don Ferdinando Rancan
(A cura della Redazione di “Informazione cattolica”)
IL SIGNORE MANDA I SUOI ANGELI
SUL NOSTRO CAMMINO
Sin dalla creazione del mondo, diciamo degli uomini in particolare, il
Signore Dio si è servito degli Angeli fedeli per accompagnare, guidare e
proteggere il cammino spesso tortuoso degli uomini sulla terra
Troviamo dal libro dell’Esodo (23,20-23) questa bella e chiara espressone
“Ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti
entrare nel luogo che ho preparato. Abbi rispetto della sua presenza, da’
ascolto alla sua voce e non ribellarti a lui; egli infatti non perdonerebbe la vostra
trasgressione, perché il mio nome è in lui”, frase che è riportata nelle
preghiere liturgiche del 2 ottobre, festa appunto degli Angeli Custodi.Sappiamo
infatti come un Angelo inviato dal cielo, l’Arcangelo San Raffaele, abbia
accompagnato in sembianze umane il giovane Tobia nel lungo e insidioso viaggio
su indicazione del padre. Certi Santi, come Santa Gemma Galgani, avevano un
rapporto diretto col loro Angelo Custode, tanto da affidare loro delle lettere
o missive importanti, vista la mancanza del cellullare a quei tempi.
In occasioni di guerre decisive per l’umanità, come la battaglia di Lepanto
(1571), contro l’avanzata delle orde ottomane, o quella di Vienna (1683) nelle
quali si dava per scontato la vittoria, purtroppo, dei musulmani contro i
cristiani, furono viste nel cielo intere schiere angeliche, come attestano le
cronache del tempo, scendere a combattere in favore dei pochi e sparuti
cristiani contro la ferocia bellica della controparte, esperti combattenti da
sempre. E furono vinti e dispersi, almeno fino ai nostri giorni nei quali
riappare questo pericolo sempre più forte e imminente davanti a noi, anche se
adesso non lo si vuole vedere, perché, secondo una falsa concezione della
“fratellanza universale” dovremmo, in teoria, tutti abbracciarci e vivere in
una utopistica pace in nome della quale dovremmo, seppellire i nostri principi,
la nostra fede, la nostra cultura, la nostra identità cattolica forgiata dalla
vita eroica e dal martirio di milioni di santi.
Ma la Madonna provvederà, non in modo indolore, a rimediare a questa
stoltezza e cecità spirituale che ci attanaglia e ci impedisce di vedere e
difendere la Verità, come ci ha invece raccomandato nostro Signore Gesù Cristo.
Tutto questo giro introduttivo per arrivare dove? Vi domanderete… Per
arrivare a questo concetto: il Signore manda i suoi Angeli, e continua a mandarli
anche ai nostri giorni, anzi sempre di più mano a mano che avanzano le
tribolazioni, per indicarci la via non solo della salvezza del corpo, come in
caso di guerra, ma soprattutto quella dell’anima, attraverso la via della
santità, unica strada per raggiungere il Paradiso.
E questi Angeli il più delle volte non sono esseri angelici venuti dal
cielo, come nel caso suindicato, ma si tratta di uomini, di persone in carne e
ossa come ciascuno di noi, che hanno tribolato, che hanno lavato le loro vesti,
per citare l’Apocalisse, nel sangue dell’agnello, vale a dire nel crogiolo
della tribolazione eroica, vissuta per amore di nostro Signore Gesù Cristo con
un martirio che non è sempre quello immediato, del corpo, della ghigliottina,
del fucile, del circo dei leoni, ma quello fatto goccia a goccia, giorno dopo
giorno, nella fedeltà ai propri doveri quotidiani, anche in presenza di
malattie spesso pesanti e umilianti, incomprensioni, emarginazioni ecc.
nell’eroico abbandono alla volontà di Dio e con l’ardente desiderio di vivere
la propria fedeltà e missione che il Signore affida a ciascuno di noi, fino
all’ultimo respiro.
Questa in sintesi è la chiave di lettura che hanno dato i promotori della
conferenza tenuta a Verona giovedì 9 giugno presentando la figura eroica del
sacerdote diocesano in concetto di santità, don Ferdinando Rancan (1926-2017).
Questo
compito di ricerca attraverso testimoni, scritti, eventi anche nascosti ma
significativi lo sta svolgendo con ammirevole impegno da anni, in particolare
dall’anno della sua dipartita al cielo, 10 gennaio 2017, il rev. prof. don
Ermanno Tubini, confratello di don Ferdinando nel sacerdozio e nella
spiritualità che li accomuna, che è quella dell’Opus Dei, pur
essendo don Ferdinando un sacerdote diocesano e rimanendo tale, vale a dire
alle dirette dipendenze del Vescovo della sua città, ma con la possibilità di
attingere alle fonti della spiritualità e del carisma del fondatore dell’Opera
san Josemaría Escrivà de Balaguer (1902-1975)
Resta il fatto che ignorare o peggio ancora rifiutare la presenza di queste
persone straordinarie che il Signore stesso ci invia, dopo averli ben forgiati
con tribolazioni per saggiare la loro fedeltà e perseveranza, come faceva con
gli antichi Profeti, rifiutare o ignorare questi nostri “Angeli incarnati”,
diciamo così, per motivi umani spesso superficiali, derivanti più che altro da
simpatie o antipatie umane, da rivalità ridicole e infondate perché i santi in
cielo non sono invidiosi gli uni degli altri ma collaborano tutti insieme
attivamente per la gloria di Dio e per la nostra salvezza, in vista dell’avvento
del Regno di Dio… insomma questo atteggiamento fosse dovuto anche solo a
ignoranza o superficialità, non è gradito agli occhi di Dio perché è come
rifiutare o ignorare i doni che Lui stesso ci offre, liberamente, scegliendo chi
vuole per questo compito, come sempre è stato nella storia della Salvezza.
Il
prof. don Ermanno Tubini con pazienza ammirevole e ricerche meticolose, sta
mettendo in luce sempre di più questo aspetto della santità di un sacerdote
diocesano veronese, magari uno dei tanti che ci sono stati e ci saranno, ma a
don Ermanno, attraverso i suoi superiori, il Signore stesso ha dato il compito
di far conoscere questo confratello nella Fede, come si fa di prassi con tutti
i candidati alla santità, e per questo motivo tutti noi abbiamo il nostro grado
di responsabilità nell’accoglierlo, nel conoscerlo, nel diffonderne la
conoscenza e soprattutto nel pregarlo per noi stessi, per la Chiesa, per
l’Italia, come lui sempre chiedeva e per il mondo intero, oggi così ottenebrato
dalla presenza del maligno che presto si dovrà arrendere davanti all’imminente
trionfo del Regno di Cristo e del Cuore Immacolato di Maria.
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