinger sarebbe stato, anzi, il nemico più
pericoloso di tutti, proprio perché, con le sue posizioni, avrebbe portato
avanti un diabolico piano per sedurre e manipolare i tradizionalisti portandoli
a sposare teorie ingannevoli e in realtà moderniste. Va da sé che il motu
proprio Summorum Pontificum, che ha permesso a molti fedeli di conoscere e
vivere quella forma della liturgia che per il tradizionalista è essenziale, è
stato accolto … negativamente!
Il terribile cospiratore Ratzinger, infatti,
accostando le due forme della Messa, avrebbe agito allo scopo di “legittimare”
la sua forma moderna. In realtà quest’ultima, com’è abbastanza noto, era già
legittimata, anzi, era l’unica ad esserlo dal 1970, ma chi fa notare questo, lo
sappiamo, “non è cattolico”. Quanto al “Traditiones Custodes”… è stato
salutato con gioia, anzi, alcuni invocavano da tempo un provvedimento del
genere! Infatti, grazie a papa Francesco, ora, finalmente sarebbe chiaro che le
due forme sono inconciliabili e non possono convivere! O l’una o l’altra!
Chiunque, però, faccia notare sommessamente che, in effetti, un rito sta
scomparendo, ma è quello antico, non certo quello moderno, “non è cattolico”.
Tale deriva, ovviamente, non si ferma e non può
fermarsi qui, per il semplice fatto che il Concilio Vaticano II non è uscito
dal nulla, ma è l’effetto di tendenze che già attraversavano la Chiesa. Ecco,
quindi, che il tradizionalista va sempre più indietro nel ricercare le
cause del declino, ma lo fa sempre nel proprio modo grottesco, concependo la
propria indagine come la ricerca del momento prima del quale si situerebbe il
“vero cattolicesimo” e dopo il quale tutto sarebbe da rifiutare. Ecco quindi
prendersela con Pio XII per avere sostituito il latino ciceroniano al
mediolatino, con Pio XI per avere sottoscritto i Patti Lateranensi rinunciando
al potere temporale, con San Pio X per avere combattuto il modernismo solo per
finta (un Ratzinger ante litteram!), con Leone XIII per avere riconosciuto la
Repubblica Francese, con Pio VII per avere trescato con la Rivoluzione firmando
il Concordato con il massone Napoleone, con San Pio V ( SAN PIO V!) perché con
il suo messale avrebbe iniziato lui la deriva liturgica poi sfociata nella
riforma del 1970. Insomma, si va sempre più indietro, allungando sempre di più
la conta dei secoli di decadenza che, alla fine, diventano una parte di storia
della Chiesa ben considerevole, fino a superarne la metà.
Ed ecco, quindi, che si arriva a quanto Gnocchi
afferma in Ritorno alle sorgenti. Il mio pellegrinaggio a Oriente nel cuore
dell’Ortodossia, il libro in cui racconta la propria apostasia: “Mi è
stato altrettanto chiaro che la Chiesa romana ha ceduto fin dai primi secoli
alle tentazioni demoniache respinte da Gesù nel deserto”. Bingo! A forza di
togliere dalla storia del cattolicesimo ciò che non andrebbe bene, si
finisce per concludere che è proprio il cattolicesimo a non andare bene. E
si passa da conferire e negare patenti di cattolicesimo ad apostatare dal
cattolicesimo stesso senza vera soluzione di continuità ed, anzi, come naturale
e logico esito del proprio percorso.
Quella che abbiamo di fronte è una vicenda esemplare
che dovrebbe far riflettere molti su sé stessi e indurli a darsi un freno. La
Chiesa non è un totem inanimato attorno cui danzare come i selvaggi. La
Chiesa vive e come tale si sviluppa nel tempo come una pianta la quale, certo,
a volte si può ammalare e avere bisogno di cure ma che, nondimeno, non morirà
mai perché così ci ha promesso il Cristo. Certo, questo significa che il
cattolico debba vivere perennemente tra i perigli, ma la quiete che darebbe il
rifugiarsi da un’altra parte, dove non ci sono scossoni forse perché non c’è
niente di veramente vivo, non vale altrettanto … E forse avevamo sopravvalutato
alcuni che, per tutti questi anni, si erano erti a campioni di qualcosa che,
probabilmente, non avevano compreso a fondo né tantomeno amato davvero…
(Fonte: Campari&DeMaistre)
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