giovedì 9 gennaio 2025

IN MEMORIA DI DON FERDINANDO RANCAN OTTAVO ANNNIVERSARIO DALLA SALITA AL CIELO

 

IN MEMORIA DI DON FERDINANDO RANCAN

10 GENNAIO 2025

 

https://www.informazionecattolica.it/2025/01/09/ferdinando-rancan-vero-sacerdote-di-cristo/

 

Ferdinando Rancan, vero sacerdote di Cristo

https://www.informazionecattolica.it/wp-content/uploads/2022/06/don-Ferdinando-Rancan.jpg

MEDIA E CULTURE  09/01/2025

Ferdinando Rancan, vero sacerdote di Cristo

di Angelica La Rosa

 

IN MEMORIA DI DON FERDINANDO RANCAN

Domani, venerdì 10 gennaio 2025, sarà celebrata una Santa Messa in memoria del sacerdote, morto in concetto di santità, don Ferdinando Rancan, presso la chiesa di Sant’Eufemia (vicino al ponte Vittoria) di Verona. La messa avrà inizio alle ore 19.00.

In occasione dell’ottavo anniversario del passaggio al cielo di don Ferdinando Rancan, pubblichiamo l’omelia pronunciata d don Ermano Tubini il giorno delle sue esequie (è stato suo confessore e direttore spirituale negli ultimi 7 anni e tuttora incaricato di raccogliere testimonianze e seguire l’iter per apertura causa di beatificazione).

 

OMELIA DI DON ERMANNO TUBINI NEL GIORNO DELLE ESEQUIE DI DON FERDINANDO (13 gennaio 2017)

La vita di D. Ferdinando Rancan sta all’interno di due date distanti tra loro: Tregnago il 14 giugno 1926 e Verona il 10 gennaio 2017. Un tempo lungo 90 anni.

Dentro a questo tempo ricco di grazie, ci sono tanti eventi, tante persone, tanti luoghi santificati dal suo ministero sacerdotale. Vi ritroviamo una madre povera che ha vissuto con fede grande la vedovanza per il marito morto tragicamente sul lavoro; il parroco di Tregnago che lo orientò da bambino al seminario minore; una salute malferma che non gli ha impedito, anzi gli ha facilitato l’essere prete con la comprensione del mistero di Cristo crocifisso; vi troviamo le parrocchie e rettorie in cui ha operato e che ha amato: da San Paolo in Campo Marzio ai Santi Apostoli. C’è stato il suo impegno di docente al Seminario e al Liceo Messedaglia; ci sono i suoi libri di spiritualità, che per molto tempo ha resistito a dare alle stampe per umiltà; ci sono le tantissime persone incontrate, amate e aiutate.

E’ la storia di un sacerdote felice di essere sacerdote; uno dei tanti buoni sacerdoti che Dio dona alla sua Chiesa. D. Ferdinando è stato un buon sacerdote, ma aveva qualcosa che rendeva il suo ministero particolarmente efficace. Penso che la sua efficacia dipendesse dal grande amore per Gesù Cristo e per Maria sua madre; dall’aiuto di Dio che invocava sempre; dalla sua umanità: semplice, cordiale, aperta, convincente, credibile… Dipendeva dalla sua santità di vita? Penso che molti che lo hanno conosciuto lo dicano in queste ore: è morto un santo prete della chiesa di Verona …

Come orientava la sua azione pastorale? Promuoveva, in chi lo seguiva, l’incontro personale con Cristo; insegnava a pregare, ad amare l’Eucaristia e il Sacramento della riconciliazione; incoraggiava alla conoscenza della Bibbia, dell’insegnamento della Chiesa; suggeriva di essere aperti agli altri, a tutti, senza paura: sensibili alle necessità spirituali e materiali delle persone. Non aveva timore a indicare mete alte: la santità come obiettivo per tutti i battezzati.

Diceva che a Dio non si doveva dare poco, ma molto. Ha avuto il dono di suscitare attraverso la sua pastorale specifiche vocazioni divine in molte persone. L’ideale della santità vissuta nel mondo, nella vita ordinaria, di famiglia e di lavoro, lo aveva visto incarnato nelle persone dell’Opus Dei conosciute a Roma a metà degli anni Cinquanta. In quella esperienza colse un invito a cercare di vivere il proprio sacerdozio diocesano come un cammino di santità nell’esercizio del proprio ministero, ben unito al suo Vescovo, ai suoi confratelli, alla gente della sua terra.

Aderì alla Società Sacerdotale della Santa Croce, associazione sacerdotale unita all’Opus Dei. Fu il primo tra i sacerdoti diocesani in Italia. Tornato a Verona, fece conoscere l’Opus Dei a tante persone.

Ci ha lasciato serenamente: abbandonato alla volontà di Dio e riconoscente per quanto ricevuto da Dio e dalle persone che lo hanno assistito con gioia e con sacrificio per lunghi anni. E’ entrato nella vita eterna dicendo grazie.

Preghiamo per l’anima di don Ferdinando, pur nella convinzione che Gesù lo ha già accolto in Paradiso. Chiediamogli di pregare per noi affinchè anche noi un giorno possiamo stare presso Dio insieme con lui.

Don Ermanno Tubini

 

Pubblichiamo la testimonianza della signora Marisa Bommartini

Ho conosciuto don Ferdinando avanti negli anni quando ero sposata con figli perchè trasferita con tutta la famiglia da Milano a Verona per il lavoro di mio marito. Una persona mi ha detto “se cerchi un bravo confessore, vai alla chiesa dei Santi Apostoli e troverai il parroco, un certo don Ferdinando Rancan”. Da allora è stato veramente la luce e anche la forza della mia vita, e più tardi una grande guida spirituale anche per mio marito fino al giorno della sua dipartita per il cielo.

Chi ha potuto conoscerlo, capisce di che livello spirituale è stato nella sua umiltà e continua sofferenza portata sempre con un sorriso, ma anche chi non lo ha conosciuto o incontrato solo qualche volta, percepiva in qualche modo la “sua grande umanità” da cui traspariva il suo grande Amore per Dio, la sua gioia di vivere nonostante il suo corpo martoriato, anche a motivo di una vita dura con scarsa salute fin dall’infanzia, oltre che per la mancanza postuma di un polmone che gli era stato asportato a 52 anni per una forma di TBC aggressiva, costringendolo a portare ossigeno e poi ventilatore polmonare.

Da notare la sua accoglienza immediata per qualsiasi persona, anche lontana da Dio, usando parole piene di speranza, il suo sforzo per conciliare gli animi di persone in conflitto, l’attenzione per i bambini del catechismo e le loro famiglie per le quali organizzava incontri di formazione e anche di amicizia festosa nel salone parrocchiale, oltre che colloqui personali orientati alla fiducia in Dio e alle persone della loro famiglia, l’attenzione per la cura dei suoi confratelli nel sacerdozio che seguiva, per chi voleva, come direzione spirituale per la loro anima incoraggiandoli a puntare sull’amore per Dio per ogni difficoltà o incomprensione… sull’esperienza di quella grande prova che egli stesso ha dovuto subire da giovane in seminario ma che ha saputo superare in modo eroico solo grazie al suo amore per Gesù Cristo e per la sua vocazione sacerdotale.

Per tutte le sofferenze che ha dovuto attraversare sia come salute malferma, sia per mantenere sempre viva la sua vocazione fino all’ultimo suo respiro, come era suo desiderio, senza mai adagiarsi a un egoistico “quieto vivere” ma nella piena fedeltà ai suoi doveri sacerdotali, iniziando con la recita del Breviario e con la celebrazione della Messa quotidiana, penso umilmente che varrebbe la pena di proporlo come modello di fedeltà sacerdotale a tutti i sacerdoti anch’essi sottoposti spesso a prove di ogni genere in questo mondo che li deride o li perseguita se cercano di vivere la fedeltà nella sua pienezza.

                                                          Marisa Bommartini Mutinelli

 

Nessun commento:

Posta un commento